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Immagino il primo impatto e la risposta del lettore alla domanda. Sia che questo articolo sia letto da qualcuno che si vorrà candidare alle prossime elezioni (“Io mi candido già!”), sia che si tratti di qualcuno che non ha niente a che fare con la politica (“Ma non ci penso proprio, candidati tu piuttosto!”). In effetti la domanda è provocatoria ma nemmeno tanto.
Tutti capipopolo in piazza Facebook
Da tanto tempo, soprattutto grazie a Facebook e ai Blog, c’è sempre una maggiore attenzione verso la cosa pubblica. L’informazione (sia quella buona, sia quella cattiva) è sempre più a portata di mano. I social ci hanno dato una possibilità in più: quella di farci sentire, come se si facesse un comizio in piazza (piazza Facebook).
Così siamo tutti segretari di partito, come quando ci sono i Mondiali di calcio e facciamo i CT. Ancor più divisi tra pro e contro, sempre pronti a puntare il dito. Siamo sempre e comunque in piazza Facebook: forse è anche per questo che non si fanno più grandi manifestazioni di piazza o convegni con una grande partecipazione. Siamo sempre tutti presenti, “sul pezzo”, ma sempre continuamente fisicamente assenti.
Tanti appelli, pochi scioperi e quel rubinetto rimane sempre aperto
Capita così che, ad esempio, i lavoratori di Lazio Ambiente facciano sempre più appelli (inascoltati ma condivisi, cliccati e dimenticati dopo aver chiuso la pagina) e sempre meno scioperi veri. Oppure che si parli tutti della Diciotti senza che ci sia qualcuno che faccia qualcosa di concreto. Un po’ come sotto il rapimento Moro, quando tutti parlavano e facevano appelli senza ottenere risultati apprezzabili. Oppure come quando tutti fotografano e criticano una perdita d’acqua ma nessuno chiama l’Acea o chiude il rubinetto.
Leoni da tastiera Vs classe dirigente
Più che le dita puntate servirebbe invece un nuovo impegno. Che non significa soltanto dire la propria ma anche applicarsi, raccogliendo il consenso e impegnandosi pure in quel bagno di democrazia che sono le elezioni. Esclusi ovviamente gli operatori dell’informazione, sui quali non dovrebbe mai cadere l’ombra della finalità partitica, sarebbe bello che ci si rimboccasse le maniche più spesso, a partire dalle prossime elezioni.
Perché, senza impegno, l’alternativa è di continuare a rimpolpare la “classe dirigente” dei “leoni da tastiera”, mentre le leve del potere continueranno ad essere mosse da quella generazione che ha imparato a fare politica secchiello alla mano. Cioè attaccando (e difendendo) manifesti e raccogliendo voti dopo una dura giornata di lavoro. Se la scelta è quella del “leone da tastiera” allora mi sa tanto che ci si sentirà sempre più spesso in uno… zoo. Dentro una gabbia a lamentarsi della propria condizione.