Coronavirus, quarantena e scuola: cosa devono sapere genitori e non solo

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Chi va in quarantena se un bambino è positivo al coronavirus? Perché alcuni fanno quarantene più brevi? Chi sono i “contatti a rischio”? E se durante la quarantena il tampone risulta negativo? Ecco le risposte alle domande più frequenti sui bambini, la scuola, lo sport e il coronavirus mentre la Asl sta cercando di tracciare i crescenti contatti dei positivi

Cosa sta succedendo e come opera la Asl in caso di coronavirus a scuola, durante le attività sportive o ricreative? A dirlo ci sono le linee guida del Ministero dell’Istruzione e quelle delle federazioni sportive. Poi ci sono le ordinanze regionali etc. Tutte queste linee guida devono essere applicate praticamente al caso concreto. Come si applicano? Abbiamo chiesto spiegazioni alla Asl Roma 5 che ci ha risposto tramite il direttore dell’Unità Operativa Complessa del Servizio di Igiene e Sanità pubblica, dott. Alberto Perra. L’intervista che ne esce è una guida utile a capire i meccanismi di messa in quarantena e quali sono gli strumenti di analisi e di prevenzione del coronavirus a scuola e tra i bambini. Protagonista di questo vademecum è Giovannina, una bimba immaginaria che ipotizziamo essere positiva al coronavirus sars-cov-2. Una bimba che va a scuola, frequenta attività sportive e ludico-ricreative.

Nelle linee guida sulla scuola è chiaro cosa bisogna fare se si trova un alunno sintomatico in classe. Ma se questa persona, diciamo che si chiami Giovannina, è asintomatica perché magari positiva al tampone fatto al termine di una catena di contatti esterna alla scuola, cosa succede e chi va in quarantena?
“Diciamo che quella della sola emergenza dell’alunno asintomatico è un’evenienza abbastanza infrequente. Nella pratica quel che succede è che l’allerta scatta quando si trova un alunno sintomatico e poi si trovano diversi asintomatici. Dal nostro punto di vista è chiaro che il sistema deve acquisire una sensibilità a queste situazioni difficili perché il 90% dei bambini [positivi] tra i 10-15 anni è asintomatico e soltanto il 10% è sintomatico. Dunque il problema si pone perché il virus può entrare a scuola attraverso bambini che, in apparenza, non hanno alcuna possibilità di essere identificati come portatori del virus. Quindi dobbiamo munirci di strumenti indiretti: ad esempio è bene che i genitori che hanno sintomi evocativi della malattia lo segnalino alla scuola senza attendere l’evenienza che il figlio sia individuato in classe come asintomatico. Un altro sistema consiste nel seguire il numero di assenze: se improvvisamente in una classe di venti bambini se ne assentano sette in un giorno, è necessario fare lo screening della classe per verificare che fra di loro non ci sia qualcuno portatore del virus”.

Ma facciamo un esempio, pur rimanendo nella generalità. Qualora la nostra Giovannina risulti positiva al tampone, chi viene messo in quarantena? Anche i genitori?
Ovviamente vanno in quarantena i conviventi dei bambini positivi. I conviventi dei contatti di Giovannina sono ovviamente liberi di proseguire la loro vita normale. Se Giovannina risulta positiva in una classe di venti persone, Giovannina va in quarantena sia che sia sintomatica sia che sia asintomatica. Con lei vanno in quarantena i conviventi, in quanto contatti ad alto rischio. Siccome devono andare in quarantena anche i compagni di classe di Giovannina, questi sono tutti posti in quarantena. I genitori dei compagnetti di Giovannina non hanno bisogno di essere messi in quarantena, perché i contatti dei contatti non vanno in quarantena”.

Se Paolino, compagno di scuola di Giovannina, durante la quarantena risulta positivo, in quel caso andranno in quarantena anche i conviventi di Paolino?
Ovviamente”.

Qual è la differenza tra contatti e contatti stretti?
Tecnicamente si distinguono contatti ad alto e a basso rischio. I contatti ad alto rischio si chiamano, in termini divulgativi, contatti stretti. Si tratta di persone che con altre persone hanno avuto contatti fisici, tipo stretta di mano, abbracci, hanno mangiato insieme nello stesso piatto o nella stessa tavola, oppure che sono rimasti a una distanza inferiore a due metri per più di 15 minuti. Questi sono i contatti stretti che noi consideriamo ad alto rischio”.

Torniamo a Giovannina che oltre alla scuola frequenta anche attività sportive e ricreative…
“…magari è andata a una festa tra bambini o alla festa di cinquant’anni di matrimonio del nonno: queste sono eventualità purtroppo frequenti. La settimana scorsa abbiamo avuto due ragazzini di una classe che avevano avuto 150 contatti fuori della scuola. È una situazione frequente e fa ormai parte di quello che in tutta Italia si chiama contact tracing, cioè il tracciamento dei contatti, in cui la scuola è solo uno degli ambienti possibili dove i “casi” vivono la loro vita”.

Scendendo nel dettaglio: Giovannina fa sport o frequenta gruppi ludico-ricreativi. I gruppi che ha frequentato vengono messi in quarantena come la classe?
Vediamo come stanno le cose. Intanto bisogna fare i conti con i tempi. Giovannina da quanto è malata? Se ha fatto l’ultimo incontro ludico-ricreativo il mese prima ovviamente non siamo preoccupati. Se invece ha avuto la sua diagnosi perché aveva dei sintomi tre giorni fa, allora torniamo indietro di 48 ore dal momento di inizio dei sintomi e iniziamo a cercare tutti i suoi contatti. Prendiamo le 48 ore perché il periodo di massima contagiosità va dalle 48 ore prima dell’insorgenza dei sintomi a tutto il periodo in cui i sintomi sono presenti. In questo lasso temporale andiamo a vedere tutte le persone che rispondono alla definizione di contatto che le ho dato prima e le blocchiamo a casa come contatti ad alto rischio.”

Nel caso in cui, invece, Giovannina non ha sintomi?
Le persone asintomatiche eliminano il virus esattamente come le persone sintomatiche. La difficoltà è legata al fatto che noi non sappiamo quando Giovannina ha iniziato ad eliminare il virus: questo ci crea un problema. Se tre giorni fa abbiamo fatto a Giovannina un tampone che la identificava come positiva, risaliamo a 7 giorni prima del tampone per andare a cercare i suoi contatti e prendiamo ovviamente in considerazione anche i contatti che ha avuto dopo il tampone. Tutto ciò a meno che non ci siano riferimenti indiretti: cioè a meno che non sospettiamo che Giovannina si sia ammalata venendo in contatto con una particolare persona positiva, magari un genitore o un altro bambino. In quel caso facciamo i calcoli sul tempo di incubazione e, anche se Giovannina è asintomatica, abbiamo un’idea del momento in cui ha iniziato a eliminare il virus”.

Ci risulta che in alcuni casi le quarantene non durano 14 giorni ma possono durare un numero variabile di giorni dal momento in cui è comunicato il provvedimento della Asl. Viene fatto il conto dal momento del contatto avuto con la persona positiva?
“Sì, la quarantena parte dall’ultimo contatto, quindi ci sono quarantene anche di un giorno. Se una persona è stata a contatto con un caso 13 giorni fa, allora noi la mettiamo in quarantena per un giorno”.

In questi casi l’applicazione della quarantena è una questione burocratica o ha un senso a livello sanitario?
“Ovviamente ha un senso a livello sanitario, epidemiologico e legale. Sanitario perché l’incubazione massima del virus è 14 giorni. Quindi, se qualcuno ha avuto un contatto con Giovannina 5 giorni fa, allora quello che facciamo è applicargli la quarantena di 14 giorni dall’ultima volta in cui ha visto Giovannina: si tratterebbe di 9 giorni. In questo periodo il contatto di Giovannina può manifestare in ogni momento il virus qualora l’avesse contratto da lei. È questo il senso della quarantena, istituzione molto antica che si applica alle persone sane per verificare se durante un periodo determinato possa saltare fuori il virus. Nel momento in cui noi intimiamo la quarantena a qualcuno, ci sono implicazioni medico-legali. Se la persona posta in quarantena dovesse essere trovata fuori di casa verrà denunciata penalmente e se dovesse provocare dei danni ad altre persone potrebbe essere denunciata per procurata epidemia”.

La persona che viene messa in quarantena per 14 giorni ne esce automaticamente al quindicesimo oppure c’è bisogno di un provvedimento della Asl?
“Può uscire da sola dopo il termine della quarantena: le si dice di stare in quarantena fino a una certa data e a tal data è libera. Se non in condizioni in cui ci viene richiesto in maniera particolare, per migliaia di persone messe in quarantena è impossibile pensare a certificati o altre cose”.

Quindi non serve un tampone negativo o un doppio tampone negativo?
“Il tampone lo facciamo sulla scorta di considerazioni che vengono fatte durante la quarantena, cioè se la persona manifesta sintomi, se deve rientrare in una comunità e così via. In generale facciamo un tampone verso la fine della quarantena se non ci sono indicazioni diverse come l’insorgenza dei sintomi”.

Se il tampone per il coronavirus viene fatto durante la quarantena, magari all’inizio o a metà, e risulta negativo, il periodo di quarantena comunque va terminato?
Ovviamente. Nel momento in cui viene fatto, se negativo il tampone dice che la persona non esprime il virus. Tutto qua. Ma poi lo può esprimere il giorno dopo, ecco perchè la quarantena va continuata fino alla fine. La maggior parte delle persone non lo capisce, quindi il messaggio al pubblico è: attenzione, il tampone non è un’azione libera tutti. Ti dice che in quel momento il virus non lo esprimi ma se hai avuto un contatto ravvicinato con un malato tre giorni prima devi comunque fare altri 11 giorni prima di uscire.”

Questo perché il tampone non rileva il virus in incubazione?
No, non lo rileva assolutamente. Quando lo rileva, il virus è già in giro, cioè nelle mucose delle vie respiratorie alte o della bocca”

Le linee guida della Lega Nazionale Dilettanti dicono che, in applicazione della Circolare del Ministero della Salute del 18 giugno 2020, se un atleta viene riconosciuto positivo al covid, il resto del “gruppo squadra” può proseguire l’attività agonistica. Come vanno interpretate praticamente sul territorio?
Vanno lette tutte le volte caso per caso perché i componenti della società sportiva, dilettanti o no, vanno comunque in quarantena se sono stati effettivamente vicini, tali da configurare il contatto ad alto rischio: magari hanno dormito in camerata, hanno mangiato insieme a tavola, non hanno rispettato le distanze, non hanno portato le mascherine”.

In questi giorni si è parlato di tempestività nel tracciamento dei contatti: cosa intende la Asl per tempestività? Uno, due giorni?
Iniziamo col dire che una volta che si identifica un caso, l’indagine epidemiologica ha due obiettivi principali: il primo è quello di capire dove la persona ha contratto il virus, il secondo è con quali persone è entrata in contatto nel periodo in cui la persona era contagiosa. Evidentemente la cosa più importante che possa fare la sanità pubblica al giorno d’oggi è proprio questo: per quanto gli ospedali abbiano una carica emotiva altissima, la cosa più importante che si deve fare è il lavoro sul territorio. Nel momento in cui si identifica un caso, si deve immediatamente attivare la ricerca dei contatti e poi confinarli a domicilio, così da non permettere la diffusione del virus.”

“Quanto ai tempi, consideriamo di dover intervistare per bene la persona positiva per capire da chi ha preso il virus e a chi l’ha trasmesso: questo già prende diverse ore. Dopodiché, se si trovano 150 contatti, per ogni contatto, ammesso che risponda al telefono la prima volta, ci vuole una mezz’ora. Si capisce bene che per identificare il caso e i contatti ci vuole circa una settimana di lavoro di una persona. Il problema è che durante il lockdown si avevano 4-5 contatti a persona, che erano essenzialmente i conviventi, invece adesso che le persone si muovono liberamente si capisce bene quale sia la mole di lavoro per trovare tutti coloro che la persona positiva ha avvicinato”.

Per quanto riguarda i disabili, che possono avere delle patologie o delle problematiche di gestione della quarantena, sono applicate delle procedure particolari o dei tempi diversi?
“No, non ci sono procedure particolari a meno che le situazioni particolari non lo richiedano. La Regione Lazio ha offerto uno screening sierologico a tutti i disabili delle scuole ma, a parte questo, non ci sono approcci particolari nei loro confronti”.

Comunque anche il sierologico non è un libera tutti…
“No, quello meno che gli altri”.

Attualmente fate il test rapido per il coronavirus ai ragazzi delle scuole. Anche in quel caso la quarantena va portata a termine?
“Il test rapido lo si fa e, se dovesse risultare positivo, facciamo sempre una conferma con il tampone molecolare però, nell’attesa, le persone stanno in quarantena e continuano a starci se già erano in quarantena, indipendentemente dalla positività o della negatività”.

La Asl in quanto tempo riesce ad acquisire gli elenchi dei possibili contatti dagli istituti scolastici, dalle associazioni o dai gruppi organizzati?
“Dalle scuole in tempi velocissimi. Per adesso abbiamo avuto circa 20 classi dove sono stati identificati dei positivi al virus e i dirigenti scolastici sono stati veramente velocissimi nel seguire le indicazioni. Anche di sera i dirigenti si sono adoperati per farci avere la lista e hanno operato immediatamente per avvertire i genitori dei bambini compagni della persona positiva di stare a casa il giorno dopo”.

C’è un problema con associazioni e gruppi organizzati?
“È chiaro che da parte loro la disponibilità e la tempestività sono decisamente inferiori per ragioni facilmente intuibili”.

Pensa che ci siano altri messaggi che sia utile che la popolazione sappia?
“Sì. Intanto, per quanto possibile, soprattutto in pubblico i ragazzi e le ragazze devono usare la mascherina, cosa che non fanno (ora la Regione ha emanato anche un ordinanza in materia ndr). La mascherina serve per diverse ragioni: intanto per bloccare la possibilità di trasportare il coronavirus da una persona all’altra ma anche altri tipi di virus come quello dell’influenza. Siccome ci stiamo avvicinando al periodo dell’epidemia influenzale, meno influenza abbiamo e meno disastroso sarà l’impatto della pandemia sul sistema sanitario perché tutte le influenze attiveranno il sistema, come se fosse il coronavirus, con tutte le implicazioni che questo ha: file, congestioni enormi nei drive through in cui si fanno i tamponi, il personale sanitario che non è sufficiente per fare tutte le indagini per casi di influenza che a noi non interesserebbero e così via. Quindi il messaggio è di portare le mascherine. L’altra cosa che bisogna fare è lavarsi le mani perché le persone portano la mascherina però c’è molta disattenzione sul lavaggio delle mani. Quindi le scuole dovrebbero vegliare e invogliare i bambini a lavarsi spesso le mani sicuramente quando vanno in bagno ma anche durante la giornata”.

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