Segui La Nuova Tribuna su Telegram (clicca qui e iscriviti al canale) o su WhatsApp (clicca qui e registrati)
Secondo l’autore Giancarlo Governi, Checco Zalone riesce a capire quel mondo che Sordi, al termine della sua carriera, non capiva più
“Zalone? Ad Alberto Sordi sarebbe piaciuto molto”. Parola di Giancarlo Governi, autore televisivo, scrittore e profondo conoscitore dell’Albertone nazionale. “Gli sarebbe piaciuto molto perché Zalone riesce a capire quel mondo che lui non capiva più” ha spiegato Governi rispondendo a una domanda del pubblico durante la presentazione del suo libro “Alberto Sordi. Storia di un italiano” (Fandango Libri – 2020) avvenuta ieri nella città di Artena, a 40 km da Roma. “Zalone utilizza lo stesso meccanismo di Sordi, mettendo in scena. con grande apertura mentale, i personaggi dell’italiano medio del mondo contemporaneo” un mondo contemporaneo che Sordi non capiva più ha aggiunto Governi che di Sordi è stato amico di famiglia e grande conoscitore.
Le differenze con Carlo Verdone
Durante la serata, organizzata sotto l’egida della locale Amministrazione comunale, l’autore ha raccontato Alberto Sordi tracciando un parallelo tra la sua personalità e la sua filmografia. Nel racconto è spuntato anche un parallelo tra Verdone e Sordi. “I due attori hanno in comune il fatto di essere dei comici ma Verdone si vede che ama i suoi personaggi mentre Alberto Sordi era un comico satirico che ai suoi personaggi toglieva la pelle” ha detto Governi che ha raccontato anche qualche aneddoto sull’Albertone nazionale.
L’aneddoto de L’Avaro
Non tutti sanno, ad esempio, che Alberto Sordi aveva cambiato idea poco prima che iniziassero le riprese de L’Avaro di cui era il protagonista. Aveva cambiato idea perché il film alludeva all’avarizia di cui veniva tacciato. Governi racconta allora di essere andato da lui ammettendo l’allusione. “Perché non chiami Nino Manfredi allora?” gli chiede Alberto Sordi. “Perché Manfredi è un tirchio mentre tu sei un avaro con la A maiuscola” è stata la pronta risposta di Governi, che ha convito così l’artista ad andare sul set.
Eppure l’idea di un Sordi avaro non è mai stata rispondente alla realtà, vista la grande beneficenza che ha fatto. Ma perché allora questa nomea? Lo ha spiegato ancora Governi raccontando di averglielo chiesto personalmente: “Alberto mi disse che non voleva ostentare ricchezza perché doveva la sua fortuna a quelle famiglie numerose che facevano sacrifici per andare a vedere i suoi film: ostentare la sua ricchezza, secondo lui, avrebbe voluto dire fare un torto a quelle famiglie”. Non avarizia, dunque, ma una nobiltà d’animo che i suoi contemporanei non avevano compreso.
Metti "Mi piace" per rimanere aggiornato