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Il calice e la pisside della chiesa del centro storico di Artena sono stati ritrovati dai Carabinieri e saranno riconsegnati oggi. I militari del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli hanno ritrovato anche i busti di San Paolo e San Pietro rubati a Cave
A dieci anni dal furto, tornano ad Artena il calice e la pisside rubati a Santa Croce. A recuperarli sono stati i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli. I militari, coordinati dalla Procura della Repubblica partenopea, hanno individuare ventinove persone facenti parte di un’organizzazione criminale con base logistica in Campania, che ricettavano beni preziosi rubati da luoghi di culto e istituti religiosi collocati sull’intero territorio nazionale.
Il calice e la pisside rubati a Santa Croce sono solo alcuni degli oggetti ritrovati dai Carabinieri. Rilevanti anche: il ritrovamento dei busti lignei di San Pietro e San Paolo, trafugati nella chiesa di San Carlo a Cave nel 2010, e quello della pisside della Chiesa dell’Assunta della frazione Castello di Alvito, trafugata il 26 ottobre 2010. Allo stesso anno risale il furto a Santa Croce: in quell’occasione il parroco Padre Salvatore lanciò un appello per la restituzione degli oggetti, che però rimase inascoltato. A rimettere le cose al suo posto ci hanno pensato i Carabinieri, che consegneranno oggi pomeriggio il calice e la pisside al responsabile dell’Arciconfraternita di “Santa Croce”, Frate Massimo Fusanelli. I busti di Cave saranno riconsegnati al parroco di San Carlo alla presenza del vescovo di Palestrina e del sindaco Angelo Lupi.
Le indagini dei Carabinieri di Napoli
Le indagini hanno permesso di accertare che la banda era attiva già da molti anni nel settore dell’antiquariato e dei beni ecclesiastici grazie alle specifiche conoscenze dei ricettatori che, appassionati d’arte o, in alcuni casi, ex titolari di negozi, costituivano il tramite per la commercializzazione degli oggetti proventi di furto. L’iter era consolidato: alcuni avevano il compito di effettuare sopralluoghi per individuare luoghi di culto vulnerabili, altri si occupavano del reperimento dei beni per individuare i canali illeciti di vendita, ad altri ancora spettava, infine, la collocazione dei pezzi rubati, dai mercati rionali per gli oggetti di minore rilevanza a trattative private nel caso di opere di notevole valore commerciale.
Di fondamentale importanza, per l’individuazione dei beni, è risultata la comparazione delle immagini degli oggetti sequestrati con quelle contenute nella “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, il più grande database di opere d’arte rubate al mondo, gestito dal Comando Tutela Patrimonio Culturale che ha permesso di ricondurre i beni ai furti avvenuti a Cave e Artena.
Gli oggetti recuperati, derivanti da 55 furti compiuti sull’intero territorio nazionale, da Bolzano a Catania, provengono in prevalenza da chiese e abitazioni private. Tra i più rilevanti da ricordare, l’intero tesoro di San Donato, asportato dalla Chiesa di Santa Maria degli Angeli di Acerno (SA), e due busti in legno raffiguranti “San Paolo” e “San Pietro”.
La restituzione che avverrà nel pomeriggio, nel quadro della collaborazione fra l’Arma dei Carabinieri e i titolari degli Uffici Diocesani preposti al patrimonio religioso, segue di poco l’operazione compiuta dal Nucleo TPC di Cagliari, che aveva smantellato un gruppo di finti restauratori dediti a raggiri ed estorsioni ai danni di parroci e responsabili di altri luoghi di culto.
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