Giunte al tramonto

Mandalo ai tuoi amici


Segui La Nuova Tribuna su Telegram (clicca qui e iscriviti al canale) o su WhatsApp (clicca qui e registrati)


 

Da Artena e Valmontone sta finendo un ciclo politico iniziato con la vittoria, anni fa, dei sindaci Latini e Angelini

Otto anni fa iniziò un nuovo ciclo politico con la vittoria di Latini a Valmontone e di Angelini ad Artena. Quel ciclo sarebbe finito comunque perché la legge impone il limite dei due mandati dei sindaci. Ma sul territorio la fine politica sta, in un modo o nell’altro, arrivando prima della scadenza dei mandati. Che sono contrassegnati da tempeste e burrasche.

A Valmontone si sta esaurendo lo slancio politico che portò il sindaco Alberto Latini alla vittoria al grido di “liberiamo Valmontone”. La velocità dell’esaurimento di quello slancio è direttamente proporzionale al rallentamento della realizzazione delle promesse elettorali che riguardavano i centri sportivi comunali e altre opere. L’ampliamento dell’Outlet è ormai nei fatti, mentre non si vede ancora il nuovo centro commerciale di via della Pace. A fronte di ciò, e del mantenimento della promessa sulle fogne in via Ariana, non si vedono nuove sfide in grado di far sognare gli elettori.

Anche le indagini delle forze dell’ordine, che hanno portato all’emissione di diverse ordinanze di demolizione eccellenti, hanno un ruolo nel segnare il declino del sindaco al secondo mandato. Tra l’altro non va dimenticata la stoccata che parte del Pd gli ha dato, con le dure dichiarazioni di Maria Grazia Angelucci. Affermazioni che segnano l’esasperazione maturata anche nella parte moderata del centro sinistra, che pure all’opposizione non aveva mai alzato i toni.

Mentre tramonta un’era, è difficile per ora vedere un futuro politico della coalizione che non contempli personaggi esterni. Soprattutto perché gli elementi vivi tra la Giunta e la maggioranza, che potrebbero germogliare in futuro, piuttosto che segnare le distanze e proporsi come elemento nuovo, si stanno avvitando sulle posizioni correnti, forse perché sopraffatti dal peso di chi è avviato a uscire di scena.

La situazione di Artena

La via del tramonto politico è ancor più chiara e marcata ad Artena, ben più dell’ipotetica fine legale dell’amministrazione. La maggioranza sta implodendo e sembra avviata a una fine ingloriosa, che non sarebbe stata tale se a gennaio avesse colto l’occasione di riportare gli elettori a votare. Eletta dalla minoranza del popolo artenese, l’amministrazione è stata duramente colpita dalle indagini della Magistratura e, successivamente, non è stata politicamente in grado di essere all’altezza della situazione. Il già basso consenso è scemato di settimana in settimana.

Quel consenso è scemato man mano che l’amministrazione non è riuscita a pubblicare i bandi per i due finanziamenti statali da 2,5 milioni di euro l’uno o per la seconda isola ecologica. Man mano che non è riuscita a far dichiarare decadute le licenze delle farmacie chiuse, a bandire la gara per la concessione della farmacia comunale e a fare qualcosa per provare ad avverare la promessa elettorale di ulteriori posti di lavoro. Aggiungiamo lo “scippo” dei lavori a Macere, via Giulianello e Selvatico, l’assenza icastica di un’isola ecologica, la scelta infausta di provare a vendere la farmacia comunale e si comprende meglio la dinamica. E poi la stasi sulla Variante al Piano Regolatore, sullo sviluppo artigianale e commerciale, sull’impiantistica sportiva e su una vera riqualificazione del centro storico.

Il ruolo delle politiche di bilancio nella crisi del consenso

Sulla crisi di consenso hanno giocato inoltre un ruolo indiretto le politiche di bilancio: il “granchio” preso con il Cep, collegato all’incapacità di aumentare la riscossione dei tributi e dei crediti per pagare i debiti; la permanenza del contratto con la CPL concordia che assorbe centinaia di migliaia di euro l’anno; e la stipula di mutui per diverse opere, che ha ulteriormente ridotto la liquidità. Ed è ora quella carenza di liquidità, dovuta alla difficile riscossione dei crediti, che sta segnando negativamente il destino del bilancio e della stessa amministrazione.

Oggi il Comune di Artena è un’azienda che ha tanti crediti (fino al 2019 si contano 6,4 milioni di euro di tasse da riscuotere e 1,6 milioni di euro contributi dal piano di zona) ma non riesce a pagare i debiti. Basti pensare che su 18 milioni di euro di debiti accumulati fino alla fine del 2019 (compresi gli investimenti da fare), al 31 dicembre 2020 i debiti consistenti per prestazioni eseguite sono tre: 2,2 milioni di euro per la raccolta dei rifiuti tra il 2015 e il 2017 della transazione con Lazio Ambiente; 1,4 milioni verso il Piano di Zona (ma ci sono anche i crediti verso lo stesso Piano); 200 mila euro per i fitti dell’ufficio di collocamento tra il 2009 e il 2019.

A fronte di ciò, negli anni ha accumulato una miriade di piccoli debiti verso i fornitori e i professionisti. Per capire basta qualche esempio. Al 31 dicembre 2020 c’era ancora da pagare: la riparazione del divano dell’ufficio del sindaco del 2015; 134 euro di revisione di un automezzo eseguita nel 2016; 540 euro di materiale idraulico per la manutenzione delle scuole materne risalenti al 2014; 217 euro di lavori alla scuola di Maiotini del 2009. E poi ci sono centocinquanta mila euro di competenze per molte cause legali non pagate, alcune delle quali risalenti addirittura al 2007. Somme che spesso non valgono un decreto ingiuntivo ma che ingrossano le file dei debiti, molte delle quali, forse, andrebbero cancellate.

Un ruolo storico esaurito

Con le ultime dimissioni e la scelta di vendere la farmacia comunale si è così esaurito il ruolo storico di Artena Rinasce. Una formazione politica che ha avuto anche intuizioni e meriti. Basti pensare all’uscita da Lazio Ambiente che era costosa e decotta, all’aumento del numero degli occupati nel settore dei rifiuti (sommando i nuovi e quelli rimasti a carico della società regionale), alla riduzione dell’importo delle bollette della Tari, all’avvio di una raccolta differenziata vera, alle sedi sicure date alle associazioni, ai contributi statali che vanno ben oltre i dieci milioni di euro di finanziamenti, alle manutenzioni delle scuole, al nuovo campo nazionale di tiro con l’arco, alla riapertura del depuratore del Colubro e all’invenzione di Artena Città Presepe.

Oggi non è ancora chiaro quanto l’attuale amministrazione rimarrà in carica. Se anche dovesse trovare il modo di rimanervi a lungo, sembrerebbe ormai politicamente alla frutta. Anche perché non si vede il modo di portare avanti quelle promesse elettorali che sono state alla base della vittoria di Artena Rinasce. Anche perché chi dovrebbe subentrare ai dimissionari potrebbe non condividere più la stessa lista. Forse le dimissioni che avevamo auspicato a gennaio sarebbero state più onorevoli di questo spegnersi indarno.

Metti "Mi piace" per rimanere aggiornato

Non perderti nemmeno una notizia Seguici su Google News

WhatsApp Contatta La Tribuna