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Una nuova puntata della telenovela “Fassa ad Artena”: la Regione chiede chiarimenti all’azienda e interessa la Procura
La relazione commissionata dall’Amministrazione comunale di Artena è arrivata in Regione. A mandarcela è stato lo stesso Comune di Artena. Da parte sua la Regione, preso atto di quanto esposto dal comune e di un’ulteriore diffida firmata dai comitati locali, ha chiesto chiarimenti alla Fassa, mandando la missiva in copia a uno specifico magistrato della Procura di Velletri.
La stessa Regione ha sottolineato che la Città Metropolitana, il Comune e la Soprintendenza avevano espresso pareri favorevoli nell’ambito del procedimento autorizzatorio, mettendo in evidenza che “nessuna delle criticità sulla legittimità dell’esistente, solo oggi indicate dal Comune, sono emerse nell’ambito del procedimento seguito”.
Con la lettera della Regione, inviata anche alla Città Metropolitana, alla Asl, al Ministero della Cultura e al settore regionale che si occupa dei controlli urbanistici, sembra essere iniziato uno scaricabarile sulle responsabilità dell’ormai non più annullabile autorizzazione regionale.
Infatti, preso atto di tutte le segnalazioni, la Regione ha messo nero su bianco che non potrà annullare il provvedimento autorizzatorio unico regionale, perché sono passati 12 mesi dall’emissione dello stesso. La legge, infatti, impone tale termine per i procedimenti di annullamento d’ufficio degli atti viziati da illegittimità.
Inoltre, nella lettera si precisa “che qualora le valutazioni regionali, da effettuarsi sulla base di quanto emerso solo recentemente e oltre 12 mesi dall’emissione dei provvedimenti, dovessero portare ad una revoca ai sensi dell’art. 21-quinques della L.241/1990 e s.m.i. nulla potrà essere vantato a carico della Regione Lazio in merito a richieste di risarcimento danni, essendo gli aspetti indicati legati a provvedimenti antecedenti rilasciati da altra amministrazione”.
Insomma, annullare gli atti non si può più. Il comune prima ha taciuto. E ora la Regione non ci sta a dover pagare eventuali danni. Ecco perché l’ufficio regionale lancia un chiaro messaggio: è il comune che si è svegliato tardi, quindi se revoca ci sarà l’azienda dovrà chiedere i danni al comune di Artena e non agli uffici regionali.
Va infatti ricordato che la revoca è un istituto che permette alla pubblica amministrazione di rivedere le decisioni prese, alla luce di sopravvenuti motivi di pubblico interesse oppure nel caso di mutamento delle situazioni di fatto non prevedibile al momento dell’adozione del provvedimento. Ma in questi casi se la revoca comporta pregiudizi in danno degli interessati, l’amministrazione ha l’obbligo di indennizzarli. E la Regione sembra non voler pagare per gli errori altri.
Della vicenda si parlerà anche in parlamento. Infatti, secondo quanto riferisce oggilazio.it, l’on. Filiberto Zaratti ha presentato un’interpellanza al Ministro dell’Ambiente e al Ministro della Salute affinché lo stesso chiarisca cosa è successo in merito al procedimento autorizzatorio.