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Non si curano, sono sempre più soli, lo Stato li “tratta come bancomat” e non sanno che hanno diritto ad alcune prestazioni legate alla pensione. In un anno e mezzo il progetto dello SPI CGIL ha fatto recuperare agli anziani della Valle del Sacco 212 mila euro. 450 mila euro nell’intero Comprensorio sindacale (Pomezia, Castelli, Roma Sud, Valle del Sacco e Litorale)
Gli anziani della Valle del Sacco vivono in media con 10 mila-11 mila euro l’anno. Ma siccome per la statistica vale la “legge dei polli” (c’è chi mangia il petto, chi la coscia e chi si deve accontentare di pelle e ossa) la maggior parte di loro ha un reddito mensile di 600 euro e non riesce ad arrivare alla fine del mese. I dati dello SPI CGIL parlano chiaro e descrivono una popolazione anziana sempre più in difficoltà. “Gli anziani – spiega Cristina Bolzani, Segretaria organizzativa dello SPI del Comprensorio Roma Sud Pomezia Castelli – non riescono ad arrivare alla fine del mese, hanno un grosso problema con la sanità, mancano di autosufficienza e stanno cambiando stile di vita. Le liste di attesa nelle strutture pubbliche arrivano fino ad un anno – spiega la sindacalista – e ciò costringe gli anziani a rivolgersi alla sanità privata ma siccome non riescono ad arrivare alla fine del mese il risultato è che non si curano e, anche se si curano, dopo la riabilitazione non sanno a chi rivolgersi”.
La situazione è insomma molto critica e dal 2012 è diventata ancor più critica. Cioè da quando l’Inps ha deciso di non inviare più ai pensionati il “Modello OBISM”, che sarebbe una sorta di dichiarazione dei redditi del pensionato. Ciò ha reso più difficile, per gli anziani che percepiscono pensioni da lavoro, sapere se hanno diritto a delle agevolazioni e a delle prestazioni a richiesta “perché il pensionato non sa – dicono dal sindacato – qual è il lordo della pensione che prende, quindi non sa se può richiedere prestazioni aggiuntive al verificarsi di alcune condizioni”. Da quell’anno nasce l’idea di avviare il progetto “Diritti Inespressi” messo in campo dal Sindacato Pensionati Italiani della Cgil. Con esso il sindacato in un anno e mezzo ha fatto recuperare ai pensionati del comprensorio 450mila euro (212 mila euro nella sola Valle del Sacco) di prestazioni a domanda.
Quali sono le prestazioni a richiesta
Tra le prestazioni che si possono ottenere, se ci sono determinati requisiti, c’è l’assegno al nucleo familiare, pari a 52 euro al mese. La prestazione può essere chiesta da coloro che siano titolari di pensioni di reversibilità da lavoro dipendente e invalidi al cento percento. Si possono recuperare gli importi mensili fino a 5 anni. Altre prestazioni che vanno richieste sono le maggiorazioni della pensione a determinate età anagrafiche: ad esempio a 65 anni è possibile chiedere un aumento se si rispettano alcuni limiti di reddito previsti dalla norma. Altri diritti inespressi (cioè a richiesta): se si ha una pensione fino a mille euro si ha diritto alla 14esima mensilità; se si ha un’età pari o superiore a 66 anni e 7 mesi si ha diritto all’assegno sociale.
Ma allora qual è il problema? E come poter esercitare questi diritti
“Il problema è che gli anziani non lo sanno” spiega Cristina Bolzani. La mancanza di informazione, tra l’altro, non è una caratteristica della sola Valle del Sacco. “Gli anziani sono disinformati nella Valle del Sacco esattamente come a Roma – aggiunge – e per questo non possono esercitare il diritto di chiedere le prestazioni”. Ed è questo è il motivo per cui il Sindacato ha chiamato “Diritti Inespressi” questo progetto attivato dalla fine del 2017 nel comprensorio Roma Sud, Castelli, Pomezia e Valle del Sacco. L’anziano può recarsi presso la sede del Sindacato dei Pensionati (nella Valle del Sacco sono ad Artena, Carpineto, Colleferro, Segni e Valmontone) e far valutare la propria situazione. Inoltre per avvicinarsi di più alla popolazione, lo SPI Cgil ha attivato anche un “Camper dei diritti”. Si tratta di un ufficio mobile che incontra la popolazione nei luoghi di ritrovo principali. Il 31 ottobre è stato al mercato di Montelanico e il prossimo 15 novembre sarà a Colonna. Informazioni possono essere chieste al numero 069700608 dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18.
La proposta di una legge sulla non autosufficienza e la rivalutazione delle pensioni
La presenza di diritti da attivare su richiesta non è l’unico dei problemi. Un altro problema? “Lo Stato deve smetterla – dicono dallo SPI – di considerare i pensionati come un bancomat, non rivalutando le pensioni”. E poi c’è forse il più problema più grande: in Italia, dicono dati CGIL, “ci sono 3 milioni di persone non autosufficienti, la maggior parte delle quali sono anziane”. Venendo al nostro territorio, nella Valle del Sacco ci sono 15300 ultra 65enni, pari al 20% della popolazione. In paesi montani come Carpineto Romano e Gorga si arriva al 28% della popolazione, anche se le punte più alte del Comprensorio sindacale si raggiungono nel 7° Municipio di Roma. Il minimo comune denominatore è che tutti questi anziani sono sempre più soli tanto da far parlare i sindacati di “emergenza nazionale di cui nessuno parla”. “Si tratta di un peso insostenibile per milioni di famiglie – aggiungono in un volantino – che se e fanno carico da sole e che rischiano di finire in povertà”. Un problema così grave che Cgil, Cisl, Uil e FNP hanno proposto una legge “sulla non autosufficienza”.