Piano di Zona dei servizi sociali: i sogni campanilistici non in linea con la volontà della Regione

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La liquidazione dell’ASSC apre un tema cardine nel distretto socio-sanitario di Colleferro: c’è chi vorrebbe continuare a gestire i servizi in modo ancor più frammentato mentre la Regione cerca di imporre la creazione di un gestore integrato

La crisi della gestione dell’Azienda Speciale Servizi Comuni (ASSC) sta aprendo le porte a un nuovo confronto tra Comuni che si gioca sul “tavolo” dei Piano di Zona, cioè lo strumento con cui la Regione e i Comuni erogano le prestazioni dei servizi socio-sanitari. Il Piano, da anni, è elaborato a livello di distretto socio-sanitario e interessa i servizi da erogare a (in ordine alfabetico) Artena, Carpineto Romano, Colleferro, Gavignano, Gorga, Labico, Montelanico, Segni e Valmontone.

Ma cosa c’entra la crisi dell’ASSC con i servizi sociali? L’Azienda Speciale Servizi Comuni è stata fino ad ora uno degli enti che ha gestito l’erogazione delle prestazioni socio-sanitarie per il Piano di Zona in alcuni Comuni mentre in altre città e paesi la gestione era demandata ad attori privati individuati tramite gara o direttamente al Comune (Artena).

Tuttavia già da diversi anni la Regione Lazio ha deciso che una gestione frammentata di questi servizi deve essere superata. Non è un caso che già qualche anno fa in qualche Consiglio comunale si è discusso della creazione di un consorzio tra tutti i Comuni finalizzato proprio alla gestione delle risorse del Piano di Zona. Ma la creazione di un ente unico era osteggiata per mantenere in piedi i sistemi storici, tra cui anche l’ASSC.

La convenzione-tipo voluta dalla Regione

La volontà della Regione di imporre un sistema associato di gestione quest’anno, che bisogna rinnovare la convenzione tra i Comuni del distretto, è ancor più forte. La convenzione tipo che è stata approvata dalla Regione prevede infatti:

  • “la realizzazione in forma associata di tutti i servizi ed interventi rientranti nelle tipologie elencate” dalla legge;
  • “l’esercizio in forma associata di tutte le attività funzionali alla gestione dei servizi e degli interventi del sistema integrato dei servizi sociali della Regione Lazio (…) anche al fine di garantire il coordinamento e l’integrazione con i servizi sanitari erogati dal sistema sanitario regionale”;
  • “l’erogazione e la distribuzione efficiente ed omogenea dei servizi e prestazioni ai cittadini dei Comuni del distretto”.

La stessa convenzione-tipo prevede anche un “Comitato Istituzionale” composto dai sindaci dei Comuni, definendone le funzioni. Una convenzione molto stringente che non sembra andare molto d’accordo con le intenzioni dei Comuni della zona che nelle prossime settimane saranno già impegnati in una trattativa separata: quella sull’individuazione del nuovo Comune Capofila, che cioè gestisce in prima persona l’affidamento dei servizi.

Le aspirazioni dei Comuni sul nuovo Capofila e gli obiettivi della Regione

Già durante la campagna elettorale che ha portato all’elezione del Sindaco di Artena era infatti emersa la volontà degli attori politici di rivedere il ruolo di Carpineto Romano quale storico capofila. Le aspirazioni a da parte delle Amministrazioni sono diverse ed ora la trattativa dovrà occuparsi anche della forma con cui gestire i servizi. Da quanto è emerso nei giorni scorsi, infatti, pare che sia il Comune di Colleferro sia quello di Valmontone vogliano sostituire l’ASSC con altre Aziende Speciali, questa volta non consortili.

Dalla lettera che abbiamo riportato ieri pare inoltre che il Sindaco di Colleferro intenda conferire alla costituenda Azienda Speciale anche i servizi che riguardano il Piano di Zona. Altrettanto vorrebbe fare Valmontone. Tale sogno campanilistico sembra destinato a scontrarsi con gli obiettivi della Regione Lazio che, nell’ultimo Piano Sociale Regionale approvato, ha fissato tra gli altri anche l’obiettivo del “lavorare insieme” secondo la “logica dell’integrazione”.

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