Colleferro, la storia dei Rifugi in un cortometraggio

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Una città fatta di cunicoli e di tunnel che corre per sei chilometri sotto Colleferro. Sono i rifugi, luoghi sotterranei che hanno protetto la popolazione della zona dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Questi luoghi – visitabili e curati grazie all’impegno dell’associazione Novecento e Oltre – rivivono in un cortometraggio che continua a collezionare premi internazionali e recensioni positive. Rifugi è un progetto nato dall’intuizione di Luca Cutini, musicista e regista di Colleferro. Per la Nuova Tribuna, il regista Cutini racconta l’origine di questo progetto.

Puoi spiegarci com’è nata l’idea di realizzare un racconto sui rifugi?

Qualche anno fa ho collaborato come aiuto regista alla realizzazione di uno spot web dei Rifugi di Colleferro. L’idea di quella pubblicità venne a Renzo Rossi ( responsabile dell’associazione Novecento e Oltre) dopo che ritrovò, da qualche parte nei cunicoli, una macchinina di ferro di cinque/sei centimetri risalente agli anni della guerra. Deve essere appartenuta a un bambino che usò quel giocattolo per allontanarsi dalla realtà in cui era costretto a vivere. Ad accompagnare le immagini girate nel rifugio di via Santa Bibiana c’erano alcune voci registrate che recitavano testimonianze scritte di uomini e donne vittime dell’esperienza dei bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. Rimasi molto colpito da tutto ciò: dal giocattolo, un oggetto così in contrasto con la storia di quel luogo, e da quelle parole, così drammatiche, ma al tempo stesso intime e delicate: avrei voluto leggerne tante altre ma, soprattutto, avrei voluto vedere i ricordi contenuti in quelle poche righe.

Luca Cutini durante le riprese di Rifugi @Rifugi-il cortometraggio

Hai deciso quindi di portare la storia dei Rifugi e di quella macchinina come proposta di un possibile lavoro cinematografico?

Mi sono iscritto all’Accademia di cinema, dove ho girato tanti altri cortometraggi. L’idea di scrivere una storia ambientata nei Rifugi si era affievolita, ma non si è mai spenta. Era in un angolo buio dentro la mia testa a maturare, in attesa che arrivasse il momento giusto. È riemersa mentre stavo valutando alcune idee per il cortometraggio di diploma. Ho proposto la storia a Francesca e Michele, due compagni di accademia, con cui abbiamo sviluppato il soggetto, le tematiche e i personaggi, fino ad arrivare alla sceneggiatura definitiva. Il tutto ha preso una direzione ancor più intima grazie ai diversi sopralluoghi, alle ore passate a camminare nel buio dei Rifugi in modo che potessimo provare sulla nostra pelle l’esperienza del freddo, della terra, dell’umidità e della necessità di uscire in superficie. A queste passeggiate sotterranee hanno preso parte anche la direttrice della fotografia, la fonica, la costumista e la scenografa: ciò per studiare le esigenze tecniche legate a una location inusuale, ma anche per restituire un’esperienza e un’emozione più personali e sincere in ogni ambito della messa in scena filmica.

Oltre all’esplorazione dei rifugi, che fonti hai utilizzato per ricreare l’ambientazione?

Inizialmente sono partito dalle informazioni e dai racconti reperiti dai vari libri scritti a riguardo nel corso degli anni. Successivamente ho conosciuto una delle sette persone nate nei Rifugi tra il ’43 e il ’45, Anna Fontecchia, la quale mi ha riferito tutti i racconti che, a sua volta, aveva sentito da sua madre. Anna mi ha poi indirizzato da un’altra persona, Silvano Gaibisso, che all’epoca della guerra era poco più che un ragazzo, di cui custodisco una preziosissima videointervista di quattro ore. Una memoria di un’accuratezza invidiabile. Grazie alle loro indispensabili testimonianze abbiamo potuto disporre di moltissime informazioni fondamentali per una ricostruzione storica accurata riguardo vestiti, il cibo che riuscivano a reperire e gli stati d’animo delle persone durante la permanenza nei rifugi. Sono contento di aver intrapreso questo percorso che mi ha portato alla scoperta di storie fondamentali da sapere per conoscere la città in cui sono nato e cresciuto.

Riprese sul set Rifugi @Rifugi- Cortometraggio

Con chi e come hai prodotto il corto?

Il corto è stato co-prodotto con la Roma Film Academy, che ci ha fornito la maggior parte dell’attrezzatura tecnica (parco luci, macchina da presa e lenti, materiale tecnico di suono). Per finanziare il resto delle spese abbiamo avuto un sostanzioso contributo da parte del Comune di Colleferro e della BCC di Colleferro in collaborazione con l’associazione Elide, a cui si è aggiunto un indispensabile insieme di donazioni tramite una piattaforma online di crowdfunding, in primis da parte dei miei genitori, ma anche da decine di parenti e amici e da alcuni membri della troupe. Ognuno, nel suo piccolo, ha contribuito alla realizzazione del cortometraggio.

Come sta andando la critica di settore? Avete vinto premi?

Il Miglior cortometraggio italiano agli Oniros Film Awards (Saint Vincent). Il miglior Film del mese e Miglior cortometraggio all’Eurasia International Film Festival (Mosca), miglior Film di uno studente ai Florence Film Awards (Firenze) e Miglior Attrice non protagonista al Varese International Film Festival. Al momento siamo in corsa per altri 27 festival.

Avete in programma la proiezione di rifugi a Colleferro?

Ancora non c’è una data stabilita, ma stiamo organizzando una proiezione nei prossimi mesi. Avrete notizie seguendo la pagina Facebook ufficiale Rifugi – Cortometraggio.

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