Il caso Artena, Minerva, l’ambiente e la questione rifiuti. La “visione” di Samorè (Cgil Fp)

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Il cantiere di Artena, il problema laziale, le problematiche ambientali, le criticità di Castelli e Valle del Sacco nell’intervista al segretario della Cgil Funzione Pubblica dei Castelli Romani. Fabrizio Samorè: “O il settore conosce un momento di investimento e sviluppo o diventerà terra di conquista dei peggiori interessi sul mercato”

Quella di Fabrizio Samorè, Segretario della Cgil Funzione Pubblica di Roma Sud, Castelli Romani e Pomezia, è una voce che in questi anni si è fatta sentire nella zona. Sia per la vicenda Lazio Ambiente, sia durante il passaggio dei lavoratori del cantiere di Artena da Lazio Ambiente a L’Igiene Urbana. Da Segretario comprensoriale Samorè ha una visione ampia delle problematiche del settore dei rifiuti e quando ha letto dell’ennesimo ritardo nel pagamento degli stipendi dei lavoratori di Artena ha accettato di essere intervistato per esporre la visione del sindacato sulle problematiche dalla zona. E non soltanto di Artena.

“Non si capisce perché il Comune di Artena – ha messo subito in chiaro il Segretario – non abbia ancora applicato la normativa contrattuale e quella del codice degli appalti, cosa che gli avrebbe evitato imbarazzi. La seconda prevede che il Comune debba pagare direttamente i lavoratori, cosa che non fa esponendo il Rup e il dirigente anche alla responsabilità disciplinare, mentre paga la società, cosa che non dovrebbe fare. La prima, è applicare le stesse norme del contratto d’appalto che prevedono la risoluzione dello stesso in caso di inadempimento degli obblighi contrattuali e quindi anche dei contratti collettivi nazionali”.

Ritiene che la procedura di pagamento diretto dei lavoratori da parte dei Comuni appaltanti sia effettivamente percorribile?
Non solo è possibile ma è un obbligo del responsabile dell’Amministrazione secondo la legge“.

La situazione del cantiere di Artena è un caso isolato?
“Purtroppo no. In un processo di continuo depauperamento delle risorse dei Comuni la prima leva del risparmio è il massimo ribasso come criterio di selezione degli appaltatori nelle utility pubbliche con due effetti nefasti: come prima cosa la minore selezione qualitativa a danno del servizio; secondo, l’incapienza economica dell’appalto a danno delle condizioni di lavoro. Purtroppo questo finisce per favorire quegli operatori che meno sono sensibili al rigore normativo o, peggio, quelli che non hanno il problema delle risorse. Per non parlare di quanti, per questa via, si sono trovati appaltatori poi commissariati per infiltrazioni”.

Il fatto che nel mondo dei rifiuti intervengano datori di lavoro senza un controllo societario pubblico secondo lei come va valutato?
“Non sono contrario alla iniziativa privata ma in questo settore, così sensibile da molti punti di vista, la governance pubblica non può e non deve ritrarsi. In altri territori si sono trovate soluzioni di vario genere, ma il tema centrale rimane quello della chiusura del ciclo dei rifiuti. E il fatto che nel pubblico non ci sia un progetto unico condiviso che includa i temi delle tariffe, dell’occupazione, dell’impiantistica e del ruolo centrale che solo l’amministrazione regionale può esercitare nel guidare e orientare il processo, non aiuta”.

Quali sono a suo parere le maggiori criticità che stanno emergendo nei Castelli Romani e nella Valle del Sacco romana nella gestione dei rifiuti da parte degli enti pubblici?
“Vale quanto sopra, e il ragionamento è complesso. Esiste un tema di danno ambientale non sempre valutato attentamente. Esiste un tema di danno alla salute, immediato e in prospettiva, che imporrebbe una politica di screening e un presidio sanitario adeguato. Esiste un tema di ritardo culturale della politica che pensa sempre più alla prossima elezione e sempre meno alla prossima generazione. Esiste un tema di adeguamento delle risorse umane ad un settore che o conosce un momento di investimento e sviluppo o diventerà terra di conquista dei peggiori interessi sul mercato. Spero che la recente esperienza di Minerva possa servire a stimolare questa riflessione. Per quello che ci riguarda stiamo preparando un confronto pubblico sul tema augurandosi essere stimolo di un nuovo modo di affrontare il problema”.

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