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Le dimissioni all’Agraria si sono tramutate in un autogol.
La Giunta regionale del Lazio ha infatti accolto in autotutela il ricorso di Roberto Pizzuti. Lo scioglimento dell’ente è stato revocato ed ora chi non avrà più voce in capitolo saranno proprio i Consiglieri di opposizione.
Sì, perché il ricorso del presidente Roberto Pizzuti si basava sull’applicazione del Testo Unico degli Enti Locali, così come richiamato dallo statuto dell’Università Agraria. Secondo il Tuel le dimissioni dei Consiglieri vanno presentate di persona oppure devono essere autenticate da un pubblico ufficiale e presentate con delega. Nel caso dei sette Consiglieri che si sono dimessi, soltanto quattro si sono presentati negli uffici dell’Agraria: Mauro Calvano, Giovanni Valentino, Massimo Chialastri e Sandro Pizzuti. Valter De Stefano, Francesco Teti e Domenico Coculo non erano invece presenti alla consegna delle dimissioni né hanno delegato qualcuno. Dunque non sarebbero da ritenere valide.
Sono annullate tutte le dimissioni? No: si procederà alla surroga
Nella delibera della Giunta Regionale non c’è scritto ma ad essere ritenute invalide sono soltanto le dimissioni di Teti, De Stefano e Coculo. Le dimissioni degli altri quattro Consiglieri sono valide a tutti gli effetti. Ma quattro dimissioni non bastano per lo scioglimento dell’Ente.
Spetterà allora al Presidente dell’Agraria, Roberto Pizzuti, procedere con la convocazione del Consiglio per la surroga dei quattro Consiglieri dimissionari. Si arriverà così a un paradosso: parte di chi voleva mandare a casa il Presidente, e cioè l’opposizione, non sarà più in Consiglio mentre il dimissionato Pizzuti è a tutti gli effetti ancora presidente dell’Ente. I Consiglieri di minoranza non potranno nemmeno partecipare al Consiglio che ne deciderà la surroga, essendosi dimessi: un vero e proprio autogol politico.
Per il futuro politico di Pizzuti e dell’Agraria rimane da vedere che decisioni prenderanno i Consiglieri subentranti: se sostenere il presidente o riproporre le dimissioni in massa.