Lazio Ambiente: le priorità del nuovo CdA per non “affogare nella palude”

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La situazione della società alla luce dell’ultimo bilancio approvato e delle linee guida regionali per il nuovo piano industriale. Anche “Minerva” diventa una tappa di una corsa contro il tempo

La Regione Lazio ha individuato i nuovi amministratori di Lazio Ambiente istituendo un CdA costituito da Daniele Fortini (presidente), Carmela Regini Silvestri e Franco Paparella. L’insediamento è l’effetto della decisione della Regione di cambiare il piano industriale, finalizzando comunque il tutto ad una nuova procedura di vendita della partecipata. Dopo l’approvazione delle nuove linee guida su Lazio Ambiente, avvenuta a ottobre 2018, l’amministratore unico Gregorio Narda si era infatti dimesso, lasciando quindi alla Regione la possibilità di nominare nuovi amministratori.

Malgrado i miglioramenti sulla riscossione dei crediti, nel pagamento dei debiti e nella riduzione dell’esposizione verso le banche, la gestione uscente lascia al CdA dei problemi strutturali irrisolti. L’ultimo bilancio approvato dall’amministratore unico fa il punto della situazione, confermando l’analisi che avevamo già pubblicato nell’estate scorsa. Mette inoltre ancor più in chiaro quanto sia necessario per la società trovare presto nuove fonti di fatturato o ridurre drasticamente i dipendenti. Nel 2017 l’incidenza del costo del personale rispetto al valore della produzione è arrivata addirittura al 79,35 percento a causa del perdurante fermo dei termovalorizzatori e della discarica e della riduzione dei cantieri del ramo servizi (a cui non è seguita una proporzionale riduzione dei dipendenti).

Qualche mese fa, in sede di redazione della proposta di bilancio 2017, Narda prevedeva una nuova perdita per la società pari a circa 5,3 milioni di euro per il 2018 ma intravedeva anche un ritorno all’attivo nel 2019 e nel 2020. Il ritorno all’attivo era però condizionato al pieno revamping, alla riapertura della discarica e alla riduzione dei dipendenti (parte dei quali da trasferire al Consorzio Minerva). Tutto ciò è stato in parte superato dalle nuove linee di indirizzo sul piano industriale che hanno consegnato a Lazio Ambiente il compito di progettare un’impiantistica regionale innovativa.

Il ruolo primario del CdA: il nuovo piano industriale…

La Regione ha deciso di vendere Lazio Ambiente e su questo punto non ci sono stati passi indietro. Compito del nuovo organo di amministrazione sarà dunque quello di renderla appetibile, così da avviare una nuova procedura di vendita delle quote azionarie entro il 30 giugno 2019. L’indirizzo dato dalla Giunta Regionale nell’ottobre 2018 è quello di mantenere “l’obiettivo strategico di cessione” assicurando “la salvaguardia dei livelli occupazionali; l’equilibrio economico/finanziario della società; la protezione del know how e degli asset industriali; la condivisione del processo con Enti e Istituzioni interessate; l’adozione di un nuovo Piano Industriale da valorizzare in sede di dismissione”.

Il nuovo Piano industriale dovrà quindi prevedere:

  • la costruzione di un compound industriale capace di ricevere e trattare i rifiuti urbani e nello specifico sia la frazione organica stabilizzata sia gli scarti non combustibili per trasformarle in materie prime seconde (MPS), sottoprodotti e prodotti con rilascio «rifiuti zero», che incorpori tutte le migliori BAT (Best Available Tecniques) e BRef (Best References) dell’Unione Europea proponendosi come riferimento internazionale per la rigenerazione di materia ottenuta dai rifiuti urbani;
  • l’invio della frazione organica stabilizzata e degli scarti, prodotti dai TMB in esercizio nel Comune di Roma Capitale, ad un processo di trattamento finalizzato al massimo recupero di materia.

Il tutto però in un’ottica di cambiamento graduale, individuando sì il nuovo core business nelle operazioni di trasformazione e recupero di materia ma “procurando una progressiva secondarietà della redditività derivata dai conferimenti, con l’obiettivo di abbattere i costi di conferimento per generare la copertura dei costi complessivi e la remunerazione del capitale di rischio, per tramite dei ricavi primari procurati dalla cessione/vendita delle risorse espunte dai processi di valorizzazione”.

Così il nuovo piano industriale dovrà condurre il business della società da quello attuale (praticamente la sola discarica e i servizi che stanno cessando) a un nuovo business incentrato su: “metano da trasformare in biofuel, gassoso o liquido, per autotrazione; carbone da destinare ad impieghi civili e industriali; biomassa da trasformare in biofuel liquido; biomassa da trasformare in substrati sostitutivi di torbe; biomassa mineralizzata per conglomerati inerti; plasmix da inviare a stoccaggio; inerti da raffinare per reimpieghi civili; matrici da inviare a recupero nei circuiti dedicati”.

