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Troppi contrasti e troppi arresti in dieci anni: così il commissariamento è stato vissuto quasi come un’inevitabile medicina amara, se non come un sollievo
Quando arriva un commissario in un Comune è sempre una sconfitta politica per tutti. Anche stavolta ognuno darà la colpa agli altri ma è chiaro che la situazione amministrativa era sempre più insostenibile. L’arrivo del commissario, per certi versi, è stato un sollievo per la gran parte della città che soffriva nel veder il Comune immobile, con pratiche ferme da mesi e con una maggioranza che aveva esaurito lo slancio per avvitarsi sempre più su se stessa. Lo è stato di certo in Comune, dove il clima si era appesantito da un anno a questa parte, tanto che in un anno l’amministrazione non è stata in grado di trovare un responsabile del bilancio. E anche quello che aveva trovato, poi non ha accettato di venire a lavorare ad Artena. Di tutto ciò non si può comunque gioire perché il commissariamento è solo l’ultimo atto di una situazione degenerata. Come quando il chirurgo taglia l’arto incancrenito.
La prefettura per fortuna ci ha risparmiato l’onta dello scioglimento per gravi violazioni di legge, che altrimenti sarebbe rimasta nella storia come uno dei pochissimi casi avvenuti in Italia. Ci ha però mandato un commissario che ha trattato situazioni molto spinose e ciò la dice lunga su come gli enti sovracomunali vedono la situazione cittadina. Ciò che forse è sfuggito a tanti è che sono dieci anni che la nostra città è al centro di vicende giudiziarie e di contrasti con la prefettura. Anche se ogni indagine ha una propria storia e alcune non hanno riguardato direttamente il nostro Comune, su questa città la magistratura e le forze dell’ordine di mezza provincia hanno puntato un faro. Soltanto tra le persone che hanno ricoperto una carica in Consiglio comunale (per tralasciare quelle non elette), in dieci anni e in diverse liste, ne sono stati indagati una decina, tra cui sei arrestati (per molti i processi sono in corso, alcuni sono stati prosciolti e alcuni condannati). Di arresto in arresto è arrivata l’ora di fare un cambio radicale.
Personalmente non sono certo che il commissariamento si fermerà a maggio prossimo, anche se lo spero per fiducia nella democrazia. Sarebbe stato tutto più semplice se, come avevo prospettato, a gennaio ci fosse stato un accordo di fine mandato per arrivare alle elezioni quest’anno. Ma ciò non è stato. Ora l’arrivo del commissario è un’amara occasione per fare reset, provare a creare serenità negli uffici comunali (scrostando delle anomalie diventate croniche) e ripartire. La cura commissariale purtroppo potrebbe portare sofferenze immaginabili, soprattutto per quanto riguarda la tassazione. Ciò però permetterà di fare quel che va fatto e rimettere in riga l’ente.
I mesi che ci aspettano hanno in loro l’opportunità per fare ciò che non è stato fatto negli ultimi trent’anni. E cioè pacificare una città martoriata da una secolare guerra tra cordate. Fare un programma politico serio per rimettere al passo un territorio rimasto arretrato, con pochi servizi, che si desertifica progressivamente. Affrontare l’emergenza occupazionale e reddituale dei lavoratori dipendenti che ci vede agli ultimi posti della provincia. Ricostruire una macchina amministrativa in disfacimento. Questa è forse l’ultima occasione per riuscire nella secolare rincorsa verso le altre cittadine. Per farlo serve davvero che ci metta del suo anche chi non si è esposto fino ad ora nell’arena politica per paura di non riuscire o di rimanerne negativamente coinvolto.
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