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Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato il nuovo piano rifiuti lo scorso 6 agosto. La regione viene divisa in 5 Ambiti Territoriali Ottimali che dovranno essere autosufficienti entro 36 mesi
La scorsa settimana il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato il nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti. Si tratta dell’atto di programmazione regionale che dà le linee programmatiche per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, indicando anche il fabbisogno degli impianti. Realizzare le indicazioni regionale sarà compito dei Comuni ma a nessuno può sfuggire, nella provincia di Roma, il ruolo della stessa Regione che è direttamente presente con la società Lazio Ambiente.
Con il Piano, la regione ha individuato 5 Ambiti Territoriali Ottimali (i cosiddetti Ato). Si tratta di porzioni di territorio regionali che entro 36 mesi dovranno risultare autosufficienti nella gestione e nello smaltimento dei rifiuti, e quindi anche sotto il profilo impiantistico. Questi ambiti corrispondono alle cinque provincie del Lazio. Le linee guida che dovranno essere attuate in ogni ambito prevedono “il passaggio da un’economia di tipo lineare, in cui il rifiuto, alla fine del ciclo, viene smaltito in discarica o nei termovalorizzatori, a un’economia di tipo circolare, in cui la quantità dei rifiuti da smaltire diminuisce sempre più, mentre il resto viene recuperato per essere riutilizzato”.
Secondo una sintesi elaborata dall’ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio, “l’obiettivo minimo da raggiungere per quanto riguarda la raccolta differenziata è fissato al 70 per cento entro il 2025, anno finale di applicazione del Piano. Attualmente il Lazio è al 47,3 per cento, con un aumento del 20 per cento negli ultimi 7 anni”. Non può sfuggire che il problema principale per arrivare a una media regionale del genere è costituito in particolare da Roma e infatti per l’Ato della Città Metropolitana sono previste indicazioni specifiche.
Il meccanismo degli Ato e l’attesa per gli enti di gestione
Quanto agli Ato, dovranno essere autosufficienti entro tre anni, “nel frattempo è previsto un meccanismo di premialità e penalizzazioni rispettivamente per gli Ato in cui vengono conferiti rifiuti da Ambiti limitrofi e viceversa. Entro 120 giorni dalla pubblicazione del Piano sul bollettino ufficiale, il Consiglio regionale dovrà approvare un legge per regolare il funzionamento degli Ato e degli enti di gestione”. Tali enti di gestione non sono una novità assoluta. Il meccanismo degli Ato è infatti attivo da anni nella gestione del servizio idrico integrato: in quel caso ogni Ato ha individuato un gestione unico (a Roma e provincia l’Acea Ato 2) che esegue le linee programmatiche dettate dalla conferenza dei sindaci e dalla segreteria tecnica operativa.
Roma e provincia dovranno raggiungere delle autosufficienze autonome. Niente nuovi termovalorizzatori
Per quanto ci riguarda, l’Ato che corrisponde al territorio provinciale di Roma avrà un “meccanismo particolare”: “Il Comune [di Roma ndr] dovrà raggiungere l’autosufficienza all’interno dei propri confini, stessa cosa vale per il resto del territorio”. Prosegue la sintesi: “Non vengono previsti nuovi termovalorizzatori. La Regione, infatti, vista la progressiva diminuzione dei rifiuti da smaltire prevista dal Piano, ritiene sufficiente la capacità dell’unico impianto in funzione attualmente, quello di San Vittore, in Provincia di Frosinone, autorizzato per 400mila tonnellate annue. Autosufficienza, dei singoli Ato e di conseguenza dell’intera Regione, e riequilibrio territoriale degli impianti sono i due capisaldi del Piano”.
Il problema delle discariche di servizio e il compound di Colleferro
“Attualmente, in tutto il territorio mancano le discariche di servizio sufficienti a garantire lo smaltimento – scrivono dalla Regione -, servono inoltre impianti di trattamento della frazione organica”. Due affermazioni che toccano alcuni nervi scoperti a livello territoriali: dalla biometano del Colubro alla Compostiera della Volsca fino alla discarica di Colleferro. Prosegue la sintesi: “Nel Piano viene indicato come “modello” da seguire per gli impianti di trattamento il progetto del nuovo compound di Colleferro, di proprietà della società regionale Lazio Ambiente: si tratta di un complesso industriale di nuova generazione che punterà non tanto alla mera separazione dei rifiuti come avviene attualmente nei Tmb, ma a estrarre risorse, le cosiddette “materie prime seconde”, dai rifiuti in entrata”.
Controlli rafforzati su nuove autorizzazioni e impianti esistenti
“Ultimo punto di rilievo presente per la prima volta nel Piano rifiuti – scrivono infine dalla Regione – è il rafforzamento del sistema dei controlli, sia sulle nuove autorizzazioni richieste che sugli impianti esistenti. Per quanto riguarda, infine i nuovi impianti, in tutta la delibera si dà preferenza a interventi pubblici, anche prevedendo finanziamenti ai Comuni, rispetto a quelli privati”. Il Piano Regionale per la Gestione dei rifiuti è stato ora approvato. Si attende la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio.
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