Artena, Coltré candidato per “una città pubblica, dei servizi e dello sviluppo sostenibile”

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Alessandro Coltré, giornalista e attivista, è candidato con “Artena per il Futuro” di Davide Corsetti: “C’è la possibilità di cambiare passo e di aprire un sentiero diverso”

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Paladino del dibattito pubblico, giornalista, attivista e ora candidato al Consiglio comunale di Artena. Alessandro Coltré lavora per EconomiaCircolare.com, ha collaborato con Fanpage.it (qui i suoi articoli) e altre testate. Fa parte della redazione di Sveja Podcast, rassegna stampa su Roma.

Coltré è autore di alcune pubblicazioni su Artena come “M’è rimasto impresso, quaderno di comunità” con le voci più anziane del centro storico. In passato è stato anche attivista di Pop. Ma è soprattutto noto per il suo impegno nei movimenti ecologisti della valle del Sacco e per l’instancabile volontà di creare dibattito pubblico. Ora è candidato con la lista “Artena per il Futuro”, di Davide Corsetti.

Dal tuo punto di vista come si è arrivati a questa campagna elettorale?
Con troppo retrobottega da parte di tutti, allontanando le persone dalla politica. C’è stato un momento in cui i mesi passati sono stati solo per gli addetti ai lavori e questo è stato un male per tutta la cittadinanza. Credo che le elezioni siano solo un momento che la politica deve attraversare e che la sfida grande che abbiamo in questo poco tempo è di mettere al centro i temi e la diversità delle proposte politiche in campo.

Che intendi per retrobottega?
Intendo diversi mesi in cui c’è stata un’assenza della politica in piazza e c’è stato più uno spazio di manovre e attese per capire le mosse degli altri. Questo ha penalizzato l’incontro e lo scontro nelle piazze, che secondo me è necessario. Questa campagna elettorale arriva dopo un grande lock down della politica. C’è stata una supplenza stabile dell’associazionismo e delle organizzazioni sociali, che in qualche modo hanno risposto ai bisogno della comunità. Quello dell’associazionismo è un modo per fare politica però all’Artena fai da te serve anche la politica delle istituzioni.

A tuo parere le istituzioni artenesi in che stato di salute sono arrivate a questo appuntamento?
Con un Consiglio comunale svilito nella sua funzione e con una distanza importante dai bisogni dei cittadini, che non sono stati discussi in piazza ma in modo privato, con l’assessore di turno che intercettava privatamente i bisogni delle persone. Invece penso che i problemi degli altri sono sì i tuoi problemi ma necessitano di uno spazio pubblico di discussione.

Il prossimo mese sarà di protagonismo politico e la sfida per tutti sarà di evitare la stagionalità della politica. Per essere più chiari: i momenti di assemblea che in qualche modo ci sono stati in questi giorni dovrebbero diventare momenti istituzionali di confronto e di manutenzione del rapporto tra istituzioni e cittadini.

Artena è una cittadina in cui l’elettorato sembra sempre molto strutturato. Quanto conta il voto d’opinione?
Secondo me molto. E molto spesso si fa l’errore di pensare che sia poco significativo il voto mobile, come se ci fossero voti che restano stabilmente nell’orbita di una persona o di un gruppo. Tutta la lista “Artena per il Futuro” crede fortemente che esista un ampio spazio fatto di voto d’opinione, anche perché, per quanto mi riguarda, il voto è legato alle ideologie e alla visione del mondo che si ha.

Ad esempio c’è chi è per la gestione privata dei servizi e chi per quella pubblica. Detto questo, credo che l’errore che non vada commesso sia quello di infantilizzare la popolazione: le persone vogliono scegliere e, in quanto attori di questa campagna elettorale, dobbiamo dare loro tutti gli strumenti per far comprendere i programmi elettorali e l’idea di città che i candidati vogliono realizzare.

Quali temi porti avanti?
La lista Artena per il Futuro e io vogliamo portare avanti le idee di una città pubblica, una città dei servizi e una città dello sviluppo sostenibile. Per fare un esempio più pratico: tra gli strumenti per realizzare una città capace di rispondere ai bisogni della popolazione abbiamo scelto come modello le imprese di comunità, che sono utilizzate soprattutto nelle aree appenniniche. Sono istituzioni sociali che danno beni e servizi alla comunità e gli utili di queste imprese di comunità hanno una specifica destinazione: vengono reinvestiti all’interno della comunità stessa.

Per esempio ci sono casi di imprese di comunità che gestiscono strutture ricettive, che attraverso i soci riescono a dare beni e servizi al mondo del turismo e della cultura, come guide turistiche o nei musei e i ricavi in parte vengono reinvestiti in arredi e servizi per gli abitanti, come sportelli per la cittadinanza.

Ci sono esempi anche di cinema di comunità. Avere un’impresa di comunità ti consente di mettere insieme dei soci che decidono di aprire imprese culturali per far tornare luoghi come il cinema in un posto come Artena, con la possibilità di avere innanzitutto alcuni posti di lavoro e allo stesso tempo consegnare alla città nuove possibilità d’incontro.

Non è un libro dei sogni, esiste già in diversi comuni dell’Abruzzo, della Toscana che delle Marche. A questo aggiungo che nel Lazio c’è una legge che sancisce le imprese di comunità: è stata fatta qualche anno fa, ma sono pochissime quelle attive nel Lazio. La sfida in un comune come Artena è di essere una base per ampliare questa impresa sociale, che è stata efficace in altre zone.

