Tra i cobra e il Mekong. Ma le nonne non cambiano

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Fra Ho Chi Minh e il Mekong: in Vietnam la prima tappa di un lungo viaggio nell’Estremo Oriente di un giovane di Artena

di Gabriele Pizzotti
vietnam gabriele pizzotti sul delta del mekong

Dopo le prime cinque ore di aereo sono arrivato finalmente all’aeroporto di Doha (Qatar). Lì ho aspettato un paio d’ore per prendere l’aereo che mi ha portato finalmente in Vietnam. Una bellissima destinazione di cui ho sentito molto parlare ma di cui ho visto solo qualche video o foto su internet. Quando si viaggia da soli bisogna per forza aver fiducia verso le persone che incontrerai, se si ha paura e zero fiducia, questo mondo ti sbatterà contro.

Stando seduto ad aspettare il prossimo volo, più di qualche persona è venuta a parlarmi, dicendomi che non era abituale vedere un ragazzo europeo in solitaria andare in Vietnam. Ho conosciuto un paio di persone e tra una chiacchierata e l’altra siamo saliti sull’aereo che fortunatamente era mezzo vuoto. C’era proprio un posto libero tra me e una signora anziana: quelle sette ore sarebbero state più comode.

“Con tutti quei tatuaggi sei un mafioso?”

Con la coda dell’occhio vedevo che la signora aveva difficoltà nel selezionare un film nella sua lingua, così ho tentato di aiutarla capendo poi che il vietnamita non c’era. Dispiaciuta ha tirato fuori il suo cellulare e con google traduttore mi ha ringraziato per il tentativo. Cosi abbiamo iniziato a parlare. Mi ha parlato della sua famiglia e come con i suoi occhi la vide sparire durante la guerra del Vietnam.

Incuriosita dai miei tatuaggi mi ha chiesto se facessi parte di qualche famiglia mafiosa in Italia. Ovviamente sono scoppiato a ridere e così lei ha capito subito la mia risposta. Le ho comunque spiegato per noi è abbastanza normale avere dei tatuaggi. Abbiamo continuato a parlare e quando le ho detto che stavo viaggiando da solo verso il sud-est asiatico, come una nonnina premurosa mi ha afferrato la mano e – sempre con google traduttore – mi ha detto di stare attento perché sarebbe potuto essere pericoloso.

“Vieni a mangiare a casa mia, sei troppo magro”

La cosa più bella, che mi ha fatto commuovere, è che mi ha chiesto di andare a casa sua: mi voleva cucinare qualcosa perché mi aveva visto troppo magro. Proprio come avrebbe fatto una nonna italiana. A malincuore le ho dovuto dire che sarei stato ad Ho Chi Minh solo un paio di giorni e non avrei avuto abbastanza tempo. Così lei ha preso parte del suo pranzo, l’acqua, un cornetto e una cheescake e me le ha fatte mettere nello zaino per mangiarle in seguito. Poi, alla fine del viaggio, mi ha fatto conoscere sua figlia e i suoi nipoti, che erano seduti in fondo all’aereo. Ripetevo tra me e me: “Questo viaggio è iniziato con il piede giusto”.

Ho Chi Minh: l’ostello da un euro a notte

Sceso dall’aereo, controlli molto rapidi, in quanto da Italiano non hai bisogno di alcun visto se hai un biglietto di ritorno o verso un’altra destinazione per periodi non superiori a 15 giorni. Così sono andato dritto in un ostello pagato un euro a notte. Niente carta igienica, lenzuola sporchissime, tutto molto diverso dalle foto. I proprietari dormivano su un lettino o sopra uno scooter parcheggiato all’interno della hall. Qui si usa parcheggiare gli scooter dentro casa o nei ristoranti. Ho pensato subito che forse qualche euro in più avrei potuto spenderlo, anche se poi avrei di certo accorciato il mio viaggio.

Il cibo del Vietnam

Dopo un’ora dal mio arrivo è passato a prendermi Nguyen Anh Thang, un ragazzo della mia età che fa da guida turistica con il suo scooter. Mi ha portato a mangiare cibi del posto, cose davvero mai viste nella mia vita. Tipo i Cha Gio, degli involtini ripieni di carne con tante salse diverse e un cesto pieno di foglie tutto separato: la preparazione dell’involtino spetta a te.

