La diversità nella PA non è solo ricchezza ma anche ingiustizia
Artena, Lariano e Valmontone sono tre Comuni con molte differenze ma incredibilmente interconnessi. Ci sono rapporti di parentela forti tra le famiglie, la popolazione è grossomodo simile, risentono degli stessi problemi di traffico e da sempre si parlano più di altri. Non mancano i casi in cui la progettazione di servizi e interventi è condivisa e con le dovute sfumature hanno un’economia non troppo diversa.
Eppure tutti e tre spendono soldi per tre comandanti della Polizia Locale, tre Segretari comunali e via dicendo. Appaltano i rifiuti a tre diverse società, gestiscono le mense scolastiche in tre modi diversi, hanno tariffe e tasse molto distinte, hanno orientamenti diversi sui piani di sicurezza per le manifestazioni pubbliche e l’elenco potrebbe continuare. Differenze che a volte sono una ricchezza, altre un costo per tutti, altre ancora sono vissute come ingiustizie. Senza contare che a volte si sostanziano in servizi più costosi, altre in una produttività scarsa se non migliorabile.
Spesso si dice che bisogna iniziare a pensare in modo “sistemico” anche tra Comuni. Ma oltre a dirlo, a stento lo si fa anche. Così si rinuncia ai benefici dell’economia di scala ma anche alla creatività data dall’interazione e dallo scambio di idee.
L’esperienza dei coworking
Ancora una volta nel privato si può trovare qualche esempio positivo. Ad esempio l’esperienza dei coworking può insegnare. Si tratta di spazi (uffici) condivisi da più professionisti di settori diversi, che operano ognuno per proprio conto. Si è visto che lavorare nello stesso spazio spesso aiuta a trovare soluzioni originali e brillanti a problemi che altrimenti vedrebbero sempre la solita risposta. Se non si vuole proporre in modo “rude” di costituire un’Unione di Comuni per rendere più produttive le risorse, una possibilità per i nostri amministratori potrebbe essere proprio quella del coworking.
Nessuno capisce il motivo per cui una tassa debba essere più alta a distanza di 4-8 km, né perché un servizio debba essere migliore o peggiore oltre il “fossato”. Per questo non sarebbe sciocco se i tre Comuni fissassero degli obiettivi standard su tassazione, procedure e servizi e dicessero ai loro responsabili dei servizi di coordinarsi, fare il punto o comunicarsi pratiche e idee una volta ogni tanto. Chissà che ciò che funziona nel privato non possa anche giovare al pubblico?