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Silvano Moffa si è trasferito da due anni a Segni e ora è in gioco come candidato sindaco. Montagna, centro storico, fondi europei, marroni e riqualificazione della “valle” i punti della sua “agenda urbana”
Settantadue anni compiuti nel giorno del Natale di Roma, Silvano Moffa torna a correre in una competizione elettorale. È candidato sindaco per una lista civica a Segni, dopo che un gruppo di persone del posto gli ha chiesto di mettersi a disposizione per il paese. Ex presidente della Provincia di Roma, due volte sindaco di Colleferro, già Deputato e Sottosegretario, ha l’obiettivo di andare in Europa a prendere le risorse che servono a Segni. E per riuscirci ha messo in programma un comizio al giorno, fino al 12 maggio prossimo.
Da colleferrino, perché ha accettato di candidarsi a Segni?
“Ho fatto il sindaco a Colleferro per tre mandati, ma da un paio di anni mi sono trasferito a Segni, dove ho trovato una straordinaria accoglienza e un calore umano che mi hanno molto colpito. Accanto a questo ho intercettato molta delusione e perfino rassegnazione in molti cittadini per il declino che sta attraversando il paese e anche un po’ di malumore nei confronti delle amministrazioni che hanno governato”.
“Dal calore percepito è scaturito l’impegno di mettermi a disposizione, con spirito di servizio e umiltà, per rilanciare questo borgo che ha una storia ultra millenaria, con bellezze archeologiche e naturali e prelibatezze come il marrone. Bisognerebbe creare tutte le condizioni per riqualificare il centro storico, ripopolarlo, renderlo attrattivo e creare un circuito di accoglienza per il turista, che in passato era presente e ora è venuto meno. In questo senso sono convito che Segni può essere un punto di riferimento per l’area”.
Uno dei problemi del marrone segnino è che solo in rari casi si va oltre la selezione e la rivendita. Il comune potrebbe fare qualcosa per promuoverne la trasformazione?
“Essendo un prodotto di altissima qualità, con caratteristiche uniche, dovremo innanzi tutto lavorare per ottenere la qualificazione giusta del marrone segnino. Poi andrebbe creata una filiera per farlo diventare un prodotto da affermare per la sua unicità. Bisogna lavorare attorno a questo insieme ai castanicoltori, ma anche creando dei laboratori e facendo degli studi per promuoverlo e valorizzarlo. È un lavoro non semplice ma la sfida della complessità mi ha sempre affascinato. Il mio obiettivo è di lavorare su questo fronte con la prospettiva di formare una classe dirigente del domani, che continui a realizzare questi progetti”.
Segni è sempre stata una cittadina con tante anime. Pensa di avere una carta in più per riunirle?
“È vero, ma è anche vero che ho trovato un grande senso comunitario e di appartenenza, con una forte caratura identitaria da rimettere in piedi, guardando al futuro con gli occhi di oggi. Nell’articolazione della lista civica abbiamo raccolto sensibilità diverse con provenienze disparate, a testimonianza che, quando si parla di territorio, alla fine il genius loci viene fuori per unificare una comunità intorno a un progetto comunale al di là delle appartenenze politiche. Credo comunque che la politica, quella alta, vada rigenerata soprattutto nei territori, formando delle classi dirigenti nuove”.
Quali sono i punti caratterizzanti del suo programma elettorale?
“Abbiamo fatto un programma che parte dalla costituzione di una “agenda urbana”, che attragga risorse europee, necessarie per riqualificare il territorio. Un’agenda che parte dalla riqualificazione e dal recupero del centro storico, dove vanno creati nuovi posti auto, e dalla riqualificazione della valle, che è priva persino di un nome”.
“Viene chiamata Pantano, ma credo che sia giusto conferirle una denominazione utilizzando nomi che richiamino al passato. Dopodiché bisogna dotarla di infrastrutture, portando acqua, fogne e illuminazione dove non ci sono. Va rivista la viabilità, vanno creati luoghi di incontro e aree attrezzate per i ragazzi”.
“Poi c’è la montagna, con le sue bellezze, che va curata. Vanno riqualificati alcuni percorsi turistici, ad esempio con il cicloturismo, valorizzando le aree dedite al marrone, alla pastorizia e ai luoghi d’incontro. Vanno formate guide turistiche e cooperative giovanili che possano far conoscere il territorio. In questo modo Segni può intercettare una domanda di qualità turistica che si è creata nel tempo”.
Per carenza di risorse da anni non si parla più di sviluppo o di programmazione urbanistica. Crede che Segni abbia possibilità in tal senso?
“In Europa da tempo si cerca di spingere soprattutto i territori complessi, o che hanno avuto segnali di crisi o di decadenza, verso la cosiddetta pianificazione territoriale strategica. Segni ha bisogno innanzi tutto di partire da lì, ecco perché ho parlato di agenda urbana, che è nelle direttrici della Comunità Europea. Bisogna creare un vero e proprio Ufficio Europa all’interno del comune per proporre progetti di qualità a livello europeo”.
“Credo che le risorse bisogna andarsele a prendere, ma bisogna essere anche in grado di presentare progetti qualificati in Europa. È un’esperienza che ho già fatto in passato in altri territori. Quando ero sindaco di Colleferro o quando ero presidente della Provincia di Roma siamo sempre riusciti ad intercettare risorse e a presentare progetti all’altezza, anche attraverso partnership internazionali, cercando partenariati in Europa, perché questo rafforza il grado di accettazione dei progetti che hanno bisogno di fondi importanti. Bisogna guardare lì per prendere delle risorse e bisogna rendere adeguata l’organizzazione amministrativa del comune per poterlo fare.”