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Il Presidente dell’Università Agraria annuncia l’avvio delle operazioni per rinnovare lo statuto dell’ente, come previsto dalla legge nazionale
In pochi lo sanno, forse soltanto gli addetti ai lavori, ma dal 2017 una legge nazionale ha cambiato le norme sui domini collettivi. Tra le modifiche introdotte dalla legge 168/2017 c’è anche la necessità di trasformare le Università Agrarie in enti di diritto privato: un cambio epocale per un settore disciplinato da norme antichissime. Un cambio epocale per l’Università Agraria di Valmontone, il cui statuto recentemente riformato prevede il diritto di voto di tutti gli “intestatari di scheda” (i vecchi capofamiglia: oltre cinquemila persone) per l’elezione del Presidente e del Consiglio dell’ente.
L’attuale Presidente Roberto Pizzuti ha annunciato che intende portare avanti questa riforma dello statuto “coinvolgendo le forze politiche, le organizzazioni sindacali e la società civile“. “Questa modifica dello statuto – ha dichiarato Pizzuti – sarà l’ultima che sarà approvata dal Consiglio dell’Università Agraria, dobbiamo quindi lavorare per dare un futuro all’ente per il bene della collettività, per questo motivo intendo coinvolgere tutti in un processo che è fondamentale per la nostra città“.
L’Università Agraria di Valmontone in questi ultimi trent’anni ha avuto un ruolo di rilievo nel favorire la trasformazione della città anche in senso edilizio e urbanistico. Per come è stato interpretato l’interesse degli utenti (spesso monetizzandolo), l’ente ha permetto, solo per fare due esempi illustri, la realizzazione dell’Outlet e del Parco a Tema da cui oggi percepisce gli affitti.
La riforma che sta per partire cambierà per sempre le cose, a seconda della strada che prenderà, eliminando il “corpo intermedio” del Consiglio così come oggi lo si conosce. È probabile infatti che l’ente un domani potrà essere retto da un solo organo di governo (il Consiglio di Amministrazione) le cui deliberazioni in caso di necessità potranno essere sottoposte alla ratifica diretta degli utenti. Rispetto al nuovo statuto su un solo punto Pizzuti si è “sbilanciato”: l’elezione diretta del Presidente che reputa da conservare.