La Quarto Savona 15 a Valmontone e Colleferro. Piantedosi: “Oggi la mafia uccide con la droga”

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I resti della macchina della scorta di Giovanni Falcone anche a Valmontone e di Colleferro. Tina Montinaro: “Ecco cosa è capace di fare la mafia ma se qualcuno pensava che quel maledetto 23 maggio tutto sarebbe finito, non è così. Non ci avete fatto niente”

Il Festival della legalità è iniziato domenica a Colonna. Arriverà l’8 pomeriggio a Valmontone in piazza della Repubblica, e il 9 marzo pomeriggio a Colleferro in piazza Italia. L’iniziativa voluta dal comune dei Castelli sta portando nei paesi i resti della “Quarto Savona 15”, cioè la macchina su cui viaggiavano i membri della scorta del giudice Giovanni Falcone. I rottami sono stati messi in una teca che oggi è arrivata a Frascati e domani riprenderà il suo viaggio attraverso il nostro territorio

Per i giovani studenti e per la popolazione la teca con i resti della macchina sarà il simbolo concreto della lotta per la legalità contro le mafie. Il festival della legalità prende il nome di “C’è chi dice no” e cade nell’anno del trentennale della strade di Capaci. Nell’attentato del maggio 1992 morì il magistrato di Palermo, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Proprio la vedova di Antonio, Tina Montinaro, ieri pomeriggio è stata a Colonna ad inaugurare il festival davanti alle forze dell’ordine, agli spettatori e alla Fanfara della Polizia. Con lei il Prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, i sindaci della zona, il senatore Bruno Astorre, il consigliere metropolitano Nicola Marini, i vertici territoriali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

Il sindaco di Colonna, Fausto Giuliani, ha reso onore “a chi ha dato la vita per combattere l’illegalità”. L’amministratore ha indicato i resti della “Quarto Savona 15” come il “simbolo della lotta ad oltranza che tutte le forze dell’ordine ingaggiano contro la mafia”. Per i Comuni di Valmontone e Colleferro erano presenti la consigliera Laura Mujic e l’assessore Diana Stanzani.

“Bisogna prendere esempio da quegli uomini che già nel 1986 sapevano da che parte stare”

Il prefetto Matteo Piantedosi con Tina Montinaro

Un messaggio forte durante la cerimonia è stato lanciato dalla vedova Montinaro, che ha ringraziato in particolar modo tutti i poliziotti presenti. “Portando per l’Italia la teca della Quarto Savona 15 – ha detto – voglio dimostrare alle nuove generazioni cosa è capace di fare la mafia. Ancora oggi – ha dichiarato – ci sono tanti figli e fratelli che piangono i loro morti. Antonio l’ho conosciuto quando aveva ventiquattro anni ed era convito di fare la scorta al dottor Falcone e mi sono innamorata di lui e l’ho sposato. Se qualcuno pensava che quel maledetto 23 maggio tutto sarebbe finito, non è così: non hanno ucciso Tina Montinaro, né i miei figli”.

“Non ci avete fatto niente”

“Non ci avete fatto niente” ha scandito la vedova, in siciliano, rivolgendosi metaforicamente ai mafiosi. “I nostri ragazzi – ha proseguito – devono essere migliori di noi, perché se Palermo piange tanti morti è perchè alla mafia è stato dato il consenso e invece bisogna cambiare e bisogna prendere esempio da quegli uomini che già nel 1986 sapevano da che parte stare quando a Palermo la mafia faceva paura”.

“Quegli uomini – ha dichiarato la Montinaro – con la loro morte ci hanno liberati. A Palermo c’erano le camere della morte, dove si scioglievano i bambini nell’acido. Dopo l’attentato Palermo si è indignata, ha alzato la testa e ha iniziato a denunciare. Palermo è cambiata e lo dobbiamo a Giovanni Falcone e a Borsellino e a tutti quei ragazzi che hanno dato la vita”.

Piantedosi: “Manifestazione importantissima per diffondere la cultura della legalità”

Cosa rappresenta la manifestazione per il questo territorio? Lo abbiamo chiesto al Prefetto di Roma, Matteo Piantedosi. “È importantissima non solo per questo territorio che la ospita in questi giorni – ha risposto – perché serve a diffondere una cultura della legalità e del rispetto per il prossimo, altrimenti il sacrificio di queste grandi persone e anche degli uomini della scorta sarebbe vano”.

Come diceva Giovanni Falcone – ha proseguito Piantedosi – la mafia è un fenomeno tipicamente umano, quindi ha avuto una nascita, un’evoluzione e prima o poi finirà. Non potrà che finire se non attraverso un’azione di diffusione della cultura del rispetto della legalità e del prossimo”.

Questo non significa una professione di rassegnazione delle istituzioni preposte – ha precisato Piantedosi –, perché l’Italia è il paese che ha offerto anche alla letteratura la creazione della mafia e dei fenomeni mafiosi ma anche la creazione e la professionalizzazione delle forze di polizia migliori a mondo nel contrastarlo. Ciononostante il contrasto non sarà mai di per sé sufficiente se ad esso non si accompagnerà un’azione culturale come l’evento in corso”.

“Oggi la mafia uccide silenziosamente attraverso la droga”

Anche in questa zone della provincia di Roma rimane forte l’azione di contrasto della mafia? “Non solo qui. Su questi temi dobbiamo lanciare messaggi giusti e corretti. Oggi la mafia è cambiata – ha spiegato il Prefetto –, si ramifica nella società civile attraverso il tentativo di ramificare i proventi enormi del traffico della droga, quindi uccide in maniera silenziosa attraverso la diffusione della droga, da cui trae quei grandissimi profitti che poi cerca di impiegare nella società. Sicuramente anche qui manteniamo alto il livello di attenzione”.

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