I nodi vengono al pettine: storia infinita di un ingente debito

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Una vicenda intricata, in cui il Comune è debitore del debitore

Il palazzo comunale di Lariano

E’ possibile per i larianesi trovarsi a dover ancora fare i conti con debiti così ingenti da mettere in forse la tenuta del bilancio? Ed è possibile che questi importi fluttuino dai 106mila euro di impegni del 2008 (cifra riferita dagli uffici) ai 686mila euro più interessi di questi giorni? La vicenda che interessa i conti pubblici di Lariano è così complessa e risalente nel tempo che è difficile mettere in fila i dati. Dalla lettura di alcune carte si riesce però a smentire alcune affermazioni, a corroborarne altre e a notare alcune incongruenze, dando così parziale risposta ai dubbi emersi durante la discussione in Consiglio comunale.

Intanto, per inquadrare nella giusta dimensione la questione, va detto che il contenzioso, tanto in discussione in questi giorni, paradossalmente non è tra un professionista e il Comune. Il procedimento civile di cui si discute nasce invece tra un istituto di credito e il professionista: è infatti la banca a far causa al professionista per recuperare i soldi di un mutuo non pagato. Ma nell’ambito di questa procedura di recupero del credito viene “messo in mezzo” il Comune. Il professionista ha infatti per lungo tempo lavorato per il Comune di Lariano e deve essere pagato per dei lavori. Così il Comune viene chiamato in causa come “terzo pignorato”: si attiva cioè la procedura per recuperare il credito dal debitore (Comune) del debitore (professionista).

Il Comune “non rende la dichiarazione prevista per legge”

E’ in questa fase, tra il 2003 e il 2006, che nascono alcuni dei problemi di cui oggi si devono affrontare gli effetti. Secondo la sentenza n. 175 del 2015 il Comune di Lariano “non rendeva la dichiarazione prevista dalla legge, con conseguente instaurazione”, nel 2006, di un “giudizio ordinario di cognizione”. Un nuovo processo, cioè, per accertare l’importo dovuto dal Comune al professionista. Stando a quanto ci ha detto l’ex Sindaco Montecuollo, non si trattò di non aver reso la dichiarazione, quanto invece che la dichiarazione in questione fu contestata. La sentenza però dice questo, e se pure non fosse come si dice in sentenza, di sicuro dal Comune non uscì fuori un dato certo e inoppugnabile e da lì iniziò, appunto, la nuova causa arrivata a sentenza nel 2015.

Nell’ambito di questa nuova causa iniziata nel 2006, dopo diverse udienze e, pare, comunicazioni non univoche da parte del Comune, si arriva, nel 2010, alla nomina di un Consulente Tecnico d’Ufficio. Né nel 2006 né all’epoca della nomina del CTU il Comune si costituì in giudizio, forse sottovalutando la questione, e quindi non nominò neppure un Consulente Tecnico di Parte. Si arriva così in pochi mesi alla perizia del CTU che stima la somma dovuta dal Comune in 686mila euro.

Questa somma risulta nei documenti del Comune? E se risulta, è stata in parte pagata? Le somme da pagare a che periodo risalgono? L’Amministrazione Caliciotti cosa ha fatto quando è venuta a conoscenza della vicenda? Ed ora a che punto stanno le cose?

(continua)

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