Oppure il Ga Kho: pollo e zenzero con salsa di caramello. O anche il Tom Kho: gamberetti con salsa di caramello. O una bella pizza vietnamita Bang Trang Nuong: carta di riso grigliata usata come impasto con sopra tonno, uova, maionese, piselli, mais e cipolla, cibi particolari e dall’aspetto invitante. Fortunatamente sono di bocca buona.

Umidità al 90% e case senza porte: come vivono i vietnamiti

Per chi non conosce il Vietnam deve sapere che l’aria che si respira è pesantissima con un’umidità al 90%. Ciò significa che si suda anche da fermi, con il condizionatore al massimo addosso. Dopo 6 pasti al prezzo di soli 10€ siamo andati a vedere appartamenti locali e lì ho davvero visto in che condizioni pessime vive la gente del posto.

Niente TV. I cavi elettrici sono dei mucchi enormi che ti passano sopra la porta di casa. Alcuni appartamenti sono senza porte, anche nella stagione dei monsoni, cioè quando puoi passare periodi di due mesi con piogge abbondanti senza interruzioni. Il tour era quasi giunto al termine così ci siamo diretti verso l’ostello, passando nella strada della movida, dove si fa festa h24 e la musica non si ferma mai. Potevo sentirla tutta la notte dal mio letto.

Il delta del Mekong e la grappa al cobra

Il giorno seguente un autobus turistico è passato a prendermi per andare sul delta del Mekong, un fiume pieno di tante piccole isole. Lì per puro caso ho incontrato Sole: una ragazza di 27 anni, spagnola, che viveva a Bali, la mia prossima tappa. Sole in quel momento, per puro caso, dormiva nel mio stesso ostello e abbiamo prenotato la stessa escursione.

Dopo due ore di autobus siamo finalmente arrivati in questo splendido fiume. È davvero inquinato ma me lo immagino con gli occhi di centinaia di anni fa. Siamo siamo saliti su una barca e poi su un’altra. Un uomo di 70-80 anni facevano su e giù tutto il giorno con queste barchette solo per fare vedere a noi turisti questo splendido posto, mentre altre signore ci preparavano il pranzo.

In una piccola isola lì vicino, di nome Vinh long, c’è una fabbrica fatta interamente di canne di bambù, dove le anziane signore producono caramelle dalle noci cocco, calamite e un’infinità di oggetti che i turisti adorano comprare. Fanno tutto con le loro mani, ma il pezzo forte era un altro. Un orcio di vetro pieno di cobra e di una grappa magnifica, forse la migliore che abbia mai assaggiato.

In scooter, in Vietnam più fantasiosi dei napoletani

Tornati in ostello verso le 6 di sera con Sole abbiamo deciso di fare un giro per la città, facendo molta attenzione ad attraversare la strada in quanto non ci sono regole stradali. O meglio: le regole ci sono ma nessuno le rispetta. Parlando in inglese con qualche persona del posto, abbiamo scoperto che in Vietnam è legale andare in tre su uno scooter (due genitori e un figlio).

Mi ha ricordato un po’ Napoli. Poi però, mentre cenavo seduto per strada insieme a qualche persona del posto, non ho potuto non vedere sei persone su uno scooter o una signora anzianissima portare un frigorifero come passeggero. O altri che trasportavano sulle due ruote dieci buste dell’immondizia, trenta sacchi di cemento e tanto altro ancora. Hanno davvero molta creatività.

In Vietnam il costo delle macchine è alle stelle, così ogni persona ha uno scooter. Sono a Ho Chi Minh ci sono più o meno 10 milioni di scooter. Con gli occhi increduli per tutte le stranezze che ho visto, sono tornato con Sole verso l’ostello perché si stava facendo tardi. Il giorno seguente sarei andato a Bali, in Indonesia. Nuova città, nuove persone, nuovi posti, cibi e tante altre cose da scoprire. Ero così preso dall’euforia che ho passato la notte in bianco.

scooter ho chi minh foto di gabriele pizzotti
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