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Giuseppe Lanna, segretario provinciale di Roma del Sindacato Nazionale Autonomo dei Medici Italiani (SNAMI), racconta cosa non va nella gestione dell’emergenza nel distretto di Colleferro della Asl Roma 5 e indica come migliorare i contatti tra SISP e medici di medicina generale
Nella gestione dei positivi e nel tracciamento dei contatti nel distretto di Colleferro della Asl Roma 5 le cose continuano a non andare. Se ieri erano i sindaci e gli stessi positivi a dirlo, oggi è Giuseppe Lanna, segretario provinciale del Sindacato Nazionale Autonomo dei Medici Italiani. Il problema ha varie sfaccettature. Una riguarda i rapporti tra i medici di medicina generale (i medici di famiglia) e il SISP, cioè il Servizio Igiene e Sanità Pubblica della Asl Roma 5. Un’altra parte del problema sta nei tempi con cui il SISP contatta i pazienti.
I certificati con i dispositivi che non arrivano
Partiamo dalle questioni burocratiche. Cioè la comunicazione dei certificati inerenti la quarantena e l’isolamento a fini INPS. “Purtroppo – spiega il dottor Lanna – da quasi un mese ci sono dei problemi nel ricevere dal SISP i dispositivi che impongono la quarantena ai nostri pazienti. In questo modo, senza la contestualmente comunicazione all’INPS, il certificato che noi emettiamo viene classificato come anomalo e c’è rischio che ai nostri pazienti non venga riconosciuta l’indennità di malattia”.
“Questo perché non c’è il dispositivo del medico di sanità pubblica – prosegue il dottor Giuseppe Lanna – e il paziente ha poi un anno di tempo per portarlo. È questa una situazione pesante per un’obbligo importante. Basti pensare che il dipendente che sta a casa può essere licenziato per assenza ingiustificata se non presenta un certificato medico entro tre giorni. Purtroppo dal SISP questi certificati non ci arrivano da quasi un mese e non riusciamo nemmeno a metterci in contatto con il SISP dopo decine di telefonate ed email”.
I ritardi (o le mancanze) della Asl nel prendere contatto con le persone positive o in quarantena
Ma i problemi non sono soltanto questi. Altri riguardano, più in generale, la gestione dell’epidemia, il tracciamento dei contatti e il supporto ai positivi o a coloro che sono in quarantena a casa. “Per tracciare i contatti e seguire i nostri pazienti – spiega Lanna – facciamo del nostro meglio: quando i nostri pazienti ci chiamano facciamo un primo screening sul tipo e le modalità di contatto che hanno avuto. Poi procediamo con la segnalazione al Servizio di Igiene e Sanità Pubblica tramite email per permettere al SISP contattare il paziente e di accertare che si tratti veramente di un contatto stretto”.
“I conviventi di un caso positivo ricoverato, contattati dal SISP dopo dieci giorni e diversi solleciti”
“In un paio di giorni il Servizio dovrebbe contattare il paziente – prosegue il medico – ma a noi risulta che in diverse occasioni il contatto non avviene nemmeno nei casi positivi. Io ho sollecitato per conviventi di un caso positivo ricoverato che sono stati contattati dopo dieci giorni, dopo svariate telefonate a cui non mi ha risposto nessuno e tre email di sollecito, di cui l’ultima girata per conoscenza in direzione sanitaria e in direzione generale. Quanto ai tamponi – prosegue Lanna –, i risultati arrivano dopo cinque o sei giorni se le cose vanno bene. Da parte nostra seguiamo clinicamente i nostri pazienti e consigliamo l’acquisto di un saturimetro, tuttavia non si può fare niente se un paziente che ha avuto un contatto stretto, e quindi sta in quarantena, va in giro senza che abbia ricevuto il dispositivo per la quarantena”.
La proposta dei medici di famiglia
E allora che fare? Per quanto riguarda il Distretto di Colleferro la proposta è chiara: “Fino a settembre, quando cioè i medici del SISP lavoravano a Colleferro, i certificati arrivavano e le comunicazioni funzionavano. Da quando è stato accentrato tutto a Guidonia invece sono iniziati i problemi. Da parte nostra – propone Lanna –, per facilitare i contatti tra i medici di medicina generale e il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica, preferiremmo che la Asl individui dei medici SISP di riferimento per i medici di medicina generale del territorio: ciò vorrebbe dire che un paio di medici farebbero solo un numero limitato di chiamate verso i medici di medicina generale”.
Insomma, anche secondo i medici di base le cose non stanno andando per il meglio. La Asl Roma 5 sembra essere arrivata impreparata all’appuntamento della “seconda ondata” e ora deve rincorrere la soluzione. La speranza è che lo faccia quanto prima, come hanno chiesto anche i sindaci della zona al Prefetto e all’assessore regionale alla Sanità.
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