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Sull’alienazione a “Opere del sottosuolo” sarà tutto da rifare?
L’interminabile questione riguardante l’alienazione del terreno dell’Agraria alla società “Opere del sottosuolo” segna un altro punto di arresto. Questa volta la decisione è presa da un organo costituzionale della Repubblica ed ha effetti inevitabili. La Corte Costituzionale ha infatti dichiarato l’incostituzionalità della norma regionale sulla base della quale l’Università Agraria aveva proceduto all’alienazione del terreno agricolo gravato da uso civico e in forza della quale (successivamente) il Comune aveva rilasciato un permesso di costruire in sanatoria relativo al magazzino agricolo annesso al terreno.
Il Giudice delle Leggi, con sentenza 113/2018 depositata oggi, ha infatti dichiarato l’incostituzionalità dell’art. 8 della legge della Regione Lazio 03/01/1986, n. 1, come modificato dall’art. 8 della legge della Regione Lazio 27/01/2005, n. 6. La disposizione censurata prevedeva “la possibilità di alienare e sanare sotto il profilo urbanistico, le occupazioni di terreni gravati da uso civico e le costruzioni su di essi realizzate a condizione di particolare favore”. Un particolare favore che è stato dichiarato incostituzionale e che non potrà più essere applicato.
La questione di costituzionalità era stata sollevata davanti al Commissario agli Usi civici del Lazio dagli ex Consiglieri dell’Università Agraria Mauro Calvano e Giovanni Valentino. I due Consiglieri infatti contestavano la legittimità della procedura seguita dall’Agraria e dal Comune nell’alienazione dell’immobile. La questione era stata rimessa alla Corte Costituzionale ed ora che è stata decisa si riapre il giudizio davanti al Commissario.
Dichiarata incostituzionale la norma regionale su cui si basavano gli atti di Agraria e Comune, è a questo punto probabile che il giudizio davanti al Magistrato penda a sfavore dell’Università Agraria. In tutti i casi è comunque necessario attendere la sentenza del Commissariato agli Usi Civici. Ricordiamo che in pendenza del giudizio, avviato dopo un esposto dei Consiglieri Calvano e Valentino, il Commissario agli Usi Civici aveva prima sequestrato l’immobile e poi ne aveva permesso l’uso da parte della società.