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La sentenza del Tar Lazio annulla l’ordinanza del presidente Zingaretti che stabiliva l’obbligo dei vaccini anti influenzali perché la Regione non è competente ad adottare simili provvedimenti. Che ci fossero profili critici lo avevamo ipotizzato lo stesso giorno della firma dell’atto

Il Tar del Lazio con una sentenza ha stroncato l’ordinanza di Zingaretti sull’obbligatorietà dei vaccini anti influenzale per gli ultra 65enni e gli operatori sanitari. La sentenza di ieri (si può scaricare cliccando qui) è netta: non è competenza della Regione imporre l’obbligo di vaccinazione bensì dello Stato. Così il Tar del Lazio si conforma alle sentenze già pronunciate dal Tar Calabria e Tar Sicilia, che avevano annullato provvedimenti analoghi o speculari.
Cosa diceva l’ordinanza di Zingaretti
Zingaretti aveva firmato l’ordinanza “contingibile ed urgente” il 17 aprile scorso (scaricala qui). L’atto obbligava il personale sanitario a fare il vaccino anti influenzale. E per chi non lo faceva era prevista l’inidoneità temporanea allo svolgimento della mansione lavorativa (ai sensi della legge 81/2018). Per gli anziani c’era il divieto di partecipare all’attività di centri anziani, case di riposo o altri luoghi di aggregazione.
Le palesi criticità dell’ordinanza
Proprio nel giorno della firma dell’ordinanza fummo la prima testata giornalistica a rilevare profili di criticità su quel provvedimento. Quei profili critici che avevamo individuato sull’obbligo dei vaccini imposto con ordinanza sono grossomodo quelli che motivano la sentenza del Tar Lazio. Tali profili riguardavano l’intervento con ordinanza regionale su una materia (quella dei trattamenti sanitari) sottoposta a riserva di legge (o quantomeno riservata a specifici provvedimenti amministrativi previsti dalla legge) e, inoltre, in cui lo Stato ha una competenza nel definire i livelli minimi (sicurezza nei luoghi di lavoro). Ma se in un paio d’ore dalla divulgazione dell’ordinanza ci eravamo resi conto noi, che siamo solo giornalisti, che c’erano delle cose che non andavano, possibile che non se ne fossero resi conto altri o che altri non avrebbero intravisto successivamente profili di criticità?
La battaglia legale di CODICI
No, non poteva essere così. E infatti non c’è voluto molto che è arrivato il ricorso al Tar di cui ha dato notizia l’associazione CODICI: era il 13 maggio 2020. In quell’occasione l’associazione dei consumatori aveva diramato un duro comunicato. Affermava in relazione all’ordinanza: “Il presidente Zingaretti farebbe bene ad allontanare i consiglieri sanitari e giuridici che l’hanno spinto ad adottare un’iniziativa così grave e così sbagliata”. Successivamente, a metà settembre, il Tar ha respinto la richiesta di sospensiva dell’ordinanza. CODICI ha quindi attaccato anche l’Avvocatura dello Stato “per non essersi costituita e non aver fatto dichiarazioni sul provvedimento della Regione”. Ieri è infine arrivata la sentenza del Tar Lazio, che si è espresso nel merito ed ha annullato l’ordinanza della Regione.
I commenti: dalla soddisfazione di CODICI alla dura critica della Lega
I commenti seguiti alla sentenza del Tar non si sono fatti attendere ma non sono arrivati dalla Regione. I primi commenti sono arrivati dai vincitori del ricorso. “Il problema non è vaccino sì-vaccino no, ma la necessità di affrontare in maniera globale e coerente la situazione” hanno detto da CODICI. Durissimo il commento proveniente dalla Lega, che con Fabrizio Santori ha invitato Zingaretti a “scendere dal piedistallo” e a “darsi una regolata”.
CODICI: “Tar chiaro, provvedimento di competenza statale”
Ecco cosa dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici. “Come abbiamo sempre sostenuto e come ha riconosciuto il Tar Lazio un provvedimento del genere è di competenza statale. Vista l’enorme portata della pandemia, è il Governo che deve assumere decisioni simili e grazie a questa sentenza viene riportato il giusto ordine a livello normativo. Ci teniamo a chiarirlo, per sgombrare il campo da equivoci: per noi il problema non è vaccino sì-vaccino no ma la necessità di affrontare in maniera globale e coerente la situazione, adottando iniziative che siano fondate su basi scientifiche certe e che non calpestino i diritti dei cittadini“

“Il vaccino antinfluenzale oggetto del ricorso non protegge da tutti i ceppi circolanti – ha proseguito Giacomelli –, non ha valenza a livello di immunità di gregge, in quanto si considera quella regionale quando a contare è quella nazionale, e risulta efficace solo in una quota che tra 70% e 85% dei vaccinati. A nostro avviso sono altre le strade da perseguire per contrastare il Covid19”.

L’avvocato Laurenzano: “Provvedimenti del genere sono di competenza dello Stato”
“Certamente va considerato che l’intervento regionale è dettato da esigenze organizzative in materia di sanità – afferma Carmine Laurenzano, avvocato dell’associazione Codici – ovvero alleggerire carico e pressione sulle strutture ospedaliere durante il periodo autunnale ed invernale, ma esistono anche altre strade che rientrano nell’alveo delle competenze regionali costituzionalmente accordate, come il potenziamento dell’attività di tracciamento, l’intensificazione dei tamponi ed il concreto sviluppo della medicina di prossimità”.
“Appare piuttosto evidente che, con riferimento a queste ultime misure – ha proseguito l’avvocato –, si tratterebbe di interventi che probabilmente comporterebbero un maggiore impiego di risorse organizzative e finanziarie, ma una logica di risparmio pubblico non può giustificare uno spostamento della competenza normativa dall’alto verso il basso. Il Tar è stato chiaro, per il Lazio come per la Calabria con la sentenza dello scorso 15 settembre: provvedimenti del genere sono di competenza dello Stato. Non si può procedere in ordine sparso, delegando alle Regioni decisioni che non possono assumersi e che a volte creano solo confusione”.

Santori (Lega): “Zingaretti scenda dal piedistallo e si dia una regolata”
Un commento arriva anche da Fabrizio Santori, dirigente regionale della Lega. “La sentenza del Tar che accoglie il ricorso contro la vaccinazione antinfluenzale obbligatoria disposta da Zingaretti – ha dichiarato – infligge una stoccata alla megalomania del governatore. Non è, infatti, sua competenza imporre misure del genere né, come sottolineano i giudici, la normativa emergenziale Covid ammette simili interventi. In altre parole, il presidente della Regione deve scendere dal piedistallo e magari, con l’occasione, ripassare un po’ di diritto visto che l’ordinamento costituzionale non tollera interventi regionali di questo genere. Zingaretti, in definitiva, si dia una regolata e pensi a far funzionare bene la sanità invece di continuare a prendere cantonate”.