Artena, la relazione sulla Fassa e le domande che premono

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Nei giorni scorsi è emersa la relazione commissionata dal Comune di Artena sulla Fassa: una questione da interpretare, non scontata e problematica

Recentemente è diventato di dominio pubblico il contenuto della relazione che il Comune di Artena ha commissionato a un architetto in merito alla situazione giuridico-amministrativa dell’impianto Fassa (qui l’articolo).

Secondo il professionista, che si è avvalso di un avvocato locale, nell’esame degli atti vi sarebbe una “condotta di falsificazione penalmente rilevante” da sottoporre all’Autorità Giudiziaria. Tale condotta comporterebbe anche una qualche ipotesi di illegittimità degli atti amministrativi posti in essere nel corso degli anni.

La relazione è molto tecnica e quindi spetterà agli esperti di diritto urbanistico, amministrativo e penale analizzarla e trarne le conseguenze. Ciò in quanto le questioni poste andranno lette alla luce di numerose altre questioni aperte.

A livello amministrativo, l’ipotizzata nullità andrà coordinata con i principi di affidamento incolpevole, di stabilità degli atti giuridici e con il termine di decadenza di 180 giorni per proporre l’azione di nullità amministrativa. Inoltre, in caso di ipotesi di revoca dei provvedimenti, sarà da capire se esiste davvero un “fatto nuovo” (dato che tutte le questioni attengono agli atti in possesso del comune), andrà valutato se l’interessato avrà diritto a un’indennizzo e se il Paur rilasciato dalla Regione risulterà effettivamente viziato oppure meramente irregolare.

Tutto da vedere, poi, se i provvedimenti in questione potranno essere invece inquadrati nell’ambito dell’annullabilità invece che della nullità, con conseguente applicazione del termine di 12 mesi imposto all’Amministrazione per attivare il procedimento di annullamento in autotutela (su cui tra l’altro pende una questione di legittimità costituzionale recentemente proposta dal Consiglio di Stato).

A livello penale, bisognerà considerare prima di tutto la sussistenza di quanto segnalato, poi l’eventuale prescrizione delle ipotizzate condotte e l’effettiva rispondenza delle opere alle previsioni urbanistiche. Tutte questioni che lasciamo ai giuristi e che lasciano intravvedere soltanto lunghe questioni processuali. Da profani, invece, appare evidente che ora la parola passa agli uffici comunali, più che alla parte politica.

Infatti, mettendo nero su bianco la presenza di una condotta “penalmente rilevante” e di questioni urbanistiche, ci si chiede se non scatti l’obbligo di attivarsi del Comandante della Polizia locale o dell’ufficio comunale preposto ai controlli edilizi e urbanistici, quello degli uffici deputati alle attività produttive a procedere in qualche senso e quello del segretario comunale e del sindaco di mandare tutto in Procura.

Come la si giri, sembra che la vicenda abbia imboccato una strada tortuosa e quasi obbligata. All’orizzonte non si vedono che nubi processuali e costose questioni legali da dirimere. Allo stesso tempo, a livello politico si pone un problema: l’Amministrazione si impegnerà con lo stesso livello di approfondimento verso tutte le attività produttive del territorio che muovono ogni giorno decine di mezzi pesanti?

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