Segui La Nuova Tribuna su Telegram (clicca qui e iscriviti al canale) o su WhatsApp (clicca qui e registrati)
Il segretario regionale del sindacato, Luciano Cifaldi: “Non possono essere giustificati incarichi professionali remunerati con cifre neanche immaginabili agli occhi del comune cittadino”
Ieri la Regione Lazio ha detto basta alle somministrazioni di AstraZeneca a chi ha meno di 30 anni. Lo stop è arrivato sull’onda della morte di Camilla Canepa, avvenuta a Genova, e in base alla decisione del CTS. Si tratta comunque di una sospensione temporanea, “in attesa degli imminenti pronunciamenti delle istituzioni e degli Enti Regolatori competenti circa possibile limitazioni di uso”. La nota della Regione Lazio è arrivata ieri ed è stata accolta con un plauso dalla Cisl Medici Lazio. Il segretario regionale, Luciano Cifaldi, ha però richiamato la Regione alla necessità di avviare un confronto sulla Sanità, perché le liste di attesa si sono allungate.
Luciano Cifaldi (Cisl Medici Lazio): “Abbiamo visto foto stucchevoli, autorefenziali e di autocompiacimento”
“Abbiamo assistito – dice Cifaldi in un comunicato – all’allargarsi ed al restringersi delle indicazioni sulle fasce di età, agli open day con il coinvolgimento dei giovani attirati dalla possibilità di riconquistare una libertà col certificato vaccinale. Abbiamo assistito al tentativo di ricomprendere tra i candidati alla vaccinazione anche gli adolescenti tra i 12 e i 15 anni e alla gara tra aziende sanitarie a chi vaccinava di più nel tentativo di apparire il più bravo agli occhi dei decisori politici. Abbiamo visto foto stucchevoli, autoreferenziali, di autocompiacimento. Ora è il momento di fermarsi a riflettere su quanto è stato fatto e su quanto si dovrà fare per evitare di assistere ad ulteriori drammi personali e familiari”.
“La Cisl Medici Lazio è consapevole dell’importante lavoro fatto nel Lazio, ora però – prosegue il sindacato – è giunto il momento di guardare con attenzione a cosa sta accadendo nelle Asl e nelle Aziende ospedaliere dove molte decisioni hanno trovato facile “giustificazione” nella emergenza Covid. Decisioni che hanno favorito e determinato l’allungamento delle liste di attesa per le patologie non-Covid per le quali ci si continua ad ammalare e a morire. Non tutto deve essere giustificato dallo stato di emergenza epidemiologica Covid-19. Certamente non possono essere giustificati incarichi professionali remunerati con cifre neanche immaginabili agli occhi del comune cittadino. Assessore D’Amato è il momento di avviare quel confronto che la Cisl Medici ha sempre chiesto senza mai ottenerlo”.
Metti "Mi piace" per rimanere aggiornato