Caccia al cinghiale, aree aggiornate tra Artena e Palestrina per la “braccata”

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Ecco la nuova cartografia, frutto della collaborazione tra l’ATC e il Parco dei Castelli Romani: riguarda il territorio di Artena e Palestrina nella zona della Doganella

L’A.T.C. (Ambito Territoriale di Caccia) RM2 ha aggiornato la cartografia relativa all’area dove è possibile cacciare il cinghiale, attuando il metodo della “braccata”, nell’area contigua al Parco regionale dei Castelli Romani. Tale modifica, fanno sapere dal Parco, si è resa necessaria a causa della inadeguatezza della zona precedentemente validata, senza il concorso dell’Ente Parco, dal citato A.T.C. Tale zona, infatti, coincideva con i confini dell’area naturale protetta e con le due Z.S.C. (Zona Speciale di Conservazione) del “Cerquone-Doganella” e del “Monte Artemisio”, ingenerando problemi non trascurabili di vario ordine.

La nota del Parco dei Castelli Romani sulla “braccata” al cinghiale

L’Ente Parco, avvalendosi della facoltà prevista dal vigente disciplinare per la gestione della caccia al cinghiale nel Lazio (Decreto del Presidente della Regione Lazio 13 agosto 2020, n. T00142, Titolo I, art. 2, comma 7), è riuscito a porre termine, grazie alla preziosa collaborazione dell’A.D.A. (Area decentrata agricoltura Lazio centro) della Regione Lazio, a una situazione di pericolo per la fauna dell’area protetta dei Castelli Romani e per i frequentatori dei boschi della zona.

Prima infatti era possibile cacciare i cinghiali (incidentalmente anche le volpi capitate per sbaglio nel raggio del fucile, come indicato nel Titolo II, art. 10, comma 1, lettera c del citato disciplinare) con il metodo della “braccata” appena fuori dai confini del Parco, precisamente nel territorio comunale di Artena, a due passi dalla Doganella. Tale metodo, che prevede cospicue mute di cani lanciate all’inseguimento delle prede e un considerevole numero di cacciatori contemporaneamente presenti, è considerato di gran lunga il più impattante sulle altre componenti della fauna locale, in quanto genera disordinate fughe di massa dei cinghiali e notevole stress per gli altri animali terrestri (lupi, istrici, tassi, mustelidi, ecc.), spaventati anche dal frastuono dei molti colpi di fucile.

Tale pressione venatoria proprio ai confini del Parco generava, inoltre, rischi di sconfinamento involontario e innaturali spostamenti di questi animali dalle aree esterne a quelle interne, causando squilibri nella normale distribuzione dettata dalla socialità di questa specie, con evidenti ricadute negative per gli equilibri dell’ambiente naturale.

Da questa stagione, invece, i confini della zona di caccia in braccata, grazie alle formali azioni avviate e concluse dall’Ente Parco contenenti le palesi ragioni ostative al proseguimento del precedente stato di fatto, si attesteranno ad oltre 500 metri di distanza dai confini protetti, sia dal lato della Doganella, sia dal lato della Via Tuscolana. Infine il tratto iniziale dei sentieri CAI 518 e 521 non sarà più chiuso per molti giorni all’anno, come accaduto sino alla scorsa stagione di caccia, e saranno minori i pericoli per tutti gli altri fruitori dei boschi adiacenti.

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