…e la necessità di contenere immediatamente i costi (soprattutto del personale)

D’altra parte il nuovo piano industriale darà frutti soltanto in futuro, mentre i costi del personale sono già “da ieri” certi e da onorare. Ecco perché un’altra priorità del nuovo organo di governo sarà quella di rivedere l’incidenza del costo del lavoro rispetto al fatturato, che per anni ha eroso gli utili e il patrimonio in assenza del fatturato della discarica e dei termovalorizzatori.

La gestione dei passaggi dei lavoratori del settore “servizi” da Lazio Ambiente al Consorzio Minerva e il ricollocamento dei dipendenti del settore “termovalorizzatori” (Narda prevedeva la riduzione di 55 dipendenti di tutti i settori aziendali da effettuarsi con esternalizzazioni a partire dal settembre 2018) sono quindi necessari per ridurre i costi. Infine la terza priorità sarà: il recupero dei crediti (a fine 2017 c’erano 26,1 milioni di euro di crediti verso clienti su un totale di 27,8 milioni) e il pagamento dei debiti (a fine 2017 c’erano 23,5 milioni di euro di debiti verso fornitori su un totale di 34,6 milioni di euro).

La corsa contro il tempo per uscire dalla palude

Negli ultimi anni, con termovalorizzatori e discarica fermi, la società ha sostenuto esorbitanti costi del personale con la motivazione che il revamping e la riattivazione della discarica avrebbero alla lunga fatto tornare la situazione in equilibrio. Con la stessa motivazione la Regione ha anche eseguito una ricapitalizzazione importante che avrebbe dovuto portare ad una vendita, la cui asta è andata però deserta.

Malgrado la ricapitalizzazione da oltre 12 milioni di euro, il 2017 si è già chiuso con una netta riduzione del patrimonio netto, contabilizzato in 4,8 milioni di euro (a fronte degli oltre 11 milioni del 2016) a causa delle perdite degli ultimi due esercizi. Ciò ha portato nel 2017 a un ulteriore irrigidimento della situazione patrimoniale e a una riduzione dell’indipendenza finanziaria: dati che potrebbero essere stati migliorati nel 2018 con la riattivazione della discarica ma di cui si avrà conoscenza solo tra qualche tempo.

Inoltre l’ultimo stato patrimoniale approvato (2017) ha contabilizzato in 20,3 milioni di euro (2,3 milioni di più del 2016) il complesso di impianti e macchinari costituito dalla discarica, dal termovalorizzatore e dall’esistente impianto di recupero del biogas. A questo punto sarà interessante capire se il nuovo piano industriale prevederà il revamping o lo escluderà del tutto e, nel secondo caso, come il valore di impianti e macchinari sarà rivisto. Non meno interessante sarà sapere se la previsione di Narda sul 2018 (perdita da 5 milioni di euro) si è verificata e, in questo caso, come il nuovo organo di amministrazione intenderà far fronte all’eventuale ulteriore riduzione del patrimonio netto.

Di certo c’è che se non cambiano i fondamentali della società ci sarà presto un nuovo problema di liquidità perché sembra difficile continuare a sostenere gli attuali costi, malgrado le entrate della discarica. Il trasferimento dei lavoratori a Minerva, la ricerca di nuove immediate fonti di fatturato oppure la riduzione dei costi improduttivi (i dipendenti del comparto termovalorizzatori e gli amministrativi), e la progettazione dei nuovi impianti costituiranno così una serie di tappe di una corsa contro il tempo che il nuovo CdA dovrà fare per arrivare all’asta delle quote azionarie di giugno ed evitare che la società affoghi nella palude in cui è da anni.

Intanto le RSU del settore “Igiene Ambientale” danno il benvenuto ai nuovi amministratori

Il nuovo CdA si è insediato oggi e le rappresentanze sindacali aziendali hanno colto l’occasione per rivolgere il benvenuto ai nuovi amministratori. In una nota esprimono “i propri auguri di buon lavoro auspicando il massimo sforzo per ripristinare un clima sereno in azienda“.

La RSU – prosegue la nota –, con l’occasione, ringrazia il gruppo dirigente uscente per l’indimenticabile contributo reso all’azienda e ai lavoratori tutti, durante la difficile gestione degli ultimi tre anni, dei quali conserverà intatta memoria. La RSU attende una convocazione da parte della nuova Direzione Aziendale, nel quale fissare un calendario di attività per rimettere ordine nella gestione del personale, e delle relazioni sindacali, nel quadro di una ripristinata coerenza fra le indicazioni della proprietà e le azioni del vertice aziendale“.

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