Artena, contro la plastica arriva l’ordinanza che vieta anche la vendita

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Ad Artena nuova ordinanza del sindaco che vieta l’utilizzo della plastica monouso e, dal 1° maggio 2020, anche la vendita delle scorte giacenti. Il “rischio boomerang” è in agguato

Contro la commercializzazione di plastica monouso anche Artena continua la lotta contro la plastica monouso, come in molti altri Comuni d’Italia. Nei giorni scorsi è arrivata una nuova ordinanza sindacale che integra l’ordinanza già pubblicata nel 2018. L’atto pubblicato la scorsa settimana dal Sindaco di Artena vieta ai residenti, ai turisti e alle attività commerciali, artigianali e di somministrazione di alimenti e bevande di utilizzare “qualsiasi materiale monouso in plastica e altro materiale non biodegradabile e compostabile quali sacchetti di plastica, contenitori per cibo, posate, bicchieri, piatti, cannucce, palloncini e aste per gli stessi, bastoncini mescolatori e bastoncini per l’igiene personale realizzati in materiale non biodegradabile”.

La stessa ordinanza, che è “valida e inderogabile in occasione di feste pubbliche, manifestazioni, concerti, sagre, mercatini e eventi similari”, vieta dal 1° maggio 2020 ai commercianti “l’utilizzo e la vendita delle eventuali scorte giacenti di sacchetti, contenitori e stoviglie monouso e prodotti in materiale non biodegradabile”. La “pena” per chi non rispetta l’ordinanza è una sanzione amministrativa che va da 25 a 500 euro.

La precedente ordinanza contro la plastica

Non è la prima volta che ad Artena viene emesso un provvedimento di divieto del genere. Nel 2018 era stato emesso un analogo provvedimento che vietava l’utilizzo ma non toccava la commercializzazione. L’ordinanza era stata emessa nelle settembre 2018 e prevedeva tre step di attuazione.

Immediato era il divieto di conferimento dei rifiuti in sacchetti di materiale plastico non biodegradabile. Dal 1° novembre 2018 doveva scattare il divieto di “fornire ai consumatori, per l’asporto delle merci acquistate, sacchetti, buste ed altri contenitori in plastica non biodegradabile”. Dal 1° gennaio 2019 doveva essere infine vietato “l’utilizzo di piatti, bicchieri, posate, cotton-fioc costruiti con materiale di plastica non biodegradabile in tutte le manifestazioni pubbliche sul territorio comunale come mercati, sagre, fiere, ricorrenze, ecc”.

Senza controlli, le ordinanze diventano un “boomerang”

Da diversi anni diverse ordinanze sindacali sono state firmate e pubblicate. C’è l’ordinanza sull’obbligo di raccogliere gli escrementi degli animali sui marciapiedi e sulle strade. C’era l’ordinanza che vieta l’utilizzo dell’acqua ad uso potabile in estate per innaffiare i giardini. C’era l’ordinanza che obbliga i proprietari a tagliare le siepi. Ci sono i cartelli di divieto dove normalmente le macchine parcheggiano. C’era l’ordinanza sul divieto di utilizzo della plastica anche nelle manifestazioni pubbliche e c’è, ora, questa nuova ordinanza che vieta anche la commercializzazione a partire da maggio.

Ma anche questa, come le precedenti, saranno rispettate? Non si può certo dire che le precedenti ordinanze abbiano avuto successo. Sulle strade continuano ad esserci gli escrementi dei cani e dei gatti. Si continua a parcheggiare in divieto di sosta e nelle grandi manifestazioni pubbliche durate tutto l’anno si sono continuati ad usare piatti e stoviglie di plastica e anche gli esercizi commerciali hanno continuato a dare ai clienti buste non biodegradabili.

Il vero problema è che non basta ordinare qualcosa e fissare delle sanzioni. Se non ci sono i controlli, queste ordinanze sarebbe meglio non farle. Il rischio (ormai è una realtà) in assenza di controlli è una delegittimazione dell’autorità con conseguente effetto boomerang e guerra tra poveri tra chi se ne frega e chi è ligio al dovere. Tanto più che, nel caso particolare della plastica, il divieto di commercializzazione scatterà per legge dal 2021, come confermato dal Parlamento europeo l’anno scorso. Riuscirà Artena ad anticipare di otto mesi il divieto imposto per legge? Per ora anche le grandi testate giornalistiche parlano di “rissa” tra poveri. Qui sarà diverso?

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