…che sarebbe un peccato abbandonare
Tra meno di un quarto d’ora scatta il silenzio elettorale: era anche ora dopo sei mesi di campagna elettorale estenuante. Finalmente ci si potrà riposare un attimo per poi andare domenica a votare e scegliere chi amministrerà Artena dal 28 maggio in poi. Visto il sistema elettorale, chiunque vincerà avrà la maggioranza in Consiglio comunale ma, molto probabilmente, sarà minoranza nella città. Ciò significa che dovrà cercare di amministrare nel modo più partecipato, ragionevole e condiviso possibile se vorrà mantenere il consenso della popolazione.
Un modo per amministrare bene potrebbe essere quello di lavorare per realizzare le migliori idee che sono emerse durante questa lunga campagna elettorale, indipendentemente da chi le ha proposte. Ce ne sono alcune, infatti, che sono interessanti e potrebbero portare risultati rilevanti per tutti: sarebbe un peccato abbandonarle soltanto perché sono state lanciate da un qualche candidato e non da un altro.
Facciamo qualche esempio citando soltanto quelle idee che potrebbero avere una portata rilevante sulla città, lasciando da parte quelle sui rifiuti (visto che la legge impone un cambio di rotta già dal 2020). Ad esempio è buona l’idea di valorizzare la filiera agro-alimentare recuperando le sementi antiche e valorizzando i prodotti anche sotto il profilo della vendita e della promozione coordinata: ci sono città (ad esempio Arcevia nelle Marche o basti pensare a Norcia o a Cerignola) che su questa base negli anni hanno costruito un’economia solida che coinvolge dai produttori ai ristoranti agli alberghi. Sulla stessa scia è l’idea di lavorare sulla “filiera corta” e sulla qualificazione biologica o biodinamica della produzione agricola.
Un’altra idea su cui lavorare assolutamente è rendere più accessibile il centro storico. Ci si dovrebbe quasi vergognare del fatto che oggi, nell’era dei droni e degli smartphone, una porzione del territorio comunale sia inaccessibile ai servizi pubblici, ai corrieri o alle ambulanze, continuando a vivere nel 1800 se si pensa alla mobilità. All’idea sulla maggiore accessibilità (anche con un ulteriore accesso) si somma quella evergreen della creazione di un albergo diffuso, quella di formare e creare guide fisiche e digitali e quella di porre nel centro storico una guardia medica. Tra le buone idee che riguardano il centro storico ce ne mettiamo altre tre: l’acquisizione a patrimonio di villa Borghese e del palazzo, la creazione di un vero parco archeologico a Piana della Civita e l’istituzione di un luogo in cui sviluppare le capacità artistiche dei giovani di Artena.
Allo stesso modo risulta un’ottima idea quella di collegare meglio le contrade con le stazioni ferroviarie e gli ospedali. Ci sono infatti alcune persone che vivendo nelle contrade non hanno la macchina e debbono elemosinare passaggi, vivendo così in una condizione di isolamento anche sociale, accentuato dall’inaffidabilità dei mezzi pubblici regionali e soltanto alleviato dal “taxi sociale”. Avete mai provato da Macere o da via Giulianello ad andare a prendere il treno di domenica con i mezzi pubblici? Si vive quasi sequestrati in campagna.
Le ultime buone idee che voglio elencare riguardano il sociale, in particolare l’applicazione della legge. Una riguarda il coinvolgimento delle realtà del Terzo settore nella pianificazione dei servizi sociali. L’altra è quella di migliorare le condizioni di vita dei disabili: un’Artena a misura di disabili sarebbe un’utopia, un enclave per disabili sarebbe forse più realizzabile ma non vorrei assomigliasse a un ghetto. Tra l’una e l’altra si può iniziare di certo a migliorare le condizioni della loro vita intervenendo su barriere architettoniche e servizi. E francamente non sarebbe un vezzo ma un dovere!