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Qualora ottenuta, l’autorizzazione integrata ambientale regionale costituirà da sé variante al piano regolatore per realizzare la centrale biometano privata ad Artena
Non ci sono buone notizie dal verbale della seconda conferenza dei servizi sulla biometano di Artena. In Regione, assente il Comune, in gennaio si è discusso anche di urbanistica e paesaggistica. Come si sa da tempo, il terreno su cui si progetta di far sorgere la centrale biometano è a destinazione agricola. Inoltre si tratta di un’area con un vincolo paesaggistico. Durante quella riunione l’ufficio competente della Regione ha affermato che l’eventuale autorizzazione integrata ambientale costituirà anche variante urbanistica.
Ciò significa che il Comune non sarà chiamato a fare una propria variante al piano regolatore. Inoltre, per quanto riguarda la materia paesaggistica, la Regione stessa ha fatto sapere che l’ufficio competente darà il nulla osta. Quanto alla valorizzazione delle aziende agricole, la società ha messo a verbale che non raccoglierà il verde delle aziende della zona perché non ha lo spazio per gestire tali volumetrie. Ma ha anche affermato di non escludere che in futuro potrà acquistare nuovi spazi e strutturare una rete di interconnessioni con le aziende agricole, favorendo questa ipotesi. L’ultimo baluardo tecnico-legale da superare per dare il via alla centrale sembra costituito dalle osservazioni dell’Arpa Lazio.
La morte della politica e del buonsenso
Ci si permetta un commento. La vicenda della Biometano del Colubro è un esempio di morte della politica e del buonsenso, senza nulla togliere alla legittimità dell’iniziativa privata. Se è vero che lo smaltimento dei rifiuti è un settore strategico, è ancor più vero che lo sono gli impianti che devono assolvere a questo compito. Ad Artena si sta riuscendo a massimizzare il profitto privato e a scaricare sulla collettività i disagi. L’impianto non è l’unico proposto in questi anni per smaltire rifiuti ma quando sono state società pubbliche a fare simili proposte, ristorando così davvero le comunità con introiti per le casse pubbliche, quegli impianti si sono persi nei porti delle nebbie.
A Velletri, la Volsca ha prima proposto una centrale biogas, poi l’ha trasformata in impianto di compostaggio aerobico (quello voluto dai comitati) e poi tutto si è fermato. Sta capitando a Colleferro, dove gli impianti che dovrebbe fare Lazio Ambiente non si sa che fine abbiano fatto. Invece va avanti un impianto privato a tecnologica anaerobica, su un terreno privato, che arricchirà un privato.
Un impianto che potenzialmente potrebbe raccogliere l’organico di mezza provincia e che è pensato in un’area agricola, in aperta campagna e lontana da insediamenti industriali attivi. Si dirà che quella società privata pagherà le tasse e assumerà qualcuno, come se impianti pubblici o pubblico-privati non comportassero simili vantaggi. Anche la volontà popolare del posto sembra contare meno di quella di altri luoghi. Ci si chiede: la politica di Artena è suicida o sta venendo suicidata? O con un colpo di reni troverà un Sanna artenese?
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