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“Da un anno e mezzo denunciamo lo stato dei termovalorizzatori ed ora sono arrivati a morte naturale. Abbiamo dei dirigenti che da dieci anni comandano la società, siamo arrivati a questo punto e nessuno ha pensato di sostituirli”.
Sono dure le parole di Alberto Talone, responsabile della Filctem Cgil, comparto termovalorizzatori di Lazio Ambiente. Il rappresentante sindacale, in sciopero da questa mattina davanti alla sede di Lazio Ambiente insieme ai colleghi del comparto igiene urbana, chiede la sostituzione della dirigenza aziendale e sottolinea la mancata programmazione del “revamping” che ha portato alla chiusura dei termovalorizzatori e quinti alla richiesta, da parte della società, della cassa integrazione per trenta lavoratori su settantacinque del comparto termovalorizzazione, richiesta rigettata dai sindacati.
L’atto di accusa di Talone si aggiunge alle richieste delle RSU e alle dure dichiarazioni del segretario comprensoriale della Cgil FP, Fabrizio Samorè.
“Da mesi – ha dichiarato Alberto Talone – i termovalorizzatori non funzionano in modo continuo e da un anno e mezzo dicevamo alla Regione e all’azienda che sarebbero finiti così perché avevano ad hanno bisogno di un revamping, cioè di un ammodernamento e una ricostruzione dove possibile: ora, dopo anni, si è arrivati alla morte naturale. Se in un anno e mezzo avessero preparato bandi di gara e capitolati per il revamping – ha proseguito il rappresentante sindacale – non saremmo arrivati a questo punto ed ora chi ne paga le conseguenze sono i lavoratori”.
I termovalorizzatori, che da tempo bruciano per la maggior parte rifiuti di Roma, prima dello stop hanno funzionato in modo discontinuo: “Lo spegnimento e la riaccensione degli impianti costa decine di migliaia di euro – ha spiegato ancora Alberto Talone – anche questi sono costi che gravano sulla società e alla fine sui contribuenti”.