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Nella zona la benzina ha sfondato la soglia dei due euro al litro (al servito). “Sulla farina di semola un aumento percentuale a tre cifre, solo gli stipendi rimangono praticamente fermi”
Le famiglie stanno facendo i conti con l’inflazione. La benzina tra Artena, Valmontone, Lariano, Velletri e dintorni in alcuni casi ha superato la soglia dei due euro al litro al servito. Anche il metano, che l’anno scorso stava a un euro al chilo ora è aumentato del cinquanta percento. Un pieno di metano è passato da quindici euro a ventritré.
Gli aumenti si fanno sentire anche nel settore della ristorazione. “Sta aumentando tutto – afferma un operatore della ristorazione di Valmontone – basti pensare che il prezzo della farina di semola in un anno è più che raddoppiata. Solo gli stipendi non aumentano. Poi è normale che tanti settori sono in crisi: se i prezzi salgono ma gli stipendi rimangono praticamente gli stessi, da qualche parte le famiglie devono tagliare le spese. Credo che quest’anno sarà davvero dura”.
Nei giorni scorsi anche le associazioni degli agricoltori hanno sollevato il problema. L’Aspal ha più volte sottolineato che la crescita delle materie prime e dei carburanti agricoli sta erodendo i redditi delle aziende. La Coldiretti l’altro giorno ha protestato in piazza a Roma, chiedendo al Governo di adottare provvedimenti concreti.
Gli aumenti dei prezzi medi rilevati dall’Ismea
In effetti i prezzi medi all’ingrosso rilevati dall’ISMEA in Italia non lasciano spazio ad equivoci. Praticamente è aumentato tutto e se il consumatore non se n’è ancora accorto, se ne accorgerà presto. Nel campo delle sementi il prezzo di questo mese del frumento duro è salito dell’81% rispetto all’anno scorso. Il frumento tenero è aumentato del 40%, l’orzo del 55%.
Nel campo della frutta (parliamo sempre di prezzi medi all’ingrosso), i maggiori aumenti sono delle pere: +79,3%. La verdura ha fatto un balzo in avanti notevole con i finocchi che guidano i rincari (+101,5%) seguiti da broccoli (+68%) e carciofi (+64%), pomodori (+55%), radicchio (+54%). Aumentano pure le patate, il cui prezzo all’ingrosso sale del 17%, gli spinaci e le zucchine (entrambe +11%). Gli unici ortaggi che scendono sono: aglio, melanzane e peperoni.
Pure le carni bovine pure costano di più rispetto all’anno scorso, con aumenti tra il 2 e il 34%. Le carni suine rincarano dal 7 al 28%. Tra il pollame le galline sono più care del 94,5%, i polli del 45% e le uova dell’11%. Gli altri campi non sono dissimili. Il burro è più costoso del 123%, il pecorino romano del 22,5%, il miele del 15,4%.
Sale anche il prezzo dell’olio, sia estero che italiano: addirittura l’olio lampante estero fa registrare un prezzo che aumenta del 52,7%. Solo il prezzo dell’olio vergine d’oliva scende (-9,5%). Anche i fiori costano di più dell’anno scorso: gli aumenti vanno dal 2% al 232% degli iris.
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