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Richard Jewell Stelle: 4 su 5 Genere: Biografico, Drammatico Cinema: Colleferro
Atlanta, Georgia, anni ottanta. Richard Jewell è un trentenne che sogna di diventare un agente di polizia, adora le forze dell’ordine e conosce ogni legge a memoria. Ma Richard lavora per lo più in lavori d’ufficio e non viene mai veramente preso in considerazione dai suoi colleghi che lo vedono come un sognatore senza speranza e con qualche chilo di troppo.
Le olimpiadi regalano al buon Richard la possibilità di lavorare nella vigilanza. Richard non ci pensa due volte e comincia a lavorare come sorvegliante durante dei concerti serali: uno dei molti eventi svolti durante le olimpiadi.
Richard è attento, sveglio e si impegna come non mai per fare bella figura e garantire un buon servizio. Durante una serata, vede uno zaino assai sospetto e lo segnala alle autorità. Gli artificieri vengono sul posto e scoprono che nello zaino si trova una bomba, il pubblico viene fatto allontanare dalla bomba. Innumerevoli vite vengono salvate grazie all’avvistamento di Richard, per tutti diventa un eroe.
Le feste durano poco, l’ FBI sospetta che la bomba sia stata messa da Richard di proposito, secondo la teoria dei polizziotti Richard l’avrebbe fatto per essere poi osannato da tutti come eroe della patria. I media e l’ FBI rendono l’esistenza di Richard un inferno.
La regia è del grande Clint Eastwood, che con questo film chiude la trilogia sugli eroi americani. Raccontando ancora una volta la vera storia di un uomo comune che ha fatto qualcosa di straordinario. Questa volta però il buon Clint ci mostra anche lo sciacallaggio dei media e molto altro ancora.
Quello che succede nel film è lo specchio dell’uomo moderno, in un primo momento la folla ama alla follia Richard, lo idolatra a non finire, poi lo vuole morto. La folla che vuole solo eroi o demoni, vuole soltanto rispecchiarsi in qualche santo o sfogare la rabbia su qualche malvagio. Niente mezze misure. Questo è dovuto anche ai media, che incitano ad odiare o amare qualcuno senza coscienza. I media che nutrono le pance del pubblico e non le menti, che li accontentano sempre e comunque, che amano gridare solo allo scandalo o al miracolo. Il pubblico e i media che vanno a braccetto e che amano alla follia puntare il dito.
La regia di Clint è claustrofobica, quando Richard viene accusato gli spazi si chiudono. Le inquadrature vicine e gli spazi chiusi racchiudono lo stato d’animo di Richard e dei suoi cari, costretti a vivere in spazi strette e braccati dai microfoni.
Consiglio la visione, Clint Eastwood dirige un film con intelligenza, obbiettività e grazia. Denuncia ciò che non va nella nostra società lasciandoci ancora qualche speranza: in fondo forse ci sono ancora degli eroi e molto probabilmente sono quelli a cui spesso puntiamo il dito o che riteniamo degli sfigati.