Altri punti rilevanti?
Un altro strumento è quello delle officine municipali, approvate dalla Regione Lazio e mai utilizzate ad Artena. Si tratta di strutture pubbliche in luoghi pubblici, adibiti a co-woriking e a sportelli per avere chiarezza su possibilità di finanziamenti, di mobilità internazionale o di agevolazioni fiscali.

Spesso si parla dei finanziamenti europei e dell’Europa che deve entrare nei Comuni, ma molto spesso la porta del Comune di Artena è rimata chiusa, pur avendo delle convenzioni per ospitare progettualità europee. Ad esempio nel 2021 Artena, insieme a Colleferro, Labico, Gorga, Labico, Montelanico, Segni, Valmontone e Carpineto Romano, ha sottoscritto un accordo per lo sportello “Europa in Comune”, con l’obiettivo di consentire la gestione associata di servizi di progettazione e programmazione europea e favorire l’accesso ai finanziamenti europei. Questo sportello non è mai stato attivo.

Ci sono altre questioni rilevanti da segnalare?
Lo spazio sociale di Artena è pressoché lo stesso dagli ultimi trent’anni. Credo ci sia una grande domanda di spazio pubblico e ce lo dicono le persone che frequentano lo slargo dove il mercoledì c’è il mercato settimanale. In quello spazio il mercoledì c’è il mercato, durante gli altri giorni c’è chi lo usa per l’attività fisica. Le famiglie giocano lì a pallone con i propri figli. Alcuni imparano lì ad andare in bicicletta. Ci sono gruppi di ragazzi che vi parlano la sera.

La politica deve fare solo una cosa: rispondere a quell’esigenza e offrire qualcosa in più a chi frequenta quei luoghi, che hanno vicino anche un’attività commerciale molto frequentata. Per esempio, secondo noi, oltre a fare lì delle attività comunali, potrebbe essere il luogo in cui realizzare uno skatepark, un playground per giocare a basket e altri servizi per dare occasioni in più alla comunità di ritrovarsi, anche perché in quella zona sono arrivati nuovi residenti.

Qual è la marcia in più che pensi di avere?
Non credo di avere una marcia in più, ma degli strumenti e delle conoscenze apprese nelle mie esperienze di attivismo, che posso mettere a disposizione.

Ci si aspettava una tua candidatura con Silvia Carocci, che è successo?
Cercherò di essere il più chiaro possibile, proprio perché, come detto prima, la cittadinanza ha fatto i conti con troppo retrobottega. Silvia Carocci ha fatto delle scelte legittime che rispetto: ha costruito una lista con una logica di coalizione, una sommatoria di mondi diversi, soprattutto con la compagine di Erminio Latini (lo esplicita anche il nome: Artena cambia insieme) e con un alcuni nomi indipendenti. E’ una lista civica moderata che ha deciso di camminare con parti del passato politico di Artena.

Silvia Carocci lo ha esplicitato molte volte di voler intercettare quel mondo. In questa sommatoria non c’era spazio per il mio nome. E dunque non c’è stato spazio per politicizzare alcune questioni. In sostanza è stato scelto di non cedere spazio politico perché sprovvisto di un gruppo forte e riconoscibile. Insomma, la garanzia di un buon elettorato.

Mi è stato chiesto di fare delle verifiche sull’elettorato. Quali verifiche avrei dovuto fare? Non porto voti, soltanto strumenti, idee e proposte politiche. Per essere ancora più chiaro: durante l’inverno scorso ho anche avuto accese discussioni con Davide Corsetti perché pensavo si potesse generare un gruppo di pressione in grado di favorire un’apertura civica in quella coalizione. Corsetti non era d’accordo, e poi in seguito l’apertura non c’è stata. Si è scelto di aprire ad altri nomi. Sono nati due percorsi differenti, che hanno punti valoriali simili, ma diverse modalità di costruire liste civiche e percorsi politici.

Ed ora sei candidato con “Artena per il Futuro” e Davide Corsetti. Perché?
Perché con questa lista c’è la possibilità di mettere al centro dei temi decisivi per Artena, di cambiare passo e di aprire un sentiero diverso per la politica locale. Un percorso in cui non si ragioni più per la tornata elettorale, ma anche per un processo politico capace di far nascere nuove energie e una classe dirigente diversa.

Inoltre, per la prima volta, grazie ad “Artena per il Futuro”, abbiamo usato il sistema delle liste aggiunte per far candidare una residente ad Artena con cittadinanza romena. Si tratta di Victorina Vechiu, Viki, referente di plastic free. Questo vuol dire che per la prima volta, nell’anno delle elezioni europee, abbiamo segnato un cambiamento: una cittadina comunitaria senza cittadinanza italiana, residente ad Artena da oltre 15 anni, diventa parte attiva della vita democratica del paese.

Lo strumento delle liste aggiunte ai cittadini comunitari viene applicato per la prima volta anche ad Artena. E con questo abbiamo vinto tutti. Nella nostra lista c’è anche Narcisa Nastase, romena e italiana di Artena. In questa tornata una comunità che conta più di 900 persone inizia a prendere parola e, tra seconde generazioni e nuovi residenti, indicano nuove esigenze di rappresentanza. E nuovi modi di dire casa. Perché anche Artena può essere un posto che scegli.

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