“Ridateci i nostri soldi”. Artenesi in fila per le richieste TARI

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Gli artenesi in fila per riavere i soldi delle pertinenze TARI

Artenesi in fila per compilare le richieste di rimborso

Gli artenesi rivogliono i soldi della TARI che secondo il Ministero non avrebbero dovuto pagare. Circa trecento euro totali ad utente per gli anni 2014, 2015 e 2016 che il Comune ha fatto pagare per le “pertinenze” come “quota variabile”. Soldi che l’Amministrazione comunale ha già dichiarato che non rimborserà a meno di una sentenza di una commissione tributaria o di una legge apposta. Ma questo a molti artenesi non va giù. Dunque si sono messi in fila davanti agli uffici in cui i Consiglieri di “Artena Cambia” e di “Collaboriamo per Artena” li stanno aiutando a compilare le richieste di rimborso.

La vicenda delle bollette della TARI mal calcolate è tutta italiana. Sia nel senso che abbraccia molti Comuni (ma non la maggioranza), sia nel senso che, come al solito, riguarda l’interpretazione della legge. In questo caso la legge sulla TARI. Il caso scoppia nell’ottobre 2017 a seguito di un articolo del Sole 24 Ore pubblicato il 4 dicembre 2014. Il quotidiano già tre anni fa, infatti, riteneva non dovuta la quota variabile per le pertinenze. Dunque i ben informati si sarebbero potuti porre il problema già allora.

Di questo passo si arriva a novembre e i giornali titolano “bollette gonfiate” ma è solo una mezza verità. O una mezza bufala se si vuole: è vero che ad alcuni è stato chiesto di più ma ad altri è stato chiesto meno e il Comune non ha, nel complesso, chiesto più soldi del dovuto. Ma andiamo con ordine.


L’interrogazione parlamentare e la risposta ministeriale

La questione viene ripresa dal Deputato dei 5 Stelle L’Abbate, che pone il problema in Commissione Finanze il 18 ottobre 2017. Al Deputato risponde il Sottosegretario al Ministero delle Finanze, Pier Paolo Baretta che conferma le valutazioni di L’Abbate e del Sole 24 Ore.

Pertanto, da tale disposizione – risponde il Sottosegretario – si può far discendere che se una singola utenza è composta – riprendendo ancora una volta il precedente esempio – da un appartamento, un garage e una cantina, la parte variabile va considerata una sola volta e, di conseguenza, un diverso modus operandi da parte dei comuni non trova alcun supporto normativo.

Lo stesso Ministero il 20 novembre 2017 pubblica una circolare (scaricala qui) in cui ribadisce l’interpretazione e spiega in che modo chiedere il rimborso delle somme non dovute. Ma non basta: scende in campo anche il presidente dell’ANCI, Roberto De Caro, e afferma la necessità di procedere a rimborsi automatici da parte degli stessi Comuni che rappresenta. E diversi comuni si sono allineati e procederanno a rimborsare nel 2018. Si tratta, ad esempio, dei Comuni di Ancona, Porto Recanati, Castellammare di Stabia. Altri Comuni del brindisino (Oria, San Michele Salentino, San Vito dei Normanni, Cellino San Marco e Mesagne) hanno rivolto al Ministero delle richieste di chiarimenti.


La vicenda di Artena

Il manifesto di “Artena Cambia” e “Collaboriamo per Artena”

Ad Artena la vicenda viene sollevata dal settimanale “La Nuova Tribuna”. Dall’analisi delle delibere emerge infatti che tra il 2014 e il 2016 le utenze domestiche che hanno una pertinenza hanno pagato tra i 60 ai 115 euro in più per anno. Ciò significa anche che chi non ha pertinenze ha pagato qualcosa in meno.

Per il 2017 il regolamento TARI viene modificato con un voto unanime in Consiglio e dunque l’errore viene corretto. Rimangono quei tre anni da valutare, così la cosa viene portata in Consiglio comunale con un’interrogazione delle opposizioni, che hanno anche proposto di rimborsare i richiedenti con le somme che dovranno entrare dal recupero dell’evasione.

A loro l’Amministrazione artenese ha risposto in Consiglio comunale, affermando che non si procederà a rimborsi automatici. Il parere del Ministero e la relativa circolare – è stata l’argomentazione – non sono sentenza né legge e per ragioni di prudenza l’Amministrazione ha deciso di attendere che qualcuno faccia ricorso alla Commissione Tributaria o che il Parlamento faccia una legge.

La legge non è arrivata. Gli artenesi che rivogliono i loro soldi stanno presentando le domande (per ora sono un centinaio quelle raccolte dalle opposizioni) e, a questo punto, qualcuno dovrà chiamare in ballo la Commissione Tributaria.

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