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Anche il Pane di Lariano a rischio: il Sindaco scrive al Governo per inserire l’attività forestale e silvocolturale tra quelle essenziali. Interromperle “significherebbe non avere legna nei magazzini nella prossima stagione, con ulteriori danni anche all’economia locale”
Da Lariano, cuore della produzione e lavorazione di legname del Lazio, parte l’appello rivolto al Governo di introdurre i codici Ateco sulla silvicoltura tra quelli essenziali. Un appello larianese che però riguarda tutti i Castelli Romani, il più grande polo produttivo del legname di castagno della regione. L’emergenza coronavirus si sovrappone infatti al periodo di massima produttività del settore forestale. Nei boschi questo è il momento in cui si fanno i tagli programmati e si porta nei magazzini il legname tagliato.
Tuttavia queste attività non sono esplicitamente inserite tra quelle ritenute essenziali dall’allegato del DPCM efficace dal 23 marzo 2020. Il rischio è di non poter concludere i tagli. Ciò comporta danni ambientali per i boschi cedui, il mancato rifornimento dei magazzini e la difficoltà a soddisfare la futura domanda di legna da ardere e di legname per i forni che producono pane.
Per questo il Sindaco di Lariano, Maurizio Caliciotti, ha preso carta e penna e ha scritto al Prefetto, al Ministro dell’Economia, al Ministro dello Sviluppo Economico, alla Regione e ai Carabinieri Forestali del Lazio “per richiedere che le attività aventi il codice ATECO 02.1 “silvicoltura ed altre attività forestali” e il codice ATECO 02.2 “utilizzo delle aree forestali” debbano essere ricomprese tra le attività essenziali di cui all’allegato 1 del DPCM efficace dal 23 marzo 2020”.
La lettera di Caliciotti
“La silvicoltura – scrive il Sindaco di Lariano – non è stata inserita dal DPCM tra le attività economiche che possono continuare a essere attive e il prorogarsi della sospensione di questo settore, fondamentale per l’economia locale, potrebbe comportare gravi danni ambientali. Il nostro territorio è interessato da molti interventi forestali che al momento si trovano nella fase conclusiva di abbattimento ed esbosco, ovvero raccolta e trasporto fuori dalla superficie boschiva di materiale legnoso anche utilizzato per il riscaldamento ad uso domestico, cui fa seguito la raccolta della ramaglia per l’alimentazione dei forni per la cottura del pane. Inoltre la permanenza a terra nel bosco di materiale legnoso tagliato in fase di essiccazione può aumentare il rischio di incendio nel periodo di allerta facendo venir meno le dovute attività di prevenzione”.
Il lavoro nei boschi: attività all’aperto e con una netta distanza tra le maestranze
“Tra l’altro, le attività forestali, per motivi di sicurezza sul lavoro e per la loro natura – si legge in una nota del Comune di Lariano –, sono svolte da maestranze che operano in un vasto ambiente aperto e largamente distanziate tra loro, in modo tale da garantire tutte le misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica in corso“.
Il rischio di non avere legna nei magazzini
Se le operazioni di coltivazione e utilizzazione forestale non potranno essere concluse entro il 30 aprile (data ultima fissata dalla legge per queste attività) “l’interruzione di queste attività – spiegano dal Comune – significherebbe non avere legna nei magazzini nella prossima stagione, con ulteriori danni anche all’economia locale”. Motivo per cui, secondo l’Amministrazione larianese e le ditte boschive, sarebbe necessario integrare l’allegato 1 del DPCM del 22 marzo con i suddetti codici ATECO.