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Può una città di 14200 abitanti andare avanti con una farmacia e mezza aperta? Quanto sta accadendo in questi giorni ha così stancato la popolazione che quasi non fa più notizia, ma no, non si può andare avanti così: bisogna salvare il salvabile e introdurre elementi di concorrenza

Può una città di 14200 abitanti avere una farmacia e mezza aperta? Quanto sta accadendo in questi giorni ha così stancato la popolazione che quasi non fa più notizia, ma no, non può andare così. Anche perché la città sta affrontando vicissitudini farmaceutiche da una decina d’anni. Prima con la Ge.Se.Farma, arrivata al fallimento dopo anni di liquidazione e una procedura di concordato. Poi con i lunghi tempi di una procedura di appalto durata mesi per individuare il concessionario. Poi con l’attesa per la riapertura della farmacia comunale. Infine con le aspirazioni (frustrate dall’intervento del fallimento) per un servizio rilanciato, innovativo e attivo anche la domenica.

Oggi ci si trova di nuovo a discutere di farmacie ma, al di là delle questioni procedurali (quelle lasciamole ai tecnici), andrebbe discusso di modelli di gestione. Le vicende a cui fino ad oggi abbiamo assistito testimoniano più che altro come un modello basato sul monopolio esponga l’intera comunità a delle emergenze collettive in caso di crisi. È nella mancanza di concorrenza del “sistema Artena” che forse più di ogni altra cosa vanno ricercate le radici dell’attuale situazione. Una mancanza di concorrenza che ha portato il sistema prima ad una mancata innovazione dei servizi offerti, poi ad una riduzione di servizi e ora alle condizioni che tutti subiscono.

La cosa è ancora più evidente se si paragona la situazione ad altre realtà vicine, dove la lotta tra attori economici è stata aspra, a tratti battagliera. Altrove (a Lariano) l’arrivo di nuovi giovani attori economici è stata incoraggiata con un bando di concessione con condizioni ben più favorevoli di quelle messe a gara ad Artena. Alla fine altrove la concorrenza ha aumentato la quantità e la qualità dei servizi per la popolazione, portando a una maggiore resilienza dei servizi farmaceutici complessivamente intesi. Dove invece gli attori economici non hanno avuto concorrenti forti, le cose sono andate male. Per tutti questi motivi, il fallimento della società proprietaria delle quote delle farmacie è stato un evento che è caduto come un elefante nella cristalliera del monopolio artenese.

E ora che fare? È sempre difficile cambiare lo stato di fatto ma qualcosa si potrebbe ancora fare per introdurre elementi di concorrenzialità. Almeno sulla parte pubblica, il Comune di Artena può essere ancora un player importante. Lo può fare in due modi: 1- revocando la concessione per la gestione della farmacia comunale o cercando di raggiungere un accordo col curatore fallimentare per rilanciare la società che gestisce tutte le farmacie della città; 2- cercando di recuperare e far attivare la quarta farmacia prevista da anni a Macere e magari (se ancora possibile) esercitando il diritto d’opzione in Regione per farla diventare comunale. Stiamo a vedere…

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