Il dado è tratto?

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Né idee, né programmi ma solo la conquista di poltrone è l’obiettivo primario di questo ennesimo inciucio (dopo quello post elezioni del 4 marzo 2018) che accomuna i pensieri del M5s e Pd. Come avete notato, metto in prima posizione il Movimento e a seguire il Pd perché dopo le elezioni passate è il partito con maggiore numero di rappresentanti nel nostro Parlamento. Eppure, leggendo i giornali e sentendo le TV, i democratici hanno alzato la cresta e pretendono – e l’otterranno per incapacità politica penta stellata – le poltrone di maggior prestigio, autorità e importanza a livello internazionale. E questo la dice lunga sulla quasi nullità dell’influenza dei 5s nell’ “inferno politico” attuale italiano.

Sarebbe un esecutivo a trazione completa Pd con la firma di Bruxelles e dei poteri forti (Tramp, Merkel e Macron che lodano e spingono per un Conte bis – magari fosse Antonio invece è Giuseppi, come scritto dal Presidente USA-) . Fino al momento in cui scrivo ancora non sono in corso gli ultimi colloqui con il Capo dello Stato ma sembrerebbe che il Conte bis sia all’orizzonte: quindi attendiamo sconsolati l’annuncio quirinalizio! Devo però porre in evidenza come – di fronte alla possibilità di nuove elezioni – si sono elevati scudi sui giornali e sui social su come questa soluzione sia impossibile perché non prevista dalla nostra Costituzione.

Devo precisare che non è proprio così. E’ una questione di lana caprina, una caratteristica tutta o quasi italiana che consente di interpretare le leggi e in questo caso la Costituzione (si vedano alcune recenti e meno recenti sentenze a tutti i livelli). Siamo all’8 gennaio del 1947: si sta dibattendo sull’art. 94 da parte dei cosiddetti padri costituenti (il democristiano Costantino Mortati e il liberale Luigi Einaudi) sulla fiducia all’esecutivo e precisamente sulle regole per blindare il governo che si presenta instabile.

Secondo Einaudi si dovrebbe frenare sulle regole al quale controbatte Mortati affermando l’esistenza di due forme di instabilità: una è “quella che deriva dal mutamento dello spirito pubblico e dalla modificazione della situazione politica del Paese (accennata da Einaudi, nda)…” e a questo punto è “il Capo dello Stato che ha la funzione peculiare…di mantenere omogeneo lo spirito pubblico con l’azione di governo”. Le norma agirebbero, secondo Mortati solo in questi ultimi casi.

Ma lo stesso Mortati, costituzionalista di valore che ha avuto un grande peso nella stesura della Costituzione, nel 1958 su “Istituzioni di diritto pubblico” afferma che “Sembra più consono all’indole di governo parlamentare considerare la presunzione di concordanza fra corpo elettorale e parlamentare… cioè alla possibilità di un accertamento… ottenibile attraverso la consultazione del corpo elettorale, da effettuare con lo scioglimento anticipato delle Camere… diretto alla constatazione di eventuali disarmonie fra corpo elettorale e Parlamento”.

Spetta, quindi, al Capo dello Stato segnalare “le eventuali gravi disarmonie” ed “effettuare un appello al popolo stesso, attraverso l’impiego dell’istituto dello scioglimento anticipato, quando vi siano elementi tali da renderlo necessario o anche solo opportuno”. Dopo quanto affermato dall’illustre costituzionalista sarebbe ancora valida e opportuna la frase “le maggioranze si formano in Parlamento”?

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