Cisterna – Valmontone: ecco perché la gara è da rifare. Comitati: occasione per Toninelli

Mandalo ai tuoi amici


Segui La Nuova Tribuna su Telegram (clicca qui e iscriviti al canale) o su WhatsApp (clicca qui e registrati)


 

Gara da 2,728 miliardi annullata dal Consiglio di Stato: dovrà essere rifatta da capo

La gara per la bretella Cisterna-Valmontone e per il Corridoio Roma-Latina è tutta da rifare. A stabilirlo è la Quinta Sezione del Consiglio di Stato con un’articolata sentenza (n.05374/2018) in cui ha avuto un ruolo determinante, come verificatore, la Banca d’Italia. La sentenza firmata dal presidente Francesco Caringella e dall’estensore Fabio Franconiero dispone “l’annullamento in parte qua della lettera di invito e l’obbligo per l’amministrazione di rinnovare la gara a partire da tale segmento risultato illegittimo” (cioè la lettera d’invito).

Dunque tutta la procedura, che ha un importo a base di gara di 2,728 miliardi di euro, dovrà essere rifatta. La decisione è arrivata a seguito della presentazione del ricorso della Salini Impregilo contro l’aggiudicazione della gara al Consorzio SIS. In primo grado il Tar del Lazio aveva respinto tutte censure avanzate dalla società. In appello però il Consiglio di Stato ha giudicato meritevoli di esame le questioni poste dalla ricorrente sulla valutazione del piano economico finanziario presentato dal Consorzio SIS. E proprio l’esame del piano finanziario, analizzato dalla Banca d’Italia, ha permesso ai magistrati amministrativi di risalire ad un’illegittimità contenuta nelle regole poste a base della gara.

La sentenza: le regole di valutazione a base della gara erano carenti

Secondo il Consiglio di Stato, l’illegittimità della gara non sta in un errore della commissione di gara. Risiede invece nell’assenza “di un sistema adeguato di valutazione della convenienza dell’offerta e di un parimenti adeguato complesso di garanzie contrattuali a favore dell’autorità concedente nello schema convenzionale a base di gara”. Per dirla in parole semplici, le norme poste a base della gara da Autostrade del Lazio erano carenti e non erano in grado di garantire la stessa Autostrade del Lazio.

Perchè tutto cio? Per capirlo occorre premettere che Autostrade del Lazio aveva previsto un contributo pubblico di 970,2 milioni di euro per la realizzazione del Corridoio Roma-Latina e della Bretella Cisterna-Valmontone. Le regole per la valutazione delle offerte, inoltre, prevedevano un punteggio inversamente proporzionale all’importo del contributo utilizzato. Tuttavia, secondo il Consiglio di Stato e l’analisi della Banca d’Italia, le stesse regole hanno ammesso la possibilità di utilizzare il contributo come fonte di finanziamento restituibile, considerando tale utilizzo come rinuncia all’utilizzo del contributo stesso.

La sentenza: su Autostrade del Lazio “riversati rischi economici significativi”

Con questa formula il Consorzio Stabile SIS si è dunque visto attribuire il massimo del punteggio mentre la ricorrente Salini Impregilo, che ha proposto di utilizzare 635 milioni, ha ricevuto un punteggio più basso. Nel primo caso, da piano finanziario, il contributo di 902 milioni di euro sarebbe stato restituito nella parte finale della concessione, cioè tra il 2044 e il 2056; nel secondo caso non era prevista la restituzione.

Dov’è l’illegittimità? Scrive il Consiglio di Stato: “La proposta di utilizzo e successiva restituzione è stata infatti considerata come se l’aggiudicatario abbia del tutto rinunciato a tale contributo, laddove è invece evidente che l’impiego dello stesso come fonte di finanziamento implica la partecipazione dell’autorità concedente ai rischi dell’operazione, con la conseguente esposizione al rischio di non vedersi restituita l’erogazione a favore del concessionario”.

