Quello che da alcuni anni ci spaventa, ci tormenta e temiamo più di ogni altra cosa in economia e che ha mandato e manda tuttora su tutte le furie i burocrati di Bruxelles e che costringe l’Italia a filare su una lama di coltello se non vuole incorrere nelle ire dell’U.E. con tanto di sanzioni per infrazione alle norme, è semplicemente un numeretto, il 3%, nato per caso dalla mente …assonnata di un oscuro funzionario del ministero del Bilancio francese.
Era la notte…tempestosa del 9 giugno del 1981 quando l’allora presidente francese F. Mitterrand – insonne per il problema di dover affrontare e fissare il tetto della spesa pubblica – chiama al telefono il funzionario, certo Guy Abeille, e gli chiede un numero che potesse fissare il tetto al budget da poter sforare. La risposta immediata dell’assonnato funzionario (forse per poter continuare a dormire) è “trois”, cioè tre, il 3%.
Ora il funzionario è in pensione e, alla domanda di un giornalista del Sole24ore, ha candidamente risposto che il numero 3 dato in quella notte fu dovuto ad una intuizione perché è “un numero magico, sciamanico”. Oggi, solo oggi veniamo a conoscere la motivazione che ha scombussolato, messo in apprensione e ossessionato l’U.E., la Germania e, soprattutto, l’Italia.Non solo, ma il…solerte funzionario ha ammesso candidamente che il rapporto, per noi funesto, deficit/Pil non ha alcuna base scientifica, ancorché la finanza e l’economia siano scienze esatte.
Insomma, il famoso rapporto sarebbe come dividere le fragole con le mele perché “in nessun caso può essere una bussola poiché non misura nulla”. Nonostante queste sincere ammissioni di Abeille sulla scelta del 3% e le affermazioni di illustri economisti, gli scienziati burocrati ed …esperti di finanza e di economia di Bruxelles, il famigerato tetto del 3% del tetto continua a ossessionarci e a impedire la crescita. E allora, grazie Abeille, grazie Mitterrand, grazie U.E.! e continuiamo a mangiare le fragole, che sono di stagione ma senza dividerle con le mele.