Artena, così in tre anni è stata vandalizzata l’area archeologica

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Non si fermano gli atti vandalici nella zona archeologica del Piano della Civita. I reperti continuano a subire danneggiamenti e restano in balia dell’incuria

L’area archeologica di Piana Civita continua a subire atti vandalici. L’ultimo è di pochi giorni fa: durante il fine settimana qualcuno ha distrutto le quattro colonne della villa romana costruita a partire dal primo secolo avanti Cristo. Parliamo di un insediamento di 1750 metri quadrati – per quanto riguarda la parte fino a ora scavata e rinvenuta – in cui ci sono diversi ambienti, come per esempio il complesso termale e una stanza con un pavimento a mosaico bianco e nero.

La parte vandalizzata si trova al centro della villa, nel complesso del così detto impluvium. Due delle quattro colonne sono state sradicate dalla loro base, mentre le altre due sono state danneggiate. I vandali hanno tolto anche la griglia messa a protezione della cisterna che si trova sotto l’impluvium. Domenica 9 febbraio, mentre accompagnava un gruppo di visitatori di Aprilia, ad accorgersi dell’episodio e ad allarmare la cittadinanza è stato Augusto Iannarelli, grande appassionato di archeologia e per tanti anni volontario del gruppo archeologico di Artena.

Uno di una lunga serie

L’episodio di questo fine settimana è solo uno di una lunga serie di attacchi ai reperti rinvenuti nel pianoro di Artena. Quest’estate infatti, a luglio, è stata distrutta una parte del muro che circonda l’area delle terme. Risale a tre anni fa invece la scomparsa degli affreschi all’interno delle terme: dopo essere stati esposti per anni alle intemperie, a distruggere definitivamente i dipinti sono state le fiamme di un incendio divampato ad agosto del 2017. Da una parte l’abbandono e il vandalismo, dall’altra l’attenzione e la cura degli accademici della Temple University, dell’Istituto francese di archeologia e dei volontari del Gruppo Archeologico Artena cercano di difendere le connessioni con le antiche civiltà che abitarono quel pianoro. Un’operazione di conservazione che ogni anno diventa sempre più difficile.

Parte del muro distrutta a luglio del 2019
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