L’analisi della Banca d’Italia ha fatto emergere come sulla restituzione del contributo pubblico gravassero rischi non adeguatamente valutati. Ciò considerando anche che la restituzione del contributo era postergata rispetto alla restituzione di finanziamenti bancari e “anche alla remunerazione degli azionisti”. Per tutto ciò, prosegue la sentenza, “(…) si trae pertanto conferma che attraverso la soluzione proposta dal Consorzio Sis su Autostrade del Lazio siano stati riversati rischi economici significativi, tali da snaturare l’istituto della concessione e che nondimeno una simile proposta è stata quella ritenuta maggiormente conveniente per l’amministrazione con riguardo al parametro relativo all’utilizzo del contributo pubblico”.

La sentenza: un lettera d’invito non adeguata

Un esito, quello della gara, che era insito nelle regole della stessa: “(…) a fronte delle assunzioni economiche a base della lettera di invito – afferma la sentenza – le possibilità di modulazione del piano economico-finanziario erano tali da consentire, da un lato, di piegare il «prezzo» riconosciuto dalla parte pubblica al concessionario per l’investimento infrastrutturale a scopi di finanziamento agevolato, per giunta a lunga scadenza e subordinato nel rimborso rispetto al restante indebitamento («forma di sostegno agevolato»: pag. 6 delle osservazioni del consulente tecnico del Consorzio Sis); e dall’altro lato di beneficiare contemporaneamente di un punteggio per tale elemento di valutazione analogo a quello ottenibile per il caso “normale”, di rinuncia integrale al contributo pubblico”.

I Comitati contrari al progetto chiedono un incontro al Ministro Toninelli…

La sentenza del 13 settembre scorso è stata accolta con favore dai comitati No Corridoio Roma-Latina e No Bretella Cisterna-Valmontone. L’annullamento della gara dà nuova forza al fronte contrario al Corridio e alla Bretella, che può tornare a chiederne il definanziamento in favore di altre opere.

“Quale miglior occasione – commentano in un comunicato unitario – per annullare definitivamente il progetto, stornare/usare i 468 milioni di euro per adeguare in sicurezza tutta la Via Pontina che non può aspettare un altro decennio, visto la pericolosità e le sue condizioni precarie. Ci sono le nostre proposte alternative, c’è la proposta dell’ANCE-ACER che in tre anni dall’inizio del cantiere potrà consegnare una strada ottimizzata e senza pedaggio. Inoltre, l’intermodalità con il ferro è un’opera fondamentale per ridurre il traffico privato su gomma al fine di ridurre le drastiche interminabili file”.

“Questa sentenza – proseguono i comitati – può consentire al Ministro Toninelli, se avrà la volontà politica-amministrativa, di spostare risorse economiche meno costose e veramente utili a beneficio della collettività e non dei soliti prenditori privati. Per questo motivo ribadiamo la necessità, ancor più urgente, di avere un incontro ufficiale al Ministero delle Infrastrutture, come da noi richiesto il 21 Giugno 2018”.

…e contrastano ancora Zingaretti

“Un colpo di coda – si legge ancora nella nota dei Comitati – arriva dalle dichiarazioni di Zingaretti, quello che diceva di volere la messa in sicurezza della V. Pontina, ma era costretto a sostenere la costruzione dell’autostrada, altrimenti il Ministro Lupi spostava i soldi a favore di altre infrastrutture: “Per questo ho proposto ad Autostrade del Lazio spa di valutare, insieme al socio Anas, soluzioni che consentano alla stessa, attraverso il modello in house, di realizzare e gestire l’autostrada tra la Capitale e Latina””.

“Ricordiamo che “house” – rispondono i Comitati – vuol dire che l’opera sarà totalmente a carico del pubblico, quindi si dovranno trovare tre miliardi di euro, nonostante la parzialità dell’opera e la non eliminazione, sostanzialmente impossibile anche con la modifica del progetto, del tappo/imbuto d’ingresso a Roma, con l’unico risultato di abbattere/espropriare numerose abitazioni e edifici commerciali da Tor de Cenci a Spinaceto”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

WhatsApp Contatta La Tribuna