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I castagni dei boschi castellani per ora sono al riparo da un “ritorno di fiamma” del cinipide. L’esperto: “Improbabile una migrazione immediata dai Lepini ai Castelli”. Intanto il Comune di Lariano e l’Università della Tuscia portano avanti un progetto per lo studio dell’impatto sull’accrescimento degli alberi
Mentre i Monti Lepini corrono ai ripari, i boschi dei Castelli sembrano al riparo dal cinipide galligeno del castagno. L’insetto infestante delle gemme dei castagni sta facendo paura ai coltivatori di marroni dei Lepini. Quest’anno su quei monti si è notato un “ritorno di fiamma” dell’infestazione. La settimana prossima a Montelanico su questo problema si riuniranno i sindaci con i rappresentanti della Regione Lazio e della Città del Castagno per capire cosa fare. Nell’attesa, il commissario della Comunità Montana, Fabrizio Di Paola, vedrà oggi in videoconferenza i rappresentanti delle istituzioni. L’ipotesi in ballo è di chiedere alla Regione la dichiarazione dello stato di calamità naturale.
L’esperto: “Il cinipide non se n’è mai andato ma ora i boschi dei Castelli stanno meglio di qualche anno fa”
Le cose vanno diversamente nei boschi di Lariano, Velletri, Artena e Rocca di Papa. Ne ha parlato ieri il Messaggero in edicola. Le aziende che stanno lavorando in quei boschi segnalano un fogliame ben sviluppato, segno che questa recrudescenza di infestazione pare non esserci. “La situazione è molto buona, il cinipide è quasi estinto” dice Barbara Pantoni, di una delle più grandi aziende di legnami di Lariano.
Eppure ci sono delle zone in cui il cinipide ha colpito. “La verità è che il cinipide del castagno non se n’è mai andato dai nostri boschi ma il suo impatto è diminuito progressivamente per effetto dell’introduzione del torymus, un insetto antagonista di quello infestante” spiega Fabrizio Dezzi, agronomo di riferimento dei Comuni di Velletri e Lariano.
“Quest’anno – dice Dezzi – in alcune zone boschive c’è una maggiore evidenza delle infestazioni e ciò potrebbe dipendere dalle particolari condizioni atmosferiche del luogo. In generale però i boschi dei Castelli sono protetti e in condizioni migliori di qualche anno fa grazie ai lanci di torymus eseguiti con un apposito programma ministeriale quadriennale ormai concluso. Certo – afferma Dezzi – non possiamo escludere che possa esserci un aggravio delle infestazioni nei prossimi anni ma è improbabile una migrazione immediata dai Lepini ai Castelli perché si stima che il cinipide abbia una capacità di diffusione tra i i cinquecento e i mille metri l’anno”.
Lanna: “Fondamentale intervenire per preservare i nostri boschi”
Prevenire è però sempre meglio che curare. Ne è certo Guglielmo Lanna, titolare dell’Artena Legnami (tra le più rilevanti aziende di legname di castagno d’Italia) e componente del comitato tecnico della Conlegno, consorzio nazionale che si occupa del legno strutturale. “Intervenire per preservare i nostri boschi è fondamentale – dice Lanna – perché sono tra i più importanti in Italia per la produzione di legno da costruzione”.
C’è poi una grossa incognita che uno studio sta cercando di sciogliere. L’infestazione da cinipide di quanto riduce l’accrescimento degli alberi? Se ne sta occupando uno studio cofinanziato dal Comune di Lariano e l’Università della Tuscia. Uno studio cruciale per un territorio che ha una fiorente economia boschiva con centinaia di lavoratori occupati in decine di aziende.
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