“Non trovo dipendenti o collaboratori”: il “dramma” delle attività

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Ristoranti, pizzerie, alimentari e tante altre attività fanno fatica a trovare personale da assumere. “E non è un problema di soldi”

pietrina coltrè alimentari artena
Pietrina Coltrè nel suo alimentari

“Da un mese non trovo dipendenti o collaboratori” racconta Pietrina Coltrè, dell’omonimo alimentari di Artena. La commerciante cerca personale per tutte le mattine, dalle 7.30 alle 13, dal lunedì al sabato. Ma non lo trova. Come lei stanno nella stessa situazione tanti altri negozi, pizzerie, ristoranti e aziende in generale.

“Ne ho bisogno e sono pronta a pagare in base all’esperienza e alle loro competenze – prosegue la commerciante di Artena – ma purtroppo non ho trovato nessuno disponibile ad imparare a lavorare. Possibile che tutti vogliano il reddito di cittadinanza e nessuno voglia lavorare?”

La situazione di Pietrina Coltrè non è isolata. Come lei cercano personale pizzerie, ristoranti e ogni altro tipo di attività. Ma trovare chi accetta proposte di lavoro è assai arduo. “Non è una questione di soldi: non c’è proprio nessuno che cerca lavoro” spiega Luca Polce, de L’Altra Pizza di Valmontone.

Stessa situazione per i ristoranti. Da Vamontone a Velletri, passando per Lariano, la storia è la stessa. “Mi serve personale sei ore al giorno, sei giorni a settimana con uno stipendio da contratto collettivo ma non trovo nessuno” conferma Stefano Bartolucci del ristorante “Rosso DiVino” di Valmontone.

“A pranzo faccio sala e cucina da solo perché non ho personale” aggiunge il ristoratore, che ha un’idea precisa delle cause di questa situazione. “Stiamo raccogliendo i frutti della pandemia: le persone hanno imparato a campare con meno e a vivere di assistenza. Non c’è più quell’ardore – aggiunge Bartolucci – e quella voglia di affermarsi con il lavoro per rendersi liberi o per realizzare i propri sogni”.

“Tra l’altro – conclude il ristoratore – chi pretende di esse assunto spesso non ha le competenze per svolgere il lavoro oppure non sembra essere connesso con a realtà: stiamo riscontrando un gap generazionale. È un problema che riguarda tutti e al nord è anche peggio”.

Ma i dati Istat mostrano che c’è qualcosa di più

La percezione dei datori di lavoro, secondo cui nessuno vuole lavorare, non è riscontrata nei dati Istat. Probabilmente ci troviamo di fronte a un cambiamento macroeconomico che non conoscevamo da anni. Secondo gli ultimi dati, da anni non c’era così tanta gente che lavorava.

Mai così pochi disoccupati e inattivi

A novembre il tasso di disoccupazione generale è sceso al 7,8%. Per arrivare a un dato così basso bisogna risalire al giugno del 2009: tra il 2013 e il 2019 è stato tra il 9 e il 13%. Il tasso di disoccupazione giovanile a novembre era al 23%: non era così basso dal dicembre 2008 (tra il 2014 e il 2019 è stato tra il 43 e il 27%). Anche gli inattivi non erano così pochi da anni: il 34,5%, come prima della pandemia.

Questo può significare due cose. O che ci sono meno persone disponibili a cercare lavoro causa dell’amento dell’occupazione, e magari a causa del calo demografico. O che i lavoratori durante e dopo la pandemia si sono riposizionati, scegliendo come settori di lavoro quei comparti che hanno ritenuto più sicuri e che garantiscono un reddito più alto. E questo crea problemi proprio a quelle attività che negli ultimi anni sono state viste come più rischiose a causa delle restrizioni.

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