Fassa: il CdS cambia tutto. Carocci: “Gravi responsabilità del Comune di Artena”

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Cosa dice la sentenza del Consiglio di Stato sull’ampliamento dell’impianto di Artena della società Fassa Bortolo

Nei giorni scorsi il Consiglio di Stato ha annullato la sentenza del Tar che aveva dato uno stop al progetto di ampliamento della Fassa Bortolo di Artena. La sentenza della più alta magistratura amministrativa è particolarmente complessa, perché prendere in considerazione l’invalidità degli atti derivati. Proviamo a spiegarla in breve, anche se in merito ci sono stati fiumi di sentenze e anche una pronuncia della Corte Costituzionale.

Sostanzialmente, il ricorso originario presentato dal Comune di Cori prendeva di mira il provvedimento unico regionale (PAUR). Lo stesso comune ne aveva ottenuto l’annullamento dal Tar sulla base di una valutazione di impatto ambientale (VIA) ritenuta non adeguatamente motivata. Secondo la giurisprudenza amministrativa, la VIA è un atto autonomo e presupposto rispetto al PAUR (che non la sostituisce, ma la ricomprende).

Inoltre, il PAUR può essere travolto dall’illegittimità della VIA, perché entrambi sono parte di un unico procedimento. Ma se le criticità riguardano la VIA, questa va espressamente impugnata nei termini (60 giorni dalla pubblicazione). Nel caso in questione, rilevando carenze di motivazione nella VIA, il Tar aveva annullato il PAUR della Fassa Bortolo. Tuttavia, il Consiglio di Stato ha rilevato che i ricorrenti non avevano impugnato la VIA entro i 60 giorni dalla pubblicazione, ma solo il PAUR.

Inoltre, quest’ultimo era stato annullato per questioni che attenevano proprio a rilievi sulla VIA. Insomma, secondo il Consiglio di Stato, che ha messo la parola fine alla vicenda, il TAR doveva dichiarare il ricorso irricevibile. E così ne ha annullato la sentenza. Come si vede, la questione è complessa e non banale. Tanto che il Consiglio di Stato ha integralmente compensato le spese di entrambi i giudizi.

Carocci: “Gravi responsabilità del Comune di Artena”

In merito, il sindaco di Artena, Silvia Carocci, ha affermato che la pronuncia del Consiglio di Stato ha messo in evidenza le passate “gravi responsabilità” del Comune di Artena. Lo ha fatto con una nota che pubblichiamo di seguito.

“Prendo atto della sentenza del Consiglio di Stato di annullamento della sentenza del TAR la quale aveva dichiarato illegittimo il provvedimento autorizzatorio dell’impianto FASSA. Così come prendo atto di dichiarazioni a dir poco inappropriate fatte nelle ultime ore da parte di precedenti amministratori del nostro Comune. Pur premettendo di dover approfondire gli atti, essendo appena stata eletta, non posso esimermi dall’esprimere alcune considerazioni.

La sentenza del Consiglio di Stato non è intervenuta nel merito della vicenda, affrontando le questioni relative alla alla tutela ambientale e alla salute dei cittadini ma ha semplicemente ritenuto tardivo il ricorso fatto dal Comune di Cori sulla VIA e sull’ AIA.

Il Consiglio di Stato ha in realtà reso ancora più evidenti le gravi responsabilità del Comune di Artena, che non ha vigilato, quale primo soggetto responsabile, sulle gravi lacune del procedimento autorizzatorio, eventualmente impugnando all’epoca gli atti relativi. Se questo fosse stato fatto, forse oggi non saremmo arrivati a questo punto. Sarà mia cura analizzare in profondità ogni atto e vigilare affinché in alcun modo sia leso il diritto alla salute dei cittadini. Chiederò subito un incontro al Presidente della Regione Lazio per discutere degli aspetti di questa vicenda.

Va però ricordato che evidentemente il Comune di Artena non ha impugnato la VIA perché favorevole al progetto. L’Amministrazione Angelini, infatti, è sì intervenuta nel ricorso al Tar del Comune di Cori, ma schierandosi in favore dello sviluppo della Fassa. I comuni di Valmontone, Colleferro, insieme ad altri comitati cittadini, si erano invece costituiti contro l’impianto.

In ultimo, va detto che la vicenda sembra avere punti di analogia con quella della biometano del Colubro, su cui è stato recentemente presentato un ricorso al Tar. Sarà interessante vedere quali percorsi giurusprudenziali prenderà questa seconda causa e se gli stessi comuni – in primisquello di Artena – interverranno nel giudizio contro l’impianto dei rifiuti.

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