La Gatta vince in primo grado: il Comune dovrà reintegrarla e pagare le spese

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Il Tribunale di Velletri ha giudicato illegittimo il licenziamento ed il Comune dovrà pagare i mancati stipendi corrisposti da giugno 2018 ad oggi, detratti i redditi da lavoro percepiti. Angelini: “Prendiamo atto, non condividiamo e faremo appello fino ai più alti gradi di giudizio”. Carocci: “Ora mi aspetto che le spese previste in sentenza se le carichino i nostri assessori”

Il Tribunale di Velletri, Sezione Lavoro, ha sentenziato l’illegittimità del licenziamento della dottoressa Federica Gatta da parte del Comune di Artena. La sentenza del 27 febbraio scorso ordina al Comune di reintegrare nel posto di lavoro la dottoressa che aveva vinto il concorso per “istruttore direttivo contabile” (cat. D) ed è stata poi licenziata per “non aver superato il periodo di prova” mentre era in servizio al Comune di Rignano Flaminio. Il giudice di primo grado ha inoltre condannato il Comune di Artena a risarcire la dottoressa Gatta delle retribuzioni mancate dal 21 giugno 2018 fino alla ricostituzione del rapporto di lavoro, detratti gli importi percepiti in questo periodo per altri lavori svolti.

La sentenza di primo grado ha statuito che il licenziamento avvenuto nella primavera del 2018 fu illegittimo non nel merito ma nella procedura. Il recesso dal contratto di lavoro nel periodo di prova, dice in sostanza la sentenza, non fu fatto entro i termini con una determinazione del responsabile del servizio. La dottoressa Gatta fu infatti informata della volontà di recedere dal rapporto di lavoro il 28 aprile 2018 da una nota del Sindaco. Tale nota, secondo la giurisprudenza “sposata” dal Tribunale di Velletri (in particolare la Cass. Lav. 13455/2006), non era un atto idoneo ad effettuare un licenziamento perché proveniva dal Sindaco, che ha funzione di indirizzo politico, e non da un dirigente comunale (che ha funzione gestionale).

Tutti i successivi atti gestionali che sono stati firmati, argomenta la sentenza, sono successivi al termine per esercitare il diritto di recesso, che era il 4 maggio 2018. Tra questi atti oltre il termine è compresa la comunicazione al Comune di Rignano Flaminio, ente presso il quale la Gatta era in comando. È dunque per questo che il Tribunale ha dato ragione alla dottoressa Federica Gatta, condannando il Comune. In questa battaglia legale la sentenza del Tribunale del Lavoro segue cronologicamente un’altra sentenza, di cui scrivemmo come di una “vittoria amara”, che vedeva il Comune e la dottoressa Gatta vincitori dalla stessa parte davanti al Tar.

Angelini prende atto e sembra annunciare una lunga battaglia legale

“Prendiamo atto della sentenza che non condividiamo nella maniera più assoluta: faremo appello fino ai più alti gradi di giudizio”. È questo il commento del Sindaco di Artena, Felicetto Angelini. Un commento stringato e significato dell’intenzione dell’Amministrazione di portare avanti la “causa” a lungo, probabilmente fino in Cassazione.

Carocci: “Gli assessori paghino le spese”

Dall’opposizione Silvia Carocci (Consigliera comunale di Artena Cambia) chiede che le spese previste dalla sentenza siano pagate dagli assessori “perché – argomenta – che questa fosse una causa persa lo si sapeva sin dall’inizio”. “Quello che c’è scritto su questa sentenza – ha dichiarato Carocci – è un fatto di assoluta gravità. Il Sindaco si è sostituito illegittimamente al responsabile del personale con un atto che non gli competeva. Ad Artena la famosa separazione del potere politico e di quello amministrativo prevista dalla legge, evidentemente non esiste”.

Spero che i miei colleghi consiglieri di maggioranza – ha proseguito la Carocci –, soprattutto i nuovi eletti, aprano gli occhi su questa vicenda. Ricordo infatti che il concorso che ha visto vincere la dottoressa Gatta era stato fatto dopo che avevamo cambiato ragionieri generali anno per anno. E anziché consolidare questa nuova posizione assunta a tempo indeterminato, il Sindaco l’ha cacciata perché aveva fatto una relazione in cui poneva dei dubbi sulla solidità dei conti comunali. Ora mi aspetto che le spese previste in sentenza – ha concluso Silvia Carocci – se le carichino i nostri assessori anche perché che questa fosse una causa persa lo si sapeva sin dall’inizio”.

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