Quando i nostri avi partirono: alla scoperta degli “zii d’America”

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Domani la presentazione dei libri di Alvaro Ronzani sull’emigrazione da Artena, Valmontone, dai Monti Prenestini e dall’Alta Valle del Sacco

Continua la presentazione dei miei libri sull’Emigrazione dei primi del Novecento in America, dai paesi prenestini e dell’alta valle del Sacco. Una grande migrazione che nei primi del ‘900 portò in America gli emigranti di San Vito Romano, Cave, Rocca di Cave, Palestrina, Olevano Romano, Bellegra, Artena, Valmontone, Paliano, Piglio, Serrone. Una migrazione di massa, di un popolo, che ha segnato indelebilmente le vicende del nostro Paese.

La presentazione dei tre libri dell’architetto Alvaro Ronzani si terranno all’ex Granaio Borghese di Artena, il 6 febbraio alle 16.30, grazie alla collaborazione dell’Unitrè di Colleferro e Artena, con la partecipazione dell’architetto Augusto Dolce. Nei volumi, le foto e i nomi di chi se ne andò a cercar fortuna. Una possibilità per riscoprire il volto dello “zio d’America” che ognuno di noi potrebbe avere.

“I tre volumi – afferma Ronzani – raccontano e fanno emergere un pezzo di storia delle nostre comunità per lo più sconosciuta, sepolta nella memoria dei nostri nonni e genitori, di cui nessuno aveva sentito parlare. Anche se i nostri paesi erano a due passi da Roma, da un trentennio capitale del Regno d’Italia, investita dai numerosi cantieri che tale ruolo comportava, nessuno aveva percepito che il fenomeno dell’emigrazione verso l’America anche dal nostro territorio fosse di dimensioni così vaste”.

“Leggere quelle pagine non troppo lontane della nostra storia – prosegue l’architetto -, rimanda alle cronache odierne, quelle che riempiono i quotidiani e che, in breve, hanno trasformato la ricerca su di un ramo della mia famiglia in qualcosa di più generale e di attuale. Se, infatti, era facile capire perché tutti questi nostri nonni fossero partiti, più complesso è comprendere come fosse maturata questa decisione, e cioè come padri di famiglia, giovani e ragazzi, abbandonassero i loro congiunti e gli affetti e si lanciassero in questa avventura”.

“Ritrovare quelle motivazioni – aggiunge l’autore – significava tornare alla vita di quei tempi, dei luoghi dove vivevano, ai lavori in cui erano impegnati, ma anche indirettamente alla conformazione dei nostri paesi, alle infrastrutture viarie, alla istruzione e alle modalità attraverso le quali tante persone, spesso analfabete chiedevano e ottenevano un passaporto, un biglietto ferroviario per Napoli e poi del transatlantico per recarsi in America”.

“Se riconoscendo i volti di parenti e conoscenti di allora – conclude Alvaro Ronzani – riusciremo ad immaginare nei loro occhi quelli di chi ancora oggi è costretto a rischiare la vita pur di fuggire dalla fame, dalle guerre, dalla violazione dei diritti umani, alla ricerca di realizzare quel sogno che tutti portiamo nel cuore fin da piccoli, il desiderio di realizzare le proprie aspirazioni verso una vita migliore”.

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