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Il responsabile della Sanità del Lazio preferirebbe un’ulteriore stretta sulle attività di ristorazione e sulla libertà di movimento
“Vorrei essere chiaro. Per me la fascia gialla non è una medaglia, ciò che contano sono i parametri, i numeri. Poi, non nego che a me non dispiacerebbero maggiori cautele, maggiore prudenza anche nel Lazio, con il posizionamento in zona arancione”. A dichiararlo è l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, in un’intervista pubblicata oggi sul Messaggero edizione Metropoli, che in prima pagina riporta la seguente dichiarazione di D’Amato: “Noi arancioni? Sarebbe meglio”.
Lo stesso assessore afferma tuttavia che nel Lazio l’indice RT (clicca qui per capire cos’è) sta diminuendo. Le dichiarazioni del responsabile della Sanità del Lazio arrivano a commento della notizia che “oltre duecento pazienti in venti giorni” sono arrivati nel Lazio dalla Campania per curarsi (comprate Il Messaggero in edicola per approfondire).
Dunque l’assessore preferirebbe che il Lazio, che ha finito di attivare altri 2800 posti letto, fosse Zona Arancione. Cosa vorrebbe dire? Rispetto alla situazione in cui siamo ora, passare il Lazio in zona arancione vorrebbe dire: vietare gli spostamenti tra Comuni (salvo comprovati motivi di lavoto, studio, salute, necessità e con l’autocertificazione); chiudere del tutto bar e ristoranti (garantendo il solo asporto e consegne a domicilio fino alle 22). E tutto ciò anche se l’indice Rt sta scendendo
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