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Da tre giorni ad Artena si parla di una presunta “sparatoria”. Un ragazzo ha avuto trenta giorni di prognosi ma nessun’arma da fuoco è stata usata
A volte i social, in buona fede, portano ad amplificare troppo gli avvenimenti. Sta accadendo ad Artena dove da tre giorni si sta parlando di una “sparatoria” avvenuta nel centro della cittadina. “Sparatorie” vere e proprie non ci sono state ma un ragazzo è finito al pronto soccorso. La sua unica sfortuna è stata di essersi trovato lì.
Gli avvenimenti risalgono alle 19.30 circa di lunedì scorso. Qualche giorno dopo, un ragazzo va dai carabinieri a denunciare la cosa. I medici gli hanno dato trenta giorni di prognosi. Rimane da capire cosa sia successo. Chi abita nella zona a quell’ora non ha sentito spari, perché in effetti nessun’arma da fuoco è stata usata.
A quanto pare un uomo, fuori di sé, sarebbe arrivato sulla strada urlando e colpendo un ragazzo che era sulla porta della sala giochi. Lo ha preso ad una gamba (al ginocchio e al polpaccio) con una pistola a piombini (forse ad aria compressa). Poi sarebbe andato via per tornare al bar più tardi, comportandosi come se nulla fosse successo. Questa la ricostruzione dei fatti. Si sarebbe quindi trattato di un’aggressione, forse dovuta a un possibile stato psicofisico alterato dell’aggressore, su cui le forze dell’ordine stanno indagando.
Poi, sempre sui social, nasce la storia della “sparatoria”. Ieri, Il Messaggero addirittura ha dedicato alla questione un articolo firmato da Karen Leonardi, nel cui titolo parla di “droga, invidie e gelosie” di cui però non c’è alcun riscontro. Quanto avvenuto sarebbe infatti del tutto estemporaneo e la vittima non avrebbe nulla a che vedere con il suo aggressore.
Anche se il fatto è grave, è stata una “sparatoria”, come alcuni hanno pensato? Tecnicamente no: non sono state usate armi da fuoco e non si è trattato di Far west, come la parola “sparatoria” potrebbe far pensare, con spargimenti di sangue e simili. Né si è trattato di una “guerra tra delinquenti” o tra forze dell’ordine e malviventi, di un regolamento di conti o di un’attentato, ai quali lo stesso termine rimanda nel linguaggio comune.
Gli avvenimenti hanno creato molta apprensione e testimonianze di vicinanza al ragazzo vittima dell’aggressione. C’è chi ha inteso continuare a parlare di “sparatoria” e chi ha sottolineato che, comunque, si è trattato di avvenimenti gravi che, se se fossero andati diversamente, sarebbero potuti finire peggio. Non è stato così ma una riflessione va fatta.
È possibile che il tutto sia il frutto dell’uso di sostanze stupefacenti? Fosse così, non sarebbe altro che l’ennesimo effetto di un fenomeno che ad Artena non si riesce a risolvere. Servirebbe un’azione ulteriore rispetto a quella delle sole forze dell’ordine.
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