“Artena a un bivio: sviluppo sostenibile o inquinamento e peggiore qualità di vita”

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Stefano Serafini è il fondatore della Biourbanistica, è candidato con “Artena per il Futuro” e sostiene che agricoltura ed edilizia di qualità possono migliorare la città

stefano serafini artena

Filosofo, psicologo, editore, fondatore della Biorubanistica, Stefano Serafini è uno dei candidati della lista “Artena per il Futuro”, capitanata da Davide Corsetti. Da tempo Serafini vive nel centro storico di Artena, di cui è profondo estimatore ma anche voce critica.

Nel centro storico di Artena ha più volte organizzato attività culturali di rilievo internazionale, ha realizzato una sauna artigianale e ha criticato gli interventi di ripavimentazione di alcune strade che hanno impiegato tecniche di lavorazione non in linea con il contesto.

Cosa porta il fondatore della Biourbanistica a candidarsi alle elezioni comunali di Artena?
Due elementi: un’idea organica della società e del territorio, che vanno visti in una prospettiva di progetto che leghi insieme economia, qualità della vita ed ecologia. L’altro elemento è proteggere il valore unico che caratterizza Artena come tale, cioè evitare che un certo tipo di cosiddetto progresso snaturi le caratteristiche della città.

Qual è il progetto di cui parla?
Un’integrazione di prospettive di sviluppo economiche, ecologiche e umane in cui il benessere e la qualità di vita delle persone viaggino insieme alla qualità del territorio e allo sviluppo economico e culturale. Ciò non si può fare in poco tempo: ci vuole un lavoro di diversi anni e soprattutto va fatto ascoltando il territorio, studiando ciò che già c’è.

Davanti abbiamo diverse scelte: da una parte la Cisterna-Valmontone, la biometano, un turismo selvaggio che sta già attaccando il centro storico, un’area logistica e l’ampliamento della Fassa, che rappresentano delle iniziative estemporanee che riempiono dei vuoti lasciati dalla politica.

Dall’altra c’è la possibilità di una programmazione politica basata su un’idea umanistica di sviluppo, che metta al primo posto il benessere delle persone e di chi abita Artena. Quest’idea di programmazione è il valore aggiunto della lista Artena per il Futuro. Credo che mettere sul tavolo della discussione questi temi sia fondamentale anche per le altre liste e per i futuri governanti della città.

Ma i progetti che ha indicato come estemporanei sono pur sempre iniziative che comportano investimenti e posti di lavoro…
Ciò evidenzia più che altro che è mancata una programmazione politica. Le persone devono vivere e serve un’economia e dei posti di lavoro, ma bisogna vedere quanti posti di lavoro e quali costi porteranno quei progetti. Sicuramente tra i costi ci saranno: l’inquinamento e quindi malattie, peggiore qualità della vita, traffico, incidenti stradali, maggiori costi di manutenzione delle strade, perdita di lavoro in quell’agricoltura di qualità che invece di poter investire perderà terreno.

E allora qual è la soluzione?
Abbiamo più di duecento aziende agricole che vanno aiutate, eventualmente a consorziarsi, a svilupparsi e a fare produzioni di qualità che valorizzino il territorio e portino a crescere una cultura diffusa di difesa dell’ambiente in cui i cittadini vivono. Se si punta invece a sviluppare impianti industriali e logistici ci si perdono le opportunità del settore agricolo, che è trainante anche per taluni settori dell’artigianato e dei servizi.

Un altro settore fondamentale per Artena è quello dell’edilizia, che può trovare un suo sbocco naturale nel restauro e nella ristrutturazione storica e conservativa. Il centro storico è un gioiello e se si potessero intercettare dei fondi per restaurarlo ci sarebbe lavoro per le aziende locali per i prossimi cinquant’anni. Inoltre, ciò comporterebbe attività di formazione nella valorizzazione del patrimonio storico e nell’acquisizione di competenze relative alla lavorazione della pietra, del legno, della calce naturale e di altri materiali storici che sono ormai molto richiesti in Italia e nel mondo. Per fare un esempio, c’è una ditta di Artena che da cinque generazioni lavora in questo settore e un mio collega, il professor Ettore Mazzola, si rifornisce solo presso quell’impresa per restaurare palazzi storici nel centro di Roma.

Infine, vorrei segnalare che un altro tema chiave è quello dell’amicizia tra i cittadini che, ad Artena, nelle sue dimensioni comunale, è possibile coltivare. Abbiamo una dimensione in cui il conflitto può essere risolto a livello cittadino e civico ed è brutto vedere anche in politica atteggiamenti poco civili.

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