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La commedia all’italiana di Angese Fallongo sarà in scena al Vittorio Veneto di Colleferro il 6 gennaio
Tutto pronto, tra poco si aprirà il sipario del Vittorio Veneto di Colleferro. Il conto alla rovescia è iniziato. Gli applausi arriveranno tra qualche giorno: il sei gennaio alle 18.30. Ad aprire la stagione teatrale del teatro di Colleferro (gli abbonamenti sono ancora possibili fino al giorno dell’Epifania) è “I Mezzalira – Panni sporchi fritti in casa”. Si tratta di una commedia all’italiana scritta da Agense Fallondo e interpretata dall’autrice insieme a Tiziano Caputo e Adriano Evangelisti, con la regia di Raffaele Latagliata.
“I Mezzalira” è il terzo capitolo che conclude la “Trilogia degli Ultimi” iniziata dalla Fallongo con la scrittura dei primi due (“Letizia va alla guerra” e “…Fino alle stelle!”. Il titolo I Mezzalira – panni sporchi fritti in casa nasce da un gioco linguistico che crea una fusione tra il celebre detto popolare “i panni sporchi si lavano in casa” e il concetto della “frittura” come simbolico spartiacque del binomio più antico della storia: quello tra servo e padrone, tra chi produce l’olio e chi lo possiede, tra chi può friggere tutti i giorni e chi non può friggere mai.
Se è vero che la saggezza popolare insegna a mantenere celate le questioni familiari all’interno delle mura domestiche lontano da occhi indiscreti, è altrettanto vero che quelle mura non sempre bastano a contenere i segreti, i tabù e i non detti della famiglia Mezzalira, protagonista del racconto, che, proprio come l’olio delle olive che raccoglie, scivola in una spirale di infausti accadimenti che la indurranno, inevitabilmente, a scendere a patti col mondo esterno.
Il tutto visto e raccontato da Giovanni Battista Mezzalira detto “Petrusino”, il più piccolo della famiglia che, una volta adulto, traccerà un vero e proprio arco della sua esistenza, in un caleidoscopio di ricordi che attraverseranno una vita intera, una vita fatta di luci, ombre e colpi di scena all’interno del medesimo focolare domestico. Petrusino sarà costretto a fare i conti con i fantasmi del passato per poter scendere a patti con il presente, scoprendo di non essere stato il solo a custodire un segreto.
Un racconto tragicomico che, ai toni brillanti della commedia all’italiana, mescola le tinte fosche del giallo e del thriller e che invita lo spettatore a guardare attraverso il buco della serratura di una casa “qualsiasi” per rintracciare il proprio personalissimo passato, e ricostruire così la propria storia, la storia della propria famiglia… non sempre perfetta.
La narrazione delle vicende, in cui tragedia e commedia si confondono continuamente, procederà attraverso una girandola vorticosa di ricordi rivissuti dal nostro protagonista, ma restituiti sempre “in assenza”. Egli presterà la voce al sé stesso bambino, al sé stesso ragazzo e al sé stesso uomo, ma in realtà sarà sempre assente dalla scena.
Infine la narrazione alternerà alla parola dei contrappunti sonori, realizzati in scena dagli attori stessi per restituire le atmosfere e creare suggestioni. Si ricorre, invece, alla musica, composta appositamente da Tiziano Caputo per lo spettacolo ed eseguita rigorosamente dal vivo, ogni qual volta le parole, non potendo reggere il peso del sentimento, debbano essere sublimate attraverso il canto. È un canto dell’anima, un canto di condivisione, un canto ancestrale di ritrovata connessione con la parte più profonda del nostro essere e con la terra d’appartenenza.
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