L’ONA: “In Italia 40 milioni di tonnellate di amianto da bonificare”. Vittime in crescita

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Le istanze dell’Osservatorio alla Commissione Lavoro della Camera: prepensionamenti e benefici contributivi

L’immagine della campagna dell’ONA contro l’amianto

Nel 2017 i morti per patologie legate all’amianto aumentano ancora. E molti edifici pubblici e privati vanno ancora bonificati. A dirlo è l’Osservatorio Nazionale Amianto in una pubblicazione denominata “Libro bianco delle morti di amianto in Italia”. Per questo l’ONA, rappresentata dal Presidente Ezio Bonanni, questa mattina alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati ha chiesto prepensionamenti per i lavoratori esposti all’amianto e maggior tutela per il personale delle Forze Armate e del comparto sicurezza.

“L’audizione sul tema – si legge in un comunicato dell’ONA – è stata convocata a fronte degli atti di Sindacato Ispettivo, promossi rispettivamente dalle On. Carla Cantone e Debora Serracchiani (Partito Democratico), dall’On. Maria Pallini (Movimento 5 Stelle), dall’On. Walter Rizzetto (Fratelli d’Italia), dell’On.Guglielmo Epifani (Liberi e Uguali), dell’On. Paolo Zangrillo (Forza Italia), che hanno assunto come punto centrale “i dati pubblicati nel libro bianco delle morti di amianto in Italia dall’Osservatorio Nazionale Amianto a metà 2018”.

I dati diffusi dall’Osservatorio Nazionale Amianto

“La pubblicazione Ona – prosegue la nota -, infatti, rileva che i morti per patologie legate all’amianto sono aumentati nel 2017, raggiungendo 6.000 casi in totale: 3.600 per tumore polmonare, 1.800 per mesotelioma e 600 per asbestosi. Secondo le rilevazioni il trend sarebbe in aumento dalla fine degli anni ’80 e l’Ona stima che continuerà nei prossimi anni raggiungendo il picco negli anni 2025-2030”. Lo stesso Osservatorio stima la presenza in Italia di “40 milioni di tonnellate di amianto ancora da bonificare e circa un milione di siti contaminati, relativi sia a edifici privati che pubblici: 2.400 scuole, 250 ospedali e oltre mille tra biblioteche e altri edifici culturali”.

“I dati rilevati da Ona – prosegue la nota dell’Osservatorio – sono ancora più preoccupanti se si considerano quelli resi noti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che per lo stesso anno 2017 ha contato in tutto il mondo, solo per origine professionale, ben 104 mila decessi legati all’amianto”.

I dati del mesotelioma nel Lazio aggiornati al 2017

Cosa dice del Lazio il “Libro Bianco” in questione? Citiamo da pagina 290: “Il V Rapporto Mesoteliomi riporta  per il Lazio, fino al 2012, 901 casi di mesotelioma, pari al 2,2 percento. Dal 01.01.2001 al 31.12.2015 sono stati registrati 1122 casi di mesotelioma. Facendo quindi la sottrazione si ricava che ci sono stati 221 nuovi casi in 3 anni (con una media di 70 casi ogni anno, coerentemente con le stime precedenti)”.

Il dettaglio delle proposte avanzate dall’ONA alla Commissione parlamentare

Ma quali sono le proposte? L’Osservatorio ha proposto stamattina il “prepensionamento dei lavoratori esposti ad amianto e maggior tutela del personale delle Forze Armate del comparto sicurezza (Carabinieri, Polizia di stato, Guardia di Finanza e Vigili del Fuoco) ed estensione anche a loro dei benefici contributivi amianto per il prepensionamento”. Nel dettaglio le proposte avanzate sono:

  1. Abrogazione dell’art. 47 commi 1 e 5, Legge 326/2003, con conseguente possibilità per tutti i lavoratori esposti di inoltrare la richiesta di riconoscimento degli indennizzi contributivi per esposizione ad amianto;
  2. riconoscimento del diritto al prepensionamento per esposizione ad amianto anche al personale civile e militare delle Forze Armate e del comparto sicurezza, con particolare riferimento a coloro che sono affetti da patologie asbesto correlate, riconosciute come causa di servizio;
  3. Riconoscimento della qualità di superstite di vittima del dovere anche ai figli non conviventi e/o non a carico dei genitori defunti per causa di servizio e/o quali vittime del dovere, in modo da mettere fine al contenzioso in essere, a maggior ragione dopo l’ultima sentenza delle Sezioni Unite n. 22753/18, che sembra in contrasto con la precedente delle SS.UU. 7761/2